A.Igoni Barrett- Culo nero- recensione a cura di Rosella Clavari

A.IGONI BARRETT

Culo nero

66thand2nd, 2017

traduzione di Massimiliano Bonatto

 

Lo scrittore A.Igoni Barrett domina attualmente la scena della letteratura nigeriana insieme a Chimamanda Ngozi Adichie, Helon Habila e Teju Cole; e proprio come quest'ultimo indulge a un certo iperdescrittivismo nel narrare tra il serio e il comico, la corruzione e il degrado di Lagos nei suoi vari aspetti, come le tangenti richieste quotidianamente durante le proprie evoluzioni di sopravvivenza.

Il protagonista del romanzo, Furo Wariboko, nigeriano doc, alla vigilia di un colloquio di lavoro, si risveglia con la pelle bianca, i capelli rossi e gli occhi verdi. Solo il suo lato b è rimasto originale, cioè nero; ma da adesso in poi lo chiameranno oyibo  ( cioè bianco- straniero ma l’etimologia più antica nell’area nigeriana forse vuol dire “dalla pelle staccata o il senza pelle “). L'inizio surreale gogoliano, ne promette delle belle. In seguito Furo, lo definirà come “il viaggio ai confini più remoti della mia identità”.

Si concentrerà tutto sullo sguardo che gli rivolgono gli altri notando questo strano innesto, un bianco che parla perfettamente lo yoruba, che mangia e si muove come un nero ma nero non è. Ma è anche uno sguardo che sa andare oltre le apparenze di un razzismo rovesciato, nell'accoglienza che si scioglie in un sorriso per questo felice innesto: soprattutto per quanto riguarda il possesso di una lingua africana e il nome africano conservato, ma quest’ultimo non durerà.  Dopo il colloquio di lavoro verrà assunto, non prima di avere incontrato due donne che lo aiutano, visto che si è allontanato da casa senza soldi per evitare  di incontrare la madre, nella sua nuova pelle bianca.

I primi ostacoli sono proprio loro, i suoi di casa, ai quali non trova il coraggio di rivelarsi.

I suoi datori di lavoro, il primo, Arinze,  responsabile di una società editrice che divulga libri per manager e il secondo più famoso, Yuguda Alhaji Jubril che riuscirà ad accaparrarselo sottraendolo al primo, la pensano uguale su Furo in chiave di sfruttamento:  incute rispetto perché è bianco, incute timore come nigeriano, conosce i trucchi dei manager e clienti neri, capisce il loro modo di pensare e parla la loro lingua.   Anche la giovane e bella escort che lo ospita a casa sua Syreeta, apprezza l'incontro con un oyibo perché segno per lei e le sue amiche, sposate con bianchi e con figli mulatti, di un avanzamento e prestigio sociale; anche se, in realtà, lo sta mantenendo a casa sua per un certo tempo.

Furo si imbatte, nel bar di un centro commerciale, nello scrittore Igoni, ( un alter ego dell'autore?), il quale in seguito troverà nei social, come twitt e altro, una donna che denuncia la scomparsa del fratello: si tratta della sorella di Furo che si firma “sciccosa” e questa ricerca attraverso le email e i messaggi twitt dura per 12 pagine; Igoni che nel frattempo ha subito anche lui una trasformazione, da uomo a donna, ritroverà il protagonista verso la fine del racconto; Furo che già ne ha subita una importante, si limita a cambiare il suo nome , non sopportando più le osservazioni che lo costringevano a inventarsi sempre nuove storie. A Syreeta pe esempio, aveva detto di essere stato adottato da una coppia di neri in America e che in seguito la madre nera adottiva, abbandonata  dal marito, era morta di cancro; per tutta risposta Syreeta aveva detto “ non sapevo che i neri potessero adottare”.  Basta, ora non era più Furo bensì Frank Whyte , Frank il suo nome di battesimo e Whyte la versione inglese del suo cognome, un retaggio dello schiavismo.

Durante il racconto troviamo una descrizione di Lagos nei suoi aspetti più familiari, tragici e divertenti : la spassosa descrizione del buka, capanno in legno e zinco appoggiato a un muro di cemento, dove si servono pasti caldi economici . Qui Furo si imbatte in una colorita proprietaria, sia nelle parrucche che usa, che nel linguaggio sfrontato. Lei nota con stupore il modo in cui il bianco Furo mangia la sua zuppa egusi, gli involtini fufu, il baccalà affumicato e il modo in cui si lava le mani.  Durante la notte, per non tornare a casa si rifugia in un edificio abbandonato pieno di muffa e ragnatele dove l'odore di abbandono riempie le stanze tranne che per la presenza delle zanzare malariche succhiasangue; ma preferisce restare là, non vuole creare problemi alla sua famiglia con la sua nuova identità. “Almeno di lui resterà un'immagine cui aggrapparsi, nonostante la scomparsa”.Continua durante le sue peripezie la descrizione di Lagos, la megalopoli di 20 milioni di abitanti, con il suo traffico impazzito, i minibus danfo, navette che rigurgitano continuamente passeggeri,  le mototaxi okada che sfrecciano più veloci; ma tutti possiedono le radioline dove impazzano i dj del momento veri incantatori e intrattenitori. Lagos è una città che sta esplodendo per la sua rete stradale e il suo traffico incontrollato, la fretta cieca dei passanti sul finire del giorno, le strade sovraccariche e poco pattugliate. Questa città viene definita “una città di milioni di stati in guerra tra loro”.  Lagos è questa contraddizione: grattacieli da un lato, come nel quartiere finanziario di Broad Street e dall' altro lato, l'acqua torbida che lambisce il porticciolo e dalla cui riva giungono l'odore familiari dei parcheggi, il fumo di marijuana e tabacco mischiato a quello degli effluvi umani e delle discariche a cielo aperto.

La storia avvincente vive una serie di trasformazioni anche nel rapporto tra Furo-Frank e Syreeta e lascia un finale aperto sulla scoperta del nascondiglio del protagonista da parte della sua famiglia. Ma sarà la realtà o il risveglio da un altro sogno?

Il genere è lontano dalla comicità esplosiva di Mabanckou, così come da una presunta aura kafkiana. Oseremmo dire che è piuttosto una grande allegoria in cui l'autore esprime la sua vena surreale esercitando un’efficace  satira nei confronti della società lagosiana; parlando anche di differenze e possibili convergenze tra bianchi e neri, all'interno di un potere esercitato sia dagli uni che dagli altri. E rimane uno scrittore profondamente africano, felice incontro di una conoscenza letteraria vasta e varia con la sua formazione e cultura di origine.   

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