Segnalazioni 2014 - Archivio

 

SudAfrica

Estate Artica di Damon Galgut

Edizioni e/o, 2014

Traduzione di Fabio Pedone

Estate artica è la storia romanzata di uno dei maggiori scrittori britannici, E.M. Forster, l’autore di capolavori quali Passaggio in India, Maurice, Camera con vista. Forster, omosessuale in un’Inghilterra puritana, tentò per tutta la vita di sfuggire all’opprimente ambiente della provincia inglese e fu un grandissimo viaggiatore. I suoi viaggi non furono solo la scoperta di posti esotici, dove immergersi in stili di vita opposti a quelli occidentali e dove verificare l’ingiustizia sprezzante con cui l’Impero britannico trattava le proprie colonie, ma furono ancora di più la ricerca di passioni amorose, di affinità elettive con uomini di altre razze e culture, che Forster sentiva più vicini al proprio animo e al proprio desiderio.

Questo romanzo parla di differenze, di distanze, e di ponti gettati sugli abissi al fine di colmarle: c’è la distanza fra inglesi e indiani, dominatori e dominati, con le questioni politiche ed etiche che solleva; una distanza che si riverbera anche nelle relazioni affettive tra uomini nati su sponde diverse della vita e della società. Ci sono le difficoltà legate all’essere omosessuali nella società inglese in un’epoca come l’inizio del Novecento, con il segreto a cui si era costretti, la pressione del conformismo sociale e il conseguente senso di disperata solitudine, reso dall’autore con grande forza drammatica.

Nigeria

Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie

Edizione Einaudi, 2014

Ifemelu ha una borsa di studio a Princeton ed è l'autrice di «Razzabuglio», un blog di largo seguito che denuncia con pungente leggerezza i pregiudizi ancora diffusi negli Stati Uniti. Ne ha fatta di strada da quando, tredici anni prima, appena arrivata dalla Nigeria, faticava a pagare l'affitto e si sforzava di adeguare accento e aspetto agli standard americani. Eppure c'è qualcosa che Ifemelu non riesce a dimenticare. In fondo al cassetto della memoria conserva ancora il ricordo di Obinze, il ragazzo voluto fin dal primo istante e poi lasciato senza una spiegazione, con un taglio netto frutto della vergogna. Tornare indietro nel tempo è impossibile, ma non nello spazio. Contro il buon senso e il parere di tutti, Ifemelu sale su un aereo per Lagos intenzionata a riprendere il filo di una storia interrotta.

 

Il comandante del fiume di Cristina Ubas Ali Farah

edizioni 66and2nd, 2014

2005, Roma, lungotevere. Il diciottenne Yabar si trascina verso l’ospedale Fatebenefratelli con un occhio sanguinante. Yabar, poca voglia di studiare e molta di provocare, è appena stato bocciato e ha litigato con Sissi, la sua migliore amica...

Chiuso in sé stesso, solo grazie alla pazienza di zia Rosa comincia un lungo racconto fatto di sfoghi e domande, in cui ripercorre tutta la sua vita: la fuga dalla Somalia prima della guerra civile, il collegio, il suo essere nero, i problemi con la madre che lo vuole mandare a Londra dalla zia e che lo ha tenuto lontano dal padre, accusato di omicidio e scomparso nel 1992. C’è un tempo per conoscere certe verità, c’è una Somalia dell’anima, e non importa se suo padre è o meno un eroe perché Yabar imparerà da solo a distinguere il bene dal male, come il comandante del fiume della vecchia leggenda somala che, su mandato dei saggi del villaggio, ci protegge dai coccodrilli. Ubah Cristina Ali Farah narra con delicata efficacia la storia di un giovane che, come tanti, è arrivato da bambino in Italia per sfuggire a un destino di guerra e morte. È un racconto in flashback composto di piccole storie memorabili in cui riconoscersi, che ha sullo sfondo il melting pot di una Roma sconosciuta e più bella negli occhi di chi ha deciso di farne la propria patria elettiva

La zingarata della verginella di via Ormea di Amara Lakhous

Edizioni e/o, 2014

Lakhous torna con un nuovo, divertentissimo romanzo che ha per protagonista ancora una volta il giornalista di cronaca nera Enzo Laganà. Questa volta si prepara a partire per una vacanza con Tania, la fidanzata finlandese. Ma c’è un’emergenza: una quindicenne di San Salvario dice di essere stata violentata da due rom. La rappresaglia non si fa attendere. Un campo rom vicino al parco del Valentino viene dato alle fiamme. Un bambino e una donna soprannominata Drabarimos rimangono feriti. Tocca a Enzo Laganà fare chiarezza. è davvero avvenuto uno stupro o si tratta di una zingarata, cioè di uno scherzo? Chi è veramente Drabarimos? Una vera zingara, come sembrerebbe dal suo aspetto? Oppure nasconde un’identità misteriosa e un piano di vendetta? Di chi vuole vendicarsi e perché? E ancora, chi fa più danni: il rom che ruba un portafoglio o la banca che frega migliaia di risparmiatori?
Lakhous continua la sua esplorazione pirandelliana dell’identità italiana fra italianissimi, italiani, anti-italiani e nuovi italiani. Le sue storie, metà commedia all’italiana e metà giallo, traggono ispirazione dalla realtà odierna; una “letteratura totale”, come la definisce lui stesso ispirandosi al calcio totale olandese, che gioca in attacco senza ura raccontando il quotidiano per anticipare le mosse dell’Italia che verrà.

Egitto

Cairo automobile club di Al al-Aswani

Feltrinelli editore, 2014

Traduzione di Elisabetta Bartuli e Cristina Dozio

Alla fine degli anni quaranta, sotto le pale dei ventilatori del Cairo Automobile Club, l’Egitto dei pascià e dei monarchi amoreggia con aristocratici e diplomatici d’ogni sorta, basta che siano europei. Regolarmente Sua Maestà il re onora con la sua eminente presenza il tavolo del poker. Stravaganza, magnificenza e decadenza che non escono dalle porte dei saloni pavimentati a parquet. Negli spazi comuni, un esercito di servitori e impiegati venuti dall’Alto Egitto e dalla Nubia si affanna a soddisfare le esigenze dell’inflessibile Kao, camerlengo del re.
Il servitore del monarca è anche il capo supremo dei dipendenti di tutti i palazzi reali, che spadroneggia nei minimi dettagli sulla loro misera esistenza e si diletta a professare l’arte della sottomissione. Tra i “sudditi” c’è ‘Abdelaziz Hamam, erede di una ricca famiglia in rovina, arrivato al Cairo nella speranza di assicurare un’istruzione ai figli. Seguendo i cammini contrastanti che prendono i suoi ragazzi, scopriamo gli ultimi sussulti dell’Egitto pre-nasseriano: l’arroganza delle classi dominanti, la miseria dei reietti, il risveglio del sentimento nazionalistico. L’edificio si crepa ovunque, e nel microcosmo dell’Automobile Club, dove il volto nero come il carbone di un domestico aggiunge un tocco di eleganza all’ambiente, fremono i tempi e l’esplosione rivoluzionaria che infiammerà il paese. Più che mai impegnato e umanista, ‘Ala al-Aswani riprende i racconti popolari e i colori sgargianti dell’irresistibile Palazzo Yacoubian e indica instancabilmente l’unica via giusta per il suo paese: una democrazia egiziana da costruire

