Dal Medfilm festival di Roma uno sguardo su Algeria e Tunisia

Dal Medfilm festival di Roma uno sguardo su Algeria e Tunisia

 

Algeria e Tunisia sono stati i paesi ospiti d’onore al Medfilm festival , svoltosi a Roma nello scorso novembre, dove sono stati presentati diciotto titoli di lungometraggi e numerosi corti; interessanti anche le opere provenienti dal Marocco. Tutti hanno mostrato i grandi cambiamenti politici e sociali presenti nei paesi negli ultimi anni. Tematiche anche scomode, che ci fanno conoscere , in particolare il vissuto delle donne e dei giovani, un cinema diverso da quello visto fino a qualche decennio fa.

Le donne sono spesso protagoniste , non solo come interpreti , ma anche come registe , autrici, cineaste complete. Questo mondo del Maghreb ci potrebbe sembrare molto diverso dal nostro ma non è completamente vero: il vissuto delle donne non lo è , un esempio è ciò che racconta il bel film tunisino “ La bella e le bestie “* (così in italiano) della regista Kaouther Ben Hania e interpretato da Mariam Al Ferjani che si svolge in un notte nei pressi di Tunisi e rappresenta la drammatica esperienza di una giovane che viene violentata da poliziotti , che poi tentano con ogni mezzo che non venga fatta una denuncia del fatto. Ogni azione tende a scoraggiarla a fare la sua denuncia : deve sopportare insulti, prese in giro, pericolosi dirottamenti , ma la ragazza persegue con tenacia e coraggio il suo intento di avere giustizia e alla fine ci riesce. Splendida l’interpretazione di questo fatto di cronaca , che , purtroppo, sarebbe potuto accadere dovunque, che ha anche una valenza civile perché proprio nel 2017 è stata approvata a Tunisi una legge di tutela per le donne che subiscono questi reati.

Presentati anche “ Tunis by night “ di Elyes Baccar e “Foreign Body “ di Raja Amari, entrambi su temi della vita contemporanea come l’emigrazione , la disoccupazione , I giovani.

*Sarà distribuito in Italia dalla Kitchen Film , da marzo

 

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Questa generazione di cineasti , con sagacia, si volta anche indietro a riconsiderare la storia passata , o meglio , i suoi effetti oggi, come in “ Untill the birds Return” dall’Algeria del regista Karim Moussaoui , dove più storie s’intrecciano con coerenza rappresentando ambienti diversi , popolari, borghesi , con gli scheletri nell’armadio di una feroce guerra passata, col disagio presente di legami a una tradizione di vita che non sente più consona alla contemporaneità: una ragazza segue la sua famiglia per andare alle proprie nozze combinate , ma si perde durante il viaggio e si ritrova a ballare e cantare con un nuovo improvviso amore. Un neurologo di fama deve fare i conti con un passato , al tempo della guerra, quando ha avuto comportamenti poco chiari . Un giovane immobiliarista arricchito è piuttosto confuso e inerte nel suo agire.

 


Untill the birds Return

 

Sempre dall ‘ Algeria un singolare film-storico del 2014 su Abd El-Kader di Salem Brahimi, si tratta in realtà di un documentario biografico animato che illustra e drammatizza la storia del grande Emiro protagonista della storia del novecento nella lotta di opposizione al colonialismo francese per la quale fu imprigionato. Quando fu liberato si ritirò a Damasco dedicandosi soprattutto alla religione . Nella sua dottrina spirituale metteva al centro la salvaguardia dei diritti umani anche e soprattutto dei suoi oppositori cristiani.

 


Abd El-Kader

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Il festival ha premiato alla carriera Merzak Allouache regista algerino illustre che ha presentato i suoi lavori nei principali festival internazionali e realizzato opere importanti e apprezzate a tutti i livelli. In questa occasione ha presentato uno dei suoi ultimi lavori un documentario-indagine giornalistica sul tema della lettura e interpretazione dei testi sul Paradiso islamico : la Djenna .

Investigating Paradise

Una giovane giornalista e il suo assistente gira in diverse località del paese intervistando persone di tutti i livelli sociali , economici e culturali su come vedono e interpretano il tema del Paradiso , dopo che diversi predicatori salafiti, via internet, hanno presentato inquietanti sermoni . Le risposte sono varie , ma unanimi in certi settori: giovani “volenterosi” vedono l’aldilà luogo di delizie vino e soprattutto giovani vergini per loro. Le donne , di tutti i livelli, sono scettiche se non ironiche : per loro niente ? In tutti i casi dopo il trapasso torneranno ad essere giovani belle e vergini” . Gli intellettuali non aderiscono per niente e danno del tema islamico un’intepretazione più moderna .

Cosa si nasconde in questo “investigating”? Il tema della provocazione da parte di maestri salafiti, che con queste prediche, reclutano giovani ingenui e disperati alla jihad . Un grande dibattito in campo islamico che un po’ sovrasta l’occidente , ma non solo per queste nuove sfide terroristiche . Ci illumina sul fatto che l’Islam non è un mondo così monolitico e che c’è un dibattito duro e doloroso su queste tematiche . il documentario lo fa con intelligenza e sana ironia .

 

 


Investigating Paradise

 

Silvana Turco

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