Ayòbàmi Adébayò - Un lampo di fortuna - recensione di Habté Weldemariam

Ayòbàmi Adébayò

Un lampo di fortuna

traduzione di Maria Baiocchi

La Nave di Teseo, 2025

 

Pubblicato poche settimane prima delle famigerate elezioni presidenziali nigeriane del 2023, un evento costellato da azioni di delinquenza politica, soppressione del voto e bigottismo etnico, il romanzo intreccia abilmente le rovine del clima politico nigeriano - minato dagli scarsi investimenti in sanità e istruzione, dalla corruzione, dai conflitti di classe - con le dinamiche familiari. Per affrontare ciò, l’autrice punta a un'epopea intergenerazionale, alternando i punti di vista di molti membri di una famiglia della classe alta e di una della classe bassa, dimostrando come ogni nigeriano sia negativamente influenzato dalla situazione creata, ma anche - e forse soprattutto - da abitudini sociali radicate (i costumi e i valori tradizionali predominano ancora).

In questo quadro generale, se da una parte il romanzo è attraversato da un'aria moderna in quanto abbiamo un gran numero di donne manager, di medici donne, l’uso di smartphone ultimo modello…, dall’altra, abbiamo la poligamia, la sottomissione basata sull'età e sul genere e le punizioni corporali nelle scuole.

L’azione si svolge in una città di provincia da cui la maggior parte delle persone non hanno alcuna prospettiva di fuga.

Diviso in quattro parti, ciascuna intitolata a celebri romanzi nigeriani, "Un lampo di fortuna" si sviluppa lentamente, quasi impercettibilmente nella costruzione, nell'esplorazione delle circostanze familiari e nella presentazione di tutti i personaggi chiave che influenzeranno e persino dirigeranno il corso di questa storia. E solo nella seconda metà del libro il ritmo aumenta, così come il senso di presentimento e la sensazione che la giustizia non sarà fatta entro la fine del romanzo.

La storia ruota attorno a due personaggi principali: Eniọlá, i cui sogni vengono infranti quando il padre, insegnante di storia, viene licenziato con una lapidaria motivazione: perché la storia non ha più importanza e le uniche materie degne di essere seguite sarebbero state solo scienze e informatica, materie che avrebbero contribuito alla prosperità del paese. Il padre fatica a trovare un altro lavoro e sprofonda in una depressione cronica. Per questo, Eniọlá e sua madre sono costretti a mendicare per strada i soldi necessari a pagare l'affitto e le rette scolastiche. Quando le rette non possono essere pagate in tempo, Eniọlá e la sorella devono subire la vergogna di essere picchiati dal preside davanti ai loro compagni di classe. A parte le tasse scolastiche, hanno difficoltà a procurarsi da mangiare quasi tutti i giorni e vivono in condizioni di povertà assoluta, se non di miseria. All’opposto, abbiamo Wúràọlá che proviene da una famiglia benestante, con legami politici locali stretti, che sta per sposarsi con il membro di una famiglia di pari ricchezza e status.

Mentre Adébáyọ̀ ci accompagna attraverso le vite di questi due personaggi, c'è una terza trama che illustra come sia la facoltosa famiglia che quella povera siano legate a un politico “onorevole”, che li usa e abusa di loro, gettandoli poi via come uno straccio logoro. Anche Eniọlá si ritroverà invischiato in una serie di decisioni che lo porteranno a scontrarsi con le forze politiche della città, danneggiando la sua famiglia e quella di Wúràọlá. Per mettere a nudo divisioni sociali e corruzione, l’Autrice, pur evidenziando l'enorme differenza di fortuna dei suoi personaggi, delinea in modo brillante le connessioni apparentemente improbabili tra loro. Mostra punti in comune fondamentali che persistono: amore, passione, delusione, frustrazione e speranza. E mostra inoltre come persino ricchezza e opportunità non siano garanzia di una vita felice. Quella felicità può avere un prezzo. Per esempio, sebbene Wúràọlá possa permettersi di condurre una vita agiata, indipendente, a cominciare dal campo di lavoro che ha scelto - la medicina - la sua vita è complicata quanto quella di chiunque altro. Verrà sottolineato tra l’altro come le pressioni su di lei esercitate per trovare un buon marito, e il non voler deludere la sua famiglia, conducano Wúràọlá in un luogo molto oscuro.