Tunisia

Il bacio di Lampedusa di Mounir Charfi

Castelvecchi editore, 2014

Traduzione di Alessandro Bresolin

Lampedusa come metafora di un bacio d’amore tra due continenti e tra i popoli che attraversano il Mediterraneo. In questo suo primo romanzo, sospeso tra manuale di alchimia e viaggio onirico, il medico tunisino Mounir Charfi racconta l’oscura passione delle migrazioni, fatta di necessità, di fuga dalla guerra, di fame, ma anche di sogni che hanno spinto uomini, donne e bambini a solcare questo mare a costo della vita. La fuga del protagonista avviene con la consapevolezza che questo sogno di un’esistenza migliore dall’altra riva del mare rimane un’utopia. Ma quella dei popoli che saltano da un’isola a un’altra, come se volessero sfuggire a un’antica maledizione che li vuole cittadini di una delle rive del Mediterraneo, rimane un’utopia necessaria. Pubblicato all’alba della Primavera araba, Il bacio di Lampedusa ne anticipa in forma poetica e narrativa le speranze e le rivendicazioni, con la certezza che l’esercizio della fantasia e la ribellione contro la censura sono già un gesto autentico di liberazione

 

Nigeria

Ogni giorno è per il ladro di Teju Cole

Einaudi, 2014

Traduzione di Gioia Guerzoni

Un giovane nigeriano torna a casa dopo quindici anni vissuti a New York. Ma Lagos è una città immensa, pullulante di storie e di vita, un'allucinazione febbrile che si sottrae allo sguardo. Ogni giorno è per il ladro è il diario di un ritorno impossibile in cui nostalgia, amore e rabbia indicano il sentiero di una peregrinazione affascinante e inquieta.

 

Sierra Leone

Domani sorgerà il sole di Ishmael Beah

Neri Pozza editore, 2014

Traduzione di Laura Prandino

Imperi fu attaccata un venerdì pomeriggio in cui quasi tutti gli abitanti erano già rientrati alle loro case dal mercato, dai cam­pi e dalle scuole, per riposarsi e pregare. Diverse granate scagliate dai lanciarazzi annunciarono che la guerra, che insanguinava da qualche tempo la Sierra Leone, era inaspettatamente giunta in città. Spari, urla, lamenti. Fu una di quelle operazioni che i combattenti erano soliti chiamare « No living thing »...

Mozambico

La confessione della leonessa,  di Mia Couto

Traduzione di Vincenzo Barca

Edizione Sellerio, 2014


I miei compagni neri e le loro strane leggende di Henry Morton Stanley

Edizione Terre di libri, 2014

«L' abitudine serale di riunirsi intorno al fuoco del campo e divertirci scambievolmente con racconti di leggende, cominciò nel 1875 dopo che Sabadu, un paggio del re Mtesa, aveva meravigliato i suoi uditori con la storia del Sacerdote senza macchia. Il nostro circolo era aperto a tutti ed era spesso numeroso, perché quando fu visto che i narratori più capaci avevano convenienti ricompense e che il passatempo era piacevole, pochi resistevano alla tentazione di avvicinarsi e ascoltare [...]. Le leggende seguenti sono le migliori e le più curiose fra quelle che mi furono raccontate in diciassette anni, e che non sono state finora pubblicate in alcuno lei miei libri di viaggio. [...] Siccome queste poche leggende, che vengono ora pubblicate, non sono prive di un certo merito, come esempi delle tradizioni dell'Africa Centrale e della letteratura parlata, ho creduto meglio di attenermi al solo compito di traduttore, cercando di riportarle in inglese il più esattamente e fedelmente possibile». «Quanto più comprendevamo il linguaggio di quei nativi, tanto più restavamo colpiti dall'identità d'una comune origine in tutti gli uomini». (Henry M. Stanley) «Queste storie presentano un' attrattiva speciale, perché aprono un campo finora inesplorato in fatto di leggende popolari, e dimostrano una volta di più il legame che riconnette le più antiche tradizioni dei diversi popoli ad una sola ed unica origine». (Adelaide Marchi)


Zimbabwe

Il parrucchiere di Harare di Tendai Huchu

Traduzione di Stefania Di Natale

Edizione Terre di libri, 2014

Il libro, che ha già ottenuto molti riconoscimenti in campo internazionale, racconta una storia d’amore diversa, affrontando un tema oggi di grande attualità, che in molti paesi ha ancora aspetti drammatici: quello del diritto alla propria identità sessuale. È la storia di Vimbai, la migliore parrucchiera del salone di Mrs Khumalo, il più prestigioso di Harare. Tutti nel salone sono ai suoi ordini, anche la proprietaria, perché le clienti famose, quelle che danno prestigio al locale, vogliono essere servite soltanto da lei. Ma tutto cambia quando arriva Dumisani, un giovane dai modi accattivanti, bello e abilissimo parrucchiere. Vimbai all’improvviso si trova spodestata, relegata in un ruolo di secondo piano. Ma il suo rancore è di breve durata perché Dumi, come tutti lo chiamano, riesce in pochi giorni ad affascinare anche lei. Tra i due nasce un’attrazione tenera e profonda, un rapporto di affettuosa complicità, ma ambiguo e a volte amaro. Un sentimento carico di tensione sconvolge poco a poco la vita dei protagonisti, attraversa le pagine del libro diventando sempre più forte e trascinante con il procedere della storia. Alla fine i problemi esploderanno, con effetti drammatici e imprevedibili. La vicenda ha per sfondo Harare, la moderna capitale dello Zimbabwe, dove per sopravvivere è necessario districarsi tra l’arroganza del potere politico, le incombenze della vita quotidiana, l’inflazione travolgente, l’inefficienza dei servizi. Dove la povertà trasforma in frustrazione i desideri e le ambizioni che il mondo globalizzato fa nascere, e i rapporti familiari e le regole morali sono continuamente messi in discussione. Ma dove la voglia di vivere e l’entusiasmo dei suoi abitanti riescono, quasi sempre, ad avere la meglio.Scritto con grande senso dell’umorismo e rara capacità di introspezione, Il parrucchiere di Harare è un libro trascinante, che si legge tutto d’un fiato.«Questo bellissimo romanzo di Tendai Huchu unisce a una narrazione commovente l’acuta descrizione della realtà sociale. La costruzione è apparentemente semplice, e lunghi brani del racconto di Vimbai hanno una vena di leggerezza e comicità, quando racconta le piccole gioie e le assurdità del proprio lavoro, prima di arrestarsi impotente di fronte alla desolante realtà dello Zimbabwe.» (David Evans, The Independent, 27 aprile 2013)«Questo romanzo di Tendai Huchu sulla rivalità tra due parrucchieri nello Zimbabwe contemporaneo è una divertente commedia sugli stili di vita e le abitudini delle diverse classi sociali; ci rivela la distruzione dello Zimbabwe attuata dal regime di Mugabe e ci ricorda l’intensità viscerale dell’omofobia in alcune culture.» (Jane Housham The Guardian, 8 marzo 2013


