Ben Okri- La libertà- recensione a cura di Rosella Clavari

 

 

 

 

 

 

 

 

 Ben Okri

 

 La libertà

 

 La nave di Teseo, 2019

 traduzione di Elena Malanga

 

 

Per spiegare in parte il libro in questione di cui è autore il pluripremiato Ben Okri, dobbiamo partire dalla coda del testo : “Nelle più antiche leggende del paese è un fatto noto che tutti nascano in prigione. Nella nuova realtà tutti nascono dentro una storia. E' una storia che ognuno crea e che ognuno vive, nel buio o nella luce, liberamente”.

La frequente contrapposizione tra mondo ancestrale degli antenati e vita nella metropoli, trova qui espressione nell'alternarsi di due vicende, in tempi e luoghi diversi: quella del piccolo Mirababa e del giovane Karnak alla ricerca dell'amata Amalantis, improvvisamente scomparsa. Sarebbe però riduttivo trovare solo in questa contrapposizione la ragion d'essere di queste vicende che si snodano secondo le modalità di un romanzo distopico in una città del futuro, non poi troppo differente dal presente.

 

La vita dell'autore con la nascita in Nigeria, poi l'infanzia a Londra per poi tornare in Nigeria proprio in piena guerra civile, testimonia ampiamente le atrocità della guerra con la violenza psicologica e fisica, riversate nella sua opera letteraria. In seguito a una condanna a morte, pronunciata contro di lui per alcuni suoi scritti, dovrà fuggire di nuovo in Europa. La sua scrittura si fa poesia, trattato filosofico, fantasia visionaria e onirica tutte insieme, come se anche l'appartenenza a un genere possa attentare in qualche modo alla libertà espressiva dell'autore. Lui stesso afferma “di perseguire la logica del sogno”, come superamento e disvelamento della realtà. Negli anni '90 pubblica la trilogia The famished road (trad.it. La via della fame), Songs of enchantment ; Infinite riches, che dà impulso iniziale alla sua attività artistica.

 

Il testo giunto a noi quest'anno ( poche sono state le traduzioni in italiano della sua vasta produzione di poesie e romanzi) è un poderoso volume con una grafia molto aperta e formata da brevi capitoli ; si divide in sei libri come le antiche scritture sacre o mitologiche e ciascuno sembra far parte a sé, in una lettura ad alta voce ( l'invito dell'autore prima dell'introduzione è “leggere adagio”). Molti aspetti fondamentali della vita vengono toccati, passando attraverso la condizione di prigionia tra cui il linguaggio, l'amore, la cultura offerta dai libri. Del primo si afferma che la rivoluzione degli oppressori inizia proprio dal linguaggio e la gente che il giovane Karnak incontra nella città ridotta in schiavitù ma inconsapevole di ciò, era tornata a una forma primitiva di linguaggio. Il piccolo Mirababa , in altro luogo e tempo ( ma il destino suo e di Karnak è collegato come a quello di tutti “da una rete infinita di luce”) scopre il potere evocativo della parola dopo una serie di riti iniziatici; il vecchio bardo, che lo ha sempre guidato, muore e lui raccoglierà la sua eredità :”la sua morte era un'occasione per rendere onore alla poesia”. Karnak, dal suo canto, leggendo un libro, scopre di avere vissuto molte vite, poi si rende conto che era un manoscritto di sole 20 pagine.

Accanto alla coprotagonista Amalantis che sembra una sorta di Beatrice dantesca, c'è un'altra figura femminile molto poetica: si tratta di Ruslana, prima incontrata come libraia e poi come fioraia, continuamente minacciata dal potere nel mondo- prigione attraversato da Karnak. I libri sono stati sempre osteggiati dal potere, in quanto strumenti di riflessione, ma ancor di più i fiori che trasmettono messaggi d'amore e di pace. Nella città- inferno in questione, di notte molte persone nel sonno urlano, si lamentano e non si accorgono di farlo, e mentre lavorano dormono ( la loro coscienza è sempre meno vigile) e non notano che non esistono più biblioteche, è proibito avere libri, avere fiori. Quel che è più grave. è proibito sorridere.

Come si incontrano i due destini, di Karnak e di Mirababa ? Dopo tante vicissitudini i loro destini convergono, anche se non si incontrano personalmente. “Con null'altro in mano se non frammenti del mito primigenio, il bambino si allontanò dal regno che aveva conosciuto. Poi partì alla volta del labirinto del mondo” e qui si rivela come un guerriero-bambino. Anche Amalantis la donna amata di Karnak cercava il mito primigenio, si vedeva che lei apparteneva a un altro mondo nel modo saggio e profetico con cui si relazionava con gli altri. Riapparirà per incontrare Karnak.

Ruslana vuole liberare il mondo dal controllo ma non con la violenza , bensì con “'l'azione coordinata del mondo sotterraneo, della forza dei misteri”, memore delle parole del padre, il bibliotecario che l'ha avviata nel suo lavoro: ”il mondo è una prigione che devi trascendere”.

 

In un crescendo rappresentativo della prigione, dalla casa alla foresta, dal paese alla città, dal mondo all'universo, si fa strada la riflessione sul male storico e sul male di vivere. Su tutto aleggia la domanda “Chi è il prigioniero?”. Secondo i persecutori della libertà, le persone che più assomigliavano ai fautori della domanda erano gli artisti; gli altri erano già preda del senso di vuoto che li rendeva impermeabili alla vita, quindi inoffensivi per il potere.

 

La domanda che sta dietro al titolo di copertina ha anche un'altra valenza : ci riporta a quella caratteristica sapienziale africana che è la cultura dell'interrogativo. Altri grandi poeti e scrittori contemporanei come Ben Okri hanno affermato: in un mondo che fornisce solo risposte noi siamo qui a porre domande. L'interrogativo che sta dietro “La libertà”, Who is the prisoner? Chi è il prigioniero? ci fa pensare in prima istanza : lo stesso dittatore può essere prigioniero della sua avidità di potere o gli stessi sudditi che non sanno di esserlo sono dentro la prigione. Tocca poi dipanare la matassa e individuare quali sono i nodi per scioglierli uno a uno e trovare la libertà che pacifica, facendo trionfare la vita.

 

Il libro, data la sua natura particolare tra poesia, saggio filosofico e narrazione, potrebbe essere letto e interpretato ad alta voce come uno story-teller è abituato a fare e ci raggiungerebbe più vicino al cuore. Oltre ad altri livelli di lettura e percezione che scopriamo man mano: auditiva, filmica, poetica.

Concludiamo affermando che la narrazione dell'autore immersa nella metafora, sceglie le vie dell'epifania, dell'evento trasformante, di storie parallele di magia e realtà, di infanzia del mito primigenio e di maturità nella foresta oscura del mondo: in parole povere, con l'animo del poeta , parla della realtà del sogno e dell'incubo della realtà.

Potresti leggere anche...

Informativa Cookie

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie chiudendo questa informativa, proseguendo la navigazione di questa pagina, interagendo con un link o un pulsante al di fuori di questa informativa o continuando a navigare in altro modo.