Cosi anche per quanto riguarda Eniọlá, ci troviamo di fronte a un personaggio talmente reale e commovente per cui risulta difficile non essere toccati dalla sua storia, a prescindere dalle decisioni sbagliate che prende. Quello che traspare è una certa aria di inevitabilità in tutto ciò che appare scontato e tragico allo stesso tempo. L'Autrice ci conduce lungo quella strada intrapresa dai suoi personaggi, con la consapevolezza che la violenza probabilmente seguirà. Difatti, il finale della storia di Eniọlá è scioccante e straziante. La morale di Ẹniọlá entra in crisi a un certo punto, rendendolo perfettamente sottomesso a un losco politico che ironicamente si fa chiamare “onorevole”. Questa debolezza si manifesterà anche in Wúràọlá: lei sembra così forte e sicura di sé, ma il suo atteggiamento da dura si arrende di fronte alla forza della tradizione e alle aspettative della madre accettando una relazione sentimentale tossica, imposta dalla famiglia.

Ẹniọlá e Wúràọlá sono fortemente influenzati da chi li circonda. Infatti, entrambi condividono una profonda vergogna, anche se per ragioni molto diverse. Se Ẹniọlá incolpa il padre per la situazione disperata della sua famiglia, e il rispetto che un tempo nutriva per lui svanisce rapidamente, (perché costretto a mendicare per strada e a saltare i pasti dato che a casa non c'è cibo), portandolo a perdere la sua morale e a piegarsi al volere di un losco politico, la stessa fragilità manifesterà Wùràọlá, per le ragioni già dette. Comunque, sebbene il romanzo sia narrato principalmente attraverso gli occhi di due personaggi, ne ascoltiamo molti altri, tutti in qualche modo collegati ai propri genitori, fratelli, amici di famiglia e simili. Man mano che la narrazione si dipana, i loro destini si intrecciano sempre di più, fino a giungere a una conclusione profondamente toccante.

 La novità dell’accento sulla donna

Una delle novità interessanti di questo romanzo è l’accento sulla donna, dall’inizio fino alla fine. Adébáyọ̀ presenta i personaggi femminili come più intelligenti e capaci dei loro partner maschili. Infatti, un tema ricorrente in tutto il romanzo è la solidarietà tra donne: ritrae donne che si sostengono a vicenda o che sostengono le persone che le circondano in modo altruistico, profondo e commovente, come dimostrano Yeyè e la sorella maggiore. La storia sottolinea come un sistema di supporto più solido, in particolare tra fratelli e sorelle, possa alleviare il peso delle persone che affrontano le avversità. A tale proposito, questo aspetto del romanzo mi ricorda un lungo articolo del 2009 nella rivista quadrimestrale The Pan African Review, sulla condizione comparata delle donne africane. Per quella ricerca fu utile fare riferimento alle famose scrittrici indiane come Nirupama Devi, KR.Meera, Mahasweta Devi e altre, le cui opere descrivono bene, e con cognizione di causa, la difficile situazione delle donne indiane e l’esplorazione della sorellanza. Anche in Ayòbàmi Adébáyọ̀, la sorellanza è un catalizzatore avvincente per le donne che desiderano costruire relazioni significative, sfatando l'idea che le donne siano avversarie l'una dell'altra. Il romanzo infatti racchiude splendidamente l'idea che le donne comprendano autenticamente le sfide che affrontano, offrendo un toccante messaggio di unità e sostegno reciproco. Inoltre con la sua prosa vivida attira la nostra attenzione su una sequenza costante di piccoli momenti e oggetti che alla fine compongono un quadro completo delle difficoltà comunicative tra le parti in conflitto, cercando di spiegare ai lettori che “la vita è guerra e una serie di battaglie con occasionali colpi di fortuna”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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