Algeria

Gli angeli muoiono per le nostre ferite, di Yasmina Khadra

Edizione Sellerio, 2014

Turambo rimane nel cuore del lettore, anzi Turambo stravolge il cuore del lettore. Gli angeli muoiono delle nostre ferite è l’ultimo libro di Yasmina Khadra che dopo il successo de L’equazione africana ritorna con un protagonista del mondo degli oppressi e degli emarginati. Raccontato senza pietismo, ma con sguardo lucido e critico, il protagonista di questo romanzo è un ragazzo nato in un villaggio spazzato via da una frana. Il luogo dove la sua famiglia aveva tutto non esiste più, non ha più un nome e neppure un’identità. Turambo deve ricominciare daccapo e decide che non vuole fare la fine di sua madre e di suo padre: non vuole diventare ancora più povero e ignorante. Questo splendido ragazzone vuole realizzare i suoi sogni, ma prima ancora vuole dichiarare al mondo il suo diritto ad avere dei sogni. E allora il giovane Turambo parte e, come in tutte le foto di migranti che si rispettino, parte armato di un piccolo fagotto e con la speranza negli occhi. Orano, città europea, è la sua destinazione. Qui cresce in un piccolo borgo cercando di scordare il passato e guardando sempre oltre, ma qualcosa verrà a turbare e a stravolgere per sempre la sua esistenza. Gli anni ’20 sono il quadro di questo romanzo commuovente che descrive bene la differenza di allora tra l’Algeria del periodo coloniale e l’Europa che si preparava alle guerre. Non si sa dove gli oppressi abbiano più speranze, dove ci sia più pietà, dove ci sia più rispetto. Khadra tratteggia così un’epoca, le classi sociali divise e arrabbiate perché hanno troppo poco o perché non vogliono cedere il tanto che gli è stato concesso. Nel destino di un ragazzo il destino di un continente, di una società e di una generazione. Gli angeli muoiono delle nostre ferite ha lo spirito letterario di un romanzo di formazione e ci accompagna pagina per pagina in un mondo sovrastato da nuvole e tempeste, dove però si scorge un tiepido sole.


Congo

Le luci di Ponte-Noire, di Alain Mabanckou

Edizioni 66thand2nd, 2014

Dopo ventitré anni Alain Mabanckou torna nella sua Pointe-Noire. Invitato dall’Institut français per un ciclo di conferenze, alloggia in un appartamento per artisti e scrittori dove, appeso alla parete del salotto, c’è un quadro che ritrae una donna dallo sguardo triste. Durante il soggiorno, oltre agli impegni uffciali, si dedica alla scrittura del suo libro di ricordi, ma è bloccato, ha un nodo in gola. Sa di essere
tornato nella città natale non solo per motivi di lavoro, ma soprattutto per riappropriarsi del passato, per riportare alla luce un’infanzia smarrita nel groviglio della memoria, per salutare i membri della sua numerosa famiglia, orfana di mamma Pauline e papà Roger, e per rivedere i luoghi cari – la casetta di legno «reggia» della madre, il cinema Rex «garanzia del sogno», il liceo archivio di episodi dell’adolescenza. Ma Pointe-Noire non è più la stessa: la casetta è cadente, rovinata dal tempo, il cinema è diventato una chiesa pentecostale, il liceo ha un altro nome e gli appare come un labirinto. Perdipiù tra i familiari ci sono dissapori, e sembrano interessati solo ai suoi soldi. Alain è scosso, disorientato, ma nel mostrare a un amico una foto che si è fatto scattare con i nipoti si rende conto che quei bambini sono liberi e felici, come in fondo lo era lui da piccolo, e non baratterebbero la loro infanzia con niente al mondo. E al momento di ripartire la donna del quadro lo saluterà con un sorriso e avrà i lineamenti della sua amata mamma.


Congo

Matematica Congolese, di In Koli Jean Bofane

66thand2nd, 2014

Traduzione di Stefania Ricciardi

Célio Matemona, per gli amici Célio Matematik, si serve di derivate, equazioni e teoremi per interpretare il mondo. Tra gli orfani e i diseredati di Kinshasa, però, le sue doti vanno sprecate fino a quando non viene assunto da un oscuro uffcio che lavora per la presidenza e si occupa di manipolare le informazioni. Ma politicanti e faccendieri devono tremare: Célio non ha intenzione di sprecare il suo talento al loro servizio. Il prezioso Compendio di matematica, l’oracolo da cui trae il suo sapere, finirà per trasformarsi in un’arma micidiale contro il potere corrotto.


 


Ruanda

Nostra Signora del Nilo, di Scholastique Mukasonga

66THANDeND, 2014

Traduzione di Stefania Ricciardelli

Ruanda, anni settanta. La vita scorre apparentemente normale per le studentesse del collegio femminile di Nostra Signora del Nilo, tra auto di lusso e chauffeur, antipatie, gelosie e vanità. Ma anche tra le mura del liceo si infiltrano i germi del razzismo che dilania il paese. E le ragazze dovranno presto scegliere da che parte stare.


Egitto

Sette luoghi, di Youssef Ziedan

Neri Pozza editore, 2014

Ad Assuan il Nilo è bello, docile e più pulito che altrove, gli abitanti – nubiani, arabi e rifawi – amano recitare versi di rinomate poesie nelle cerimonie importanti della loro vita, le botteghe risplendono tutte di un miscuglio di colori, luci, persone e, a qualche chilometro più a sud, il primo raggio di sole penetra due volte l’anno nel tempio di Abu Simbel per andarsi a posare giusto sulla statua di Ramses II. In questa magnifica.....


Tunisia

Hotel Miranda, di Iman Bassalah

New Compton editore, 2014

Due donne in fuga verso la libertà

 

Due donne in fuga. Selma è una giovane dissidente che scappa dalla Tunisia, dal suo regime dittatoriale, e dalle repressioni violente e tuttavia silenziose. Alle spalle un passato doloroso: il carcere, uno sciopero della fame che l’ha quasi uccisa, un amore spezzato e una famiglia – madre e fratellino – che forse non rivedrà mai più. Ma Selma vuole vivere ed essere libera, per questo affronta il mare su un fragile barcone pur di raggiungere le coste di Lampedusa e da lì la città dei suoi sogni: Parigi. Louise, fotografa di successo e figlia della buona società parigina, si sente intrappolata in un ruolo che non ha scelto. Decisa a non trascorrere un altro 14 luglio prigioniera della sua vita, abbandona marito, figli e benessere, facendo perdere le sue tracce. I destini delle due fuggitive si incontreranno in un piccolo albergo alla periferia di Parigi, l’Hotel Miranda, popolato da personaggi eccentrici e pittoreschi con storie complesse, commoventi e tremendamente umane. Qui, nel calore di questa strana e variopinta famiglia, Selma e Louise intraprenderanno il loro personale e definitivo viaggio verso la libertà.

 


Segnalazioni 2013 - Archivio

 

Chekh Tidiane Gaye, Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera

Edizioni Jaca Book, 2013

Nella forma di lettere all'amico Silmakha, un cittadino italo-senegalese con impiego in banca a Milano vuole trasmettere il disagio che prova nello stare in quella che potremmo chiamare la società sviluppata. Il suo non è il rifiuto di un mondo, perché in questo mondo l'autore vuol vivere: ormai è anche il suo mondo, in cui però non si sente accettato, non si sente parte a pieno titolo. Questa città, di cui l'autore parla perfettamente la lingua, lo vorrebbe diverso. In fondo si dovrebbe spogliare della sua pelle nera, dei suoi legami culturali, di ciò che per lui è il valer la pena, e la gioia, del vivere. L'opera è da un lato una raccomandazione al fratello e ai suoi di non spogliarsi di se stessi, dall'altro una critica interna alla società che si vuole democratica e del diritto, e di cui l'autore vuole far parte, ma a cui è costretto a porre una domanda: "Il muro è storico, ma l'esperienza è sempre profetica. Per sconfiggere l'odio e il rancore occorre maggiore giustizia. Non dobbiamo avere paura. Dove sono finiti oggi i diritti e la legalità?". Alla domanda si aggiunge la messa in questione di un modo di vivere. Prefazione di Giuliano Pisapia.

 

Tunisia

Habib Selmi, Gli odori di Marie Claire

Edizioni Mesogea, 2013

Questa è una storia d'amore. Mahfudh, giovane tunisino emigrato da diversi anni in Francia, portiere in un albergo e docente universitario a contratto, incontra in un caffé parigino Marie Claire, giovane donna francese che, dopo gli studi di storia e geografia, sceglie di lavorare come impiegata in un ufficio postale. I due si innamorano e vanno a vivere insieme, avviando la cronaca quotidiana di ragione e sentimento che apre il varco alla scoperta di sé e dell'altro, ma anche alle insidie della vita in comune. Nel racconto che Mahfudh fa della sua relazione con Marie Claire - intrisa di una sensualità senza manierismi, istintiva ed essenziale come una lingua d'intesa - emergono le differenze, i codici simbolici, di un universo sentimentale fatto di due mondi, quello delle donne e quello degli uomini. Ma non solo.


Tunisia

Iman Bassalah, Hotel Miranda

Edizioni New Compton, 2013

Due donne in fuga verso la libertà

Due donne in fuga. Selma è una giovane dissidente che scappa dalla Tunisia, dal suo regime dittatoriale, e dalle repressioni violente e tuttavia silenziose. Alle spalle un passato doloroso: il carcere, uno sciopero della fame che l’ha quasi uccisa, un amore spezzato e una famiglia – madre e fratellino – che forse non rivedrà mai più. Ma Selma vuole vivere ed essere libera, per questo affronta il mare su un fragile barcone pur di raggiungere le coste di Lampedusa e da lì la città dei suoi sogni: Parigi. Louise, fotografa di successo e figlia della buona società parigina, si sente intrappolata in un ruolo che non ha scelto. Decisa a non trascorrere un altro 14 luglio prigioniera della sua vita, abbandona marito, figli e benessere, facendo perdere le sue tracce. I destini delle due fuggitive si incontreranno in un piccolo albergo alla periferia di Parigi, l’Hotel Miranda, popolato da personaggi eccentrici e pittoreschi con storie complesse, commoventi e tremendamente umane. Qui, nel calore di questa strana e variopinta famiglia, Selma e Louise intraprenderanno il loro personale e definitivo viaggio verso la libertà.


Algeria

Alham Mostaghanemi, L'Arte di dimenticare

Edizione Sonzogno, 2013

Amalo come sai fare tu, dimenticalo come farebbe lui

Quando una donna viene lasciata, tanto più se di punto in bianco, le ambasce del cuore possono travolgerla e spingerla a entrare nel tortuoso tunnel delle supposizioni, delle attese spasmodiche - più o meno sensate - di un segnale, magari nella speranza che non sia proprio l'ultimo e che lui ritorni. Ma così non va. C'è una cosa che le donne dovrebbero imparare dagli uomini, e cioè l'arte di dimenticare. Nessuno ci insegna come si fa ad amare, a evitare di essere infelici, a dimenticare, a spezzare le lancette dell'orologio dell'amore. Come si fa a non tormentarci, a lottare contro la tirannia delle piccole cose, a neutralizzare il complotto dei ricordi e ignorare un telefono che resta muto. Esiste qualcuno che, mentre siamo lì a singhiozzare per un torto d'amore, ci dice che un giorno rideremo di quella stessa cosa che oggi ci fa piangere? Attraverso le confidenze di amiche e conoscenti, proverbi e una ricchissima raccolta di aforismi di personaggi famosi - poeti, scrittori, filosofi arabi e non - questo libro è una sapiente e gustosa raccolta di pillole di saggezza per prendere le distanze da una storia finita e creare i presupposti per una nuova. Una meditazione piena di stile e ironia su come sopravvivere all'amore e ai suoi danni


Algeria

Daoud Kamel,  La prefazione del negro. Racconti

Edizioni Casagrande, Bellinzona 2013

Un corridore olimpionico taglia per primo il traguardo dei diecimila metri ma non riesce più a fermarsi. Un ex ufficiale dell'esercito algerino costruisce un aeroplano con le proprie mani ma non riesce a vincere l'indifferenza dei visitatori di una fiera internazionale ("Un arabo è comunque più famoso quando dirotta un aereo che quando lo costruisce!"). Uno scrittore lotta contro la propria negritudine e cerca di non scrivere l'unico libro che ci si aspetta da lui. Invece di far esplodere l'aereo di linea con il quale sorvola l'Atlantico, un arabo preferisce lanciarsi nel vuoto e raccontare la sua storia per tutto il tempo della caduta. Quattro personaggi che si rifrangono in una moltitudine di figure, come in un labirinto di specchi nel quale i lettori non tarderanno a riconoscere anche i tratti del proprio volto, di Negro o di Uomo Bianco, di Robinson Crusoe o di Venerdi.

 


Egitto

Ahdaf  Soueif,  Il Cairo. La mia città. La nostra rivoluzione

Editore Donzelli, 2013

Il 25 gennaio 2011, quando scoppia la rivoluzione in Egitto, Ahdaf Soueif, giornalista e scrittrice di fama internazionale, è colta da un unico, irrefrenabile istinto: scendere in strada per mescolarsi ai milioni di giovani che sciamano verso piazza Tahrir. Nessuno sa ancora, neppure lei, che la folla deciderà di fermarsi in quella piazza per diciotto interminabili giorni. Poco più di due settimane: il tempo di una rivoluzione tanto fulminea quanto covata per decenni. Diciotto giorni che hanno segnato la storia presente di un popolo tuttora in pieno fermento, raccontati da chi li ha vissuti in quel luogo simbolo della "primavera araba". Ahdaf Soueif ci conduce per mano tra i vicoli affollati del Cairo in rivolta; ci fa respirare quella straordinaria atmosfera, quella spinta collettiva che porta il singolo a sentirsi finalmente parte attiva di una comunità. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, l'autrice segue il succedersi dei drammatici sconvolgimenti che hanno determinato la caduta del regime di Hosni Mubarak il racconto, tuttavia, non si traduce mai in semplice cronaca: "la storia che ho scritto non riguarda solo gli eventi oggettivi ma anche il modo in cui io, noi, li abbiamo vissuti, sentiti, interpretati". La rivoluzione, comunque, è un processo, ha una vita propria, che si dipana indipendentemente dal modo in cui i suoi stessi artefici l'avevano immaginata. E Ahdaf Soueif non può fermarsi a quei decisivi diciotto giorni: deve andare avanti, perché la rivoluzione stessa va avanti.

 


Mali

Mah Aissata Fofana,  Un cadavere sorridente, una calebasse piangente, un balanzan rimpicciolito

Edizione Segno, 2013

Il libro racconta ancora le avventure dell’ispettrice Fofy nel villaggio barbara – Mali ed è un giallo avvicente che attraverso le indagini della protagonista, porta il lettore nel mondo e nella cultura del Mali.

In appendice il racconto breve Anche gli alberi di mango possono crescere in Italia, scritto dalla figlia di Fofana, Anna Traorè, che affronta con linguaggio semplice ed emozionante il tema dell’integrazione.


 

Burundi

Rugero Roland, Vivi

Edizioni Socrates, 2013

Roland Rugero è nato in Burundi. "Vivi!" è il suo secondo romanzo. Nel 1993, a causa della guerra, la famiglia di Rugero ha scelto di lasciare il Burundi per approdare in Ruanda prima, in Tanzania poi. Ma, evidentemente, la guerra è rimasta nelle fibre e nella mente del giovane scrittore. Infatti la storia che racconta in "Baho!" (titolo originale di "Vivi!") è intrisa degli orrori e della violenza che ha devastato il suo Paese per un decennio. I segni di una guerra del genere non si cancellano facilmente perché restano impigliati, volenti o nolenti, nei corpi, nei pensieri, nelle paure di chi l'ha vissuta. "La guerra era riuscita a dissociare l'umano dallo spazio, perché aveva svelato con terrore che l'uomo dispone di spazio solo attraverso la sua storia e la sua cultura; violandoli, lo spazio svanisce, l'uomo fugge e allora è retto dai grugniti del suo ventre, dalla paura e dalla fame. Ritorna la bestia errante che percorre giorno e notte la foresta. La guerra aveva messo a nudo lo sguardo dei burundesi".

 

 


 

Taiye Selasi, La bellezza delle cose fragili

Edizioni Einaudi, 2013

Traduzione di Federica Aceto

Kweku Sai è morto all'alba, davanti al mare della sua casa in Ghana. Quella casa l'aveva disegnata lui stesso su un tovagliolino di carta, tanti anni prima: un rapido schizzo, poco più che un appunto, come quando si annota un sogno prima che svanisca. Il suo sogno era avere accanto a sé, ognuno in una stanza, i quattro figli e la moglie Fola. Una casa che fosse contenuta in una casa più grande - il Ghana, da cui era fuggito giovanissimo - e che, a sua volta, contenesse una casa più piccola, la sua famiglia. Ma quella mattina Kweku è lontano dai suoi figli e da Fola. Perché il chirurgo più geniale di Boston, il ragazzo prodigio che da un villaggio africano era riuscito a scalare le più importanti università statunitensi, il padre premuroso e venerato, il marito fedele e innamorato, oggi muore lontano dalla sua famiglia? Lontano da Olu, il figlio maggiore, che ha seguito le orme del padre per vivere la vita che il genitore avrebbe dovuto vivere. Lontano dai gemelli, Taiwo e Kehinde, la cui miracolosa bellezza non riesce a nascondere le loro ferite. Lontano da Sadie, dalla sua inquietudine, dal suo sentimento di costante inadeguatezza. E lontano da Fola, la sua Fola. Ma le cose che sembrano più fragili, come i sogni, come certe famiglie, a volte sono quelle che si rivelano più resistenti, quelle che si scoprono più forti della Storia (delle sue guerre, delle sue ingiustizie) e del Tempo

 


Repubblica del Congo

Alain Mabanckou, Zitto e muori

Edizione 66thand2nd

Julien Makambo lascia il Congo e a Parigi assume una nuova identità. Ad accoglierlo c'è Pedro, suo connazionale, Sapeur e uomo dai loschi affari. Pedro lo prende sotto la sua ala e le cose sembrano procedere bene fino a un fatidico venerdì 13, quando Julien si ritrova accusato di un omicidio che giura di non aver commesso. Avrebbe scaraventato una giovane francese giù da una finestra. In prigione Julien scrive la sua storia su un diario - un uomo che sfida il destino. Forse non è un caso che Makambo in lingala significa "guai", perché di fronte ai guai regna inesorabile una regola: zitto e muori.


 

http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788896538661 Zitto e muori Julien Makambo lascia il Congo e a Parigi assume una nuova identità. Ad accoglierlo c'è Pedro, suo connazionale, Sapeur e uomo dai loschi affari. Pedro lo prende sotto la sua ala e le cose sembrano procedere bene fino a un fatidico venerdì 13, quando Julien si ritrova accusato di un omicidio che giura di non aver commesso. Avrebbe scaraventato una giovane francese giù da una finestra. In prigione Julien scrive la sua storia su un diario - un uomo che sfida il destino. Forse non è un caso che Makambo in lingala significa "guai", perché di fronte ai guai regna inesorabile una regola: zitto e muori. 12,75 new EUR in_stock

Egitto

Ahmed Mourad, Polvere di diamanti,

Edizione Marsilio, 2013

Traduzione di Barbara Teresi

Il lato oscuro del Cairo e dell'Egitto contemporaneo nel nuovo thriller dell'autore di Vertigo

Taha è un ragazzo del Cairo che ama suonare la batteria e fumare la shisha al caffè con gli amici. Quando non va in giro per studi medici cercando di piazzare qualche farmaco e non fa il turno di notte in farmacia, si prende cura del padre che, costretto su una sedia a rotelle, trascorre le giornate appostato nella sua stanza a spiare la gente con il binocolo. Dalla sua finestra sul mondo osserva le vite degli altri e ne scruta i segreti. Una mattina, rientrando in casa, Taha trova la sedia a rotelle rovesciata e suo padre a terra, colpito a morte. Qualcuno ha voluto ucciderlo. Ma in un paese dove per la legge i più deboli non contano, ben presto le indagini finiscono in un vicolo cieco, e a Taha non resta che cercare giustizia da sé. Inizia per lui un viaggio nel lato più oscuro del Cairo che, accanto alla crudeltà e ai vizi di persone senza scrupoli, gli permetterà di toccare con mano anche l'impegno e la passione di chi crede di poter cambiare una società devastata dalla corruzione e dal clientelismo. Giovani come Sara, la vicina di casa bella e impossibile, giornalista a caccia di inchieste che colpiscano il malcostume, che apre una breccia nel suo cuore. Nelle loro indagini private, Taha e Sara, ognuno con il proprio obiettivo, s'imbattono nella misteriosa polvere di diamante, «il re dei veleni», diffusa un tempo tra i commercianti ebrei della città: una sostanza che una volta ingerita striscia nel corpo silenziosa come una serpe, uccidendo molto lentamente. Primo autore di polizieschi ad aver conquistato il pubblico al di là dei confini del mondo arabo, nel suo nuovo thriller Ahmed Mourad racconta di una città che ha perso l'innocenza, ma non quel lieve e affascinante umorismo che da sempre contraddistingue lo spirito egiziano.


Benin

Florent Couao-Zotti, Non sta al porco dire che l'ovile è sporco

Edizione 66thand2nd, 2013

Traduzione di Claudia Ortenzi

La notte dura un secolo a Cotonou. A caccia dell’assassino di una squillo d’alto bordo e di una valigetta piena di polvere d’angelo ci sono, per scopi diversi, il commissario Santos e l’ispettore Kakanakou; Smaïn detto l’Arabo, un faccendiere arricchitosi chissà come; l’agente di sicurezza Sdk e due femme fatale puttane di professione. La forza di questo romanzo esilarante e pulp sta nello slittamento continuo della storia, che si dipana nel recinto di una Cotonou irrazionale, cortile di un’Africa contemporanea stanca di inghiottire gli scarti dell’Occidente.


Algeria,

Kamel Daoud, La prefazione del negro

Edizioni Casagrande, 2013

Libro di racconti dello scrittore algerino ospite di Babel nel 2013, tradotti da Yasmina Melaouah e le studentesse del corso per traduttori dell’ISIT: Diana Pasina, Gioia Sartori, Elisabetta Di Stefano e Elisa Orlandi


Kenya

Binyavanga Wainaina, Un giorno scriverò di questo posto

Edizione 66th and 2nd, 2013

Traduzione di Giovanni Garbellini

L’autobiografia di uno dei più influenti intellettuali africani. Un memoir straordinario che rompe con la visione postcolonialista dell’Africa e regala l’immagine di un continente nuovo.
I campanelli delle bici-taxi Black mamba, le urla dei meccanici di Nairobi, la musica di Michael Jackson, le animate discussioni delle clienti nel negozio di parrucchiere della madre e le continue risate di suo fratello e sua sorella: l’infanzia di Binyavanga Wainaina è un mondo di suoni e colori sgargianti.
Un giorno scriverò di questo posto incarna l’urgenza di raccontare la propria storia e la storia del continente africano, ma anche il bisogno imprescindibile di descrivere il mondo con parole proprie. Nel suo intenso debutto, Wainaina ci riporta ai tempi della scuola, alla scelta fallimentare di andare a studiare in Sudafrica, raccontando l’ossessione crescente per i libri e la scrittura e lasciando trasparire in filigrana la tumultuosa storia del Kenya, tra lotte tribali e sconvolgimenti politici. Fino all’illuminazione di un viaggio in Uganda, dove per la prima volta vede la sua sterminata famiglia riunita per festeggiare il sessantesimo anniversario di matrimonio dei nonni. Qui, in un miscuglio di lingue e tradizioni diverse, decide: Un giorno scriverò di questo posto.


Binyavanga Wainaina vive a Nairobi , Kenya. E’ il fondatore di Kwani?, una delle principali riviste letterarie africane. Nel 2002 ha vinto il Premio Caine per gli scrittori africani, e ha scritto articoli per Vanity Fair, Granta e New York Times. Dirige il Chinua Achebe Centre for African Writers and Artists presso il Bard College, New York.


 

Algeria

Belamri Rabah, Uno sguardo ferito

Mesogea, 2013

Nell'Algeria del 1962, alla vigilia dell'Indipendenza, in un villaggio prostrato da sette anni di guerra, Hassan, un adolescente di 15 anni, comincia a perdere la vista a causa di un distacco della retina. Di fronte all'impotenza della medicina, la madre ricorre agli stravaganti rimedi di marabutti, maghi e ciarlatani. Il ragazzo vive così il progresso implacabile della malattia e i drammi del suo paese in lotta. Eppure Hassan è sempre capace di ridere, di desiderare, di imparare, sostenuto dalla memoria e dalla capacità di osservare col suo sguardo ferito la vita circostante, tenera, folle, crudele. Introduzione di Domenico Canciani.

 


Nigeria

Teju Cole, Città aperta

Einaudi, 2013

Morningside Heights è un buon punto per partire. Incastrato fra la cima di Central Park e il fondo di Harlem, è un punto di partenza buono come ogni altro per le peregrinazioni di questo flâneur contemporaneo, il narratore nigeriano-tedesco Julius, che nella città simbolo della modernità incontra persone, luoghi ed epoche differenti, e lascia che ogni impressione germogli in idee per il nostro tempo.
Scritto in una prosa che ricorda quella di W. G. Sebald e J. M. Coetzee, questo poliedrico esordio ha fatto di Teju Cole una delle voci più promettenti e acclamate del panorama letterario contemporaneo.

 


 

altAlgeria

Hamid Grine,  Camus nel narghilè

Edizioni e/o, 2013

Nabil, professore di letteratura francese in un liceo di Algeri, tutto scuola e famiglia, viene a sapere durante il funerale del padre che in realtà è figlio illegittimo di Camus e di una sua misteriosa amante algerina. Lì per lì non crede una parola di tutta quella storia, ma l'idea gli lavora dentro come un tarlo, diventa un'ossessione: in fondo gli piacerebbe essere figlio di un celebre scrittore anziché di quel padre austero e distante che non l'ha mai amato. Così, fingendo anche con se stesso di non crederci, si mette sulle tracce di Camus e della sua fantomatica storia d'amore algerina. Le sue ricerche lo conducono da un vecchio libraio, poi da un'anziana intellettuale, finché insieme a una giovane e bella collega approda a casa di un ex combattente che si è distinto nella guerra d'indipendenza algerina. E lì le rivelazioni fioccano, in un continuo capovolgimento di verità. Una storia originale e piena di ironia, ambientata tra le romantiche bellezze di Algeri e venata di una struggente nostalgia per un mondo che sta cambiando troppo rapidamente.


Amara Lakhous, Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario

Edizioni e/o, 2013

Ottobre 2006. Mancano pochi mesi all’entrata della Romania nell’UE. Torino è scossa da una serie di omicidi di albanesi e rumeni. È in corso una faida fra immigrati delinquenti, oppure dietro c’è la mano della criminalità organizzata che prima “infesta” e poi “bonifica” certe aree per speculare nel settore immobiliare?

Enzo Laganà è metà torinese perché nato a Torino, metà calabrese perché figlio di immigrati provenienti da Cosenza. A lui piace definirsi “terrone di seconda generazione”. È un giornalista di cronaca nera nell’edizione locale di un quotidiano nazionale, vuole vederci chiaro e scoprire il movente degli omicidi.

Contemporaneamente, nel quartiere multiculturale di San Salvario in cui abita, Enzo è alle prese con un’altra vicenda spinosa che riguarda Gino, il maialino del suo amico e vicino di casa, il nigeriano Joseph. Chi ha portato il maialino nella moschea del quartiere? E soprattutto perché?

Enzo dovrà far luce su questi piccoli e grandi misteri usando un bel po’ di fantasia, ironia e tanta pazienza. È l’Italia di oggi, bellezza!

Un giallo all’insegna della commedia all'italiana per raccontare il nostro paese multiculturale.

 


 

Marocco

Fouad Laroui, L'esteta radicale

Del Vecchio Editore, 2013 - Traduzione di Cristina Vezzaro

A Casablanca, al Café de l'Univers, un gruppo di giovani conversa, discute, rumoreggia fra un caffé e l’altro; espone opinioni, fatti, idee. Ogni pretesto è buono – un turista che si è perso, un passante eccentrico – per far scattare una scintilla, una parola che scaturisce in una storia. Uno racconta di un matrimonio che qualche anno prima, in un piccolo villaggio, si doveva celebrare fra Malika e un giovane professore islamista. Un altro si ricorda di quella partita di calcio che aveva significato la libertà dei calciatori, o di quell’anno in cui l’amministrazione scolastica non riusciva a assegnare un colore al bounni, che pure era il nome di un colore. Le storie non raccontano solo di un passato recente, i giovani marocchini al bar sono loro stessi una storia, simile a quella dei loro coetanei che hanno lasciato il paese per vivere nelle metropoli d’Europa. Sono ragazzi integrati che studiano e lavorano, eppure Jaafar e Ahmed ( e altre migliaia di ragazzi) stanno colmando una distanza che è ancora un terreno minato, coltivato dall’imprudenza o dall’uso scellerato del linguaggio. Perché se è vero, come dicono questi ragazzi seduti al bar che “la linguistica non ha mai ucciso nessuno” è pur vero che la convivenza e la pietà passano attraverso la traduzione e la comprensione. Fouad Laroui, - una biografia che sembra quella di uno dei suoi giovani protagonisti - racconta una varietà sorprendete di storie che pescano dalla cronaca, la morte di Saddam Hussein, il terrore di Al Quaeda, al costume di un Marocco in cui la tradizione e la religione sono molto radicate. Questo fiorire di storie singolari, costruisce un disegno unico, proprio come i petali compongono la corona del fiore. Il café de l'Univers ( il nome che è un indizio neppure troppo velato) è il punto fermo attorno al quale i racconti partono per violare con semplicità le cornici che li contengono, e tracciare un filo rosso in cui le narrazioni affluiscono per dare corpo e voce al Marocco contemporaneo, ai suoi giovani, alle sue estati afose e certamente alle sue primavere.


Sudan
Amir Tag Elsir, Il cacciatore di larve
Editore nottetempo, 2013 - Traduzione di Samuela Pagani
Per un incidente durante una missione, l'agente Abdallah Harfash si ritrova senza una gamba e senza un lavoro, costretto ad abbandonare le forze di Sicurezza nazionale dopo anni di glorioso servizio. Ai pedinamenti e alle indagini sui sospetti sovversivi, Abdallah sostituisce una nuova occupazione: diventare scrittore di successo. Con questo progetto decide - in un caffè frequentato solo da intellettuali e dissidenti - di avvicinare il famoso scrittore A. T. per carpirgli i segreti del mestiere. Comincia, tra umiliazioni e incertezze, una caccia a storie e personaggi possibili. A queste larve di racconti forse destinate a diventare insetti adulti, Harfash si applica con la stessa dedizione e ingenuità adoperate in passato nei Servizi segreti ma, durante il suo comico e spesso surreale tirocinio tra le strade di una caotica città africana, il maestro scompare. Quando Abdallah, amareggiato, crede già che lo scrittore lo abbia tradito e si appresta a ricominciare con la sua vecchia vita, A. T. ritorna e gli rivela una verità che stravolge la prospettiva del loro incontro aprendogli anche le vie della letteratura da assoluto protagonista.

 


 

 

 

 

 

Segnalazioni 2012 - Archivio

KENYA

 

Ngugi Wa Thiongo

Sogni in tempo di guerra

Jaca Letteratura, 2012

Traduzione di Guendalina Carbonelli

 



Ngugi Wa Thiong'o, fra i più grandi scrittori africani viventi, dispiega in queste pagine il racconto della sua infanzia e prima adolescenza con disarmante semplicità e freschezza. Scrittore capace di esplosiva denuncia politica (Petali di sangue, Jaca Book, 1979) e di complesse tessiture polifoniche del mondo keniano post-indipendenza ("Un chicco di grano", Jaca Book, 1978, 1997), raccoglie qui le sue energie di narratore distillandole in un linguaggio immediato, che si fonde con il racconto di se stesso ragazzino, ma che progressivamente sempre più va amplificandosi nei grandi eventi storici in cui il protagonista si trova immerso. Prendendo le mosse dai più lontani ricordi del suo gruppo familiare, tutta l'esistenza raccolta nelle cinque capanne del padre e delle sue quattro mogli, la storia personale del bambino finisce per incontrarsi e scontrarsi con quella di un Kenya scosso dai fermenti indipendentisti e dalla dura repressione del governo britannico. Il fascino della parola pervade tutto il libro, presagio del destino del protagonista: dai racconti collettivi del paese, in cui la consistenza storica del fatto si perde nella pluralità delle voci che lo compongono, alle storie raccontate in famiglia "con il riflesso delle fiamme che danzava sui volti", dall'incontro con la parola scritta, grazie a un'inseparabile Vangelo prima e alla biblioteca di un insegnante poi, alla fallace linearità della propaganda coloniale che occupa ogni spazio pubblico...

Marocco

Mohammed Al Achaari

L'arco e la farfalla

Editore Fazi, 2012

Traduzione di P. Viviani

Sullo sfondo di un Marocco in grande fermento e sempre più diviso fra tradizione e modernità, la vita di Youssef Al Firsioui, giornalista e scrittore, viene sconvolta il giorno in cui riceve una lettera che annuncia la morte misteriosa del figlio Yassine, in seguito a un attentato terroristico in Afghanistan di cui si è reso protagonista. Il lutto profondo che ne segue si manifesta con la perdita dell'olfatto e, progressivamente, di qualsiasi gusto per la vita: i cibi, anche i più prelibati, non hanno sapore, così come i rapporti con le donne diventano piatti e senza passione. Eppure l'elaborazione del dolore subisce molte trasformazioni e Youssef, senza quasi accorgersene, inizia un viaggio personale dove, passo passo, riemergono i legami avuti con i protagonisti della sua esistenza; la madre, giovane donna tedesca morta suicida in una terra amata eppure ostile; il padre, uomo che incarna lo spirito stesso del Marocco, ormai anziano e cieco eppure instancabile guida archeologica delle antiche rovine romane della città di Volubilis. Nel frattempo il rapporto con la moglie è rovinato sotto il peso della perdita del figlio e saranno altre donne ad accompagnare Youssef in questo turbinio emotivo dove sentimenti ingovernabili fioriscono uno dopo l'altro, in cui la dimensione della conversazione privata è lo strumento con il quale si torna alla vita.



Camerun

Clariste Soh-Moube

La trappola. L'odissea dell'emigrazione, il respingimento, la rinascita.

Edizioni Infinito, 2012

Traduzione di Max Hirzel

Una giovane donna, africana, calciatrice. Un sogno che chiama Mbeng, Europa. Il racconto di un viaggio che è una vita – settemila chilometri in otto anni. Un percorso lungo e tortuoso nel tempo e nello spazio, aggrappata al football per avvicinare l’Europa. La storia di un inganno, di un sogno – la fortezza Mbeng – che è illusione. E la narrazione di una rinascita, ritornando all'Africa.
La Trappola è una testimonianza, narrazione di un percorso mentale prima ancora che fisico: Clariste racconta i suoi dieci anni vissuti inseguendo l’Europa e terminati (re)incontrando l’Africa, un altro destino e una diversa forza. Dal 1998, quando lascia con pochi soldi il suo Cameroun, fino al rientro nel 2008, dopo essere stata catturata a Tetouan, picchiata e respinta quando era a pochi centimetri dal sogno. Passando per Nigeria, Benin, Togo, Ghana, Costa d’Avorio, Mali, Senegal, Algeria, non lungo un tragitto lineare, ma attraverso un percorso tortuoso fatto di inversioni di marcia, interruzioni, tentativi frustrati, lunghe pause alla ricerca di soldi, mezzi e del tramite migliore per entrare a Mbeng, come i giovani africani chiamano l’Europa.


Liberia
Ellen Johnson Sirleaf
Un giorno sarai grande
ADD Editore, 2012
Traduzione di F. Regalzi
"Donne, siete pronte per la storia?" È questo l'invito che Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia e Premio Nobel per la Pace, lancia al suo Paese dopo la vittoria alle presidenziali nel 2005. Donna straordinaria e politica capace, in queste pagine racconta la lunga strada che l'ha portata a diventare la prima donna presidente di uno Stato africano, un percorso non semplice, fatto anche di carcere ed esilio, di lotte e battaglie civili spesso sconosciute nei distratti Paesi europei. Con la sua presidenza ha aperto un nuovo corso politico e di ricostruzione in un Paese che sta faticosamente cercando di rialzarsi dopo gli orrori di una guerra civile durata quattordici anni. In poco tempo quadruplica il bilancio nazionale, riduce l'impressionante debito e lotta contro la corruzione dilagante guadagnandosi il soprannome di "Mama Ellen", proprio perché considerata madre della nazione.

 



Liberia

Leymah Gbowee con Carol Mithers

Grande sia il nostro potere

Editore Corbaccio, 2012

Traduzione di E. De Medio

La vita di Leymah Gbowee è stata dominata dalla guerra civile in Liberia, un conflitto sanguinoso che l'ha privata di parenti e amici nonché dei suoi sogni e delle sue speranze. Giovane madre e compagna di un uomo violento, Leymah Gbowee è riuscita a dire basta anche alla violenza privata che lei stessa subiva e a trasformare la sua amarezza in azione, incoraggiando le donne, le vere vittime della guerra, a creare una forza irresistibile. Nel 2003, Leymah Gbowee ha quindi istituito e diretto la Liberian Mass Action for Peace, una coalizione di donne cristiane e musulmane che hanno manifestato pubblicamente contro il presidente liberiano, il sanguinario signore della guerra Charles Ghankay Taylor, con ogni mezzo a loro disposizione, compreso lo sciopero del sesso. Leader autorevole a capo del suo "pacifico esercito", Leymah Gbowee ha contribuito così a pacificare il suo Paese e a cambiare il corso della storia liberiana. "Grande sia il nostro potere" è la testimonianza pregnante di un percorso dalla disperazione alla speranza che commuoverà chiunque coltivi il sogno di un mondo migliore.



Wu Ming 2, Antar Mohammed

Timira. Romanzo meticcio

Edizioni  Einaudi, 2012

Timira è un romanzo meticcio scritto da tre persone, la protagonista si racconta e viene raccontata dal figlio, lo scrittore di origini somale Antar Mohamed, e da uno dei membri del collettivo di scrittori bolognesi Wu Ming, i "senza nome" che rifiutano la celebrità individuale e che si schierano dalla parte della democrazia e della condivisione delle opere artistiche e creative. Timira è il nome con cui la protagonista è conosciuta nella sua patria di origine, la Somalia. Lei è Isabella Marincola, nata a Mogadiscio nel 1925 da madre somala e padre italiano. Isabella-Timira ha passato la sua vita tra Africa ed Europa, continuando a lottare per i suoi diritti di cittadina italiana, riuscendo a reagire alle difficoltà e arrivando persino a recitare nel film "Riso amaro" di De Santis, dove faceva la parte di una mondina nera. Tra le pagine di Timira, si mescolano documenti di archivio e invenzione narrativa, si passa da un continente all'altro, attraversando diversi periodi storici. Antar Mohamed è il figlio di Timira, e dopo la morte della madre ha continuato a raccontarne la storia prendendo il suo posto nell'affiancare lo scrittore del collettivo Wu Ming durante la stesura di Timira, il romanzo che racconta settant'anni di storia visti con gli occhi un'italiana dalla pelle scura.


Mali

Moussa Konatè

L'impronta della volpe

Editore Del Vecchio, 2012

Traduzione di Ondina Granato

C'è un popolo con radici ben salde e tradizioni antichissime nel cuore del Mali: i Dogon. Vivono nella regione della falesia di Bandiagara, a sud del fiume Niger, in villaggi costruiti con il fango. In uno di questi villaggi tre ragazzi trovano la morte in circostanze particolari nel giro di poche ore. Tutti hanno visto ma nessuno sembra sapere niente. Il caso viene assegnato dalle autorità maliane al commissario Habib e all'ispettore Sosso. La loro indagine è un'immersione completa nella vita dei Dogon: il paesaggio, i colori, i suoni, gli abiti, le maschere, i riti. I due detective devono districarsi fra razionalità e credenza, scienza e tradizione. È sullo sfondo di una battaglia atavica fra interessi economici, spesso nascosti sotto il vago termine di progresso, e autonomia e autodeterminazione dei popoli, che questo giallo si dipana. Insieme al comandante Habib, e grazie ai suoi straordinari dialoghi con le autorità del luogo, intuiamo che la razionalità occidentale non può bastare, che dobbiamo essere disposti a rinunciare al giudizio e alle nostre sicurezze, per capire, sentire e accogliere una cultura antica e ancora per certi versi misteriosa come quella africana.


Nigeria

Lola Shoneyin

Prudenti come serpenti

Editore 66th and 2nd

Traduzione Ilaria Tarasconi


Baba Segi è un facoltoso poligamo di mezz’età, grassoccio e vanitoso. La sua quarta moglie, la bella e colta Bolanle, dopo due anni di matrimonio non riesce ad avere figli. Disperato, Baba Segi decide di abbandonare stregoni e ciarlatani per rivolgersi alla medicina ufficiale ma la sua decisione scatena un putiferio in casa poiché le indagini dei medici potrebbero portare alla luce un terribile segreto, tramandato fino a quel momento di moglie in moglie. Fino a che punto si spingerà l’ira di tre donne decise a difendere la loro posizione? Una riflessione lucida, disincantata e insieme poetica sul tema della poligamia e, più in generale, sulla Nigeria contemporanea.


Algeria

Khadra Yasmina

L'equazione africana

Editore Marsilio

Traduzione di Raffaella Fontana

In seguito a un terribile lutto famigliare e allo scopo di superare il suo dolore, il dottor Kurt Krausmann accetta di accompagnare un amico in un viaggio alle isole Comore. La loro barca viene attaccata dai pirati al largo della Somalia, e il viaggio «terapeutico» del medico si trasforma in un incubo. Preso in ostaggio, picchiato, umiliato, Kurt scopre un'Africa traboccante di violenza e intollerabile miseria, dove «gli dèi non hanno più pelle sulle dita a furia di lavarsene le mani». Insieme al suo amico Hans e a un compagno di sventura francese, Kurt troverà la forza per superare questa prova? Guidandoci in un viaggio sorprendentemente vivido e realistico che, dalla Somalia al Sudan, ci mostra un'Africa orientale di volta in volta selvaggia, irrazionale, saggia, fiera e infinitamente coraggiosa, Yasmina Khadra conferma ancora una volta il suo immenso talento di narratore. Magistralmente costruito e condotto, L'equazione africana descrive la trasformazione lenta e irreversibile di un europeo i cui occhi si apriranno a poco a poco alla realtà di un mondo fino ad allora sconosciuto.


SudAfrica

Nadine Gordimer

Ora o mai più

Edizioni Feltrinelli, 2012

Traduzione di Grazia Gatti

Sudafrica del dopo apartheid. Jabu e Steve hanno vissuto in prima linea la lotta al vecchio regime, pagando con il carcere e la clandestinità un impegno politico che è un imperativo morale. Lei nera, zulu, cresciuta in un villaggio tribale, lui bianco di famiglia benestante, Jabu e Steve abbracciano la differenza e si sposano quando ancora i matrimoni misti sono illegali.
Ma come riconciliare l’esperienza di una normalità prima impensabile con la realtà di una giovanissima democrazia afflitta da povertà, violenza, tensioni sociali e già inquinata da corruzione, scandali e giochi di potere? Accettare la disillusione degli ideali e scegliere l’emigrazione è davvero l’unica soluzione percorribile? E in questa nuova realtà, come riconciliare le scelte private con l’impegno politico? In Ora o mai più, il premio Nobel sudafricano dimostra ancora una volta di essere una narratrice magistrale, all’apice delle sue capacità.


SudAfrica

André Carl van der Merwe

Moffie

Iacobelli editore, 2012

Traduzione di Valentina Jacoponi

Nicholas è un moffie, modo in cui gli afrikaner chiamano con disprezzo gli omosessuali. Ha 19 anni ed è costretto a partire militare nel Sudafrica dei primi anni ’80. La vita nell’esercito è piena di rituali sciocchi, violenza e tanta propaganda anticomunista, ma nonostante le assurdità di un sistema militare che piega e uccide i suoi ragazzi prima di averli mandati al fronte, Nick riesce a non cedere, addestrato a resistere dalla sua stessa esistenza, segnata dalla difficoltà nel vivere la sua sessualità ai tempi dell’apartheid.

Nonostante gli orrori a cui assiste, questo primo anno di militare diventa la pietra angolare della sua futura esistenza: tra i ranghi Nick si innamora, stringe amicizie forti, si confronta, diventa un uomo consapevole non solo della sua sessualità ma di una vera identità.


Angola

José Eduardo Agualusa

Barocco Tropicale

La Nuova Frontiera, 2012

Traduzione di Giorgio de Marchis

Luanda, 2020. Durante una tempesta tropicale, una donna cade all'improvviso dal cielo e muore davanti agli occhi stupefatti di Bartolomeu Falcato e dell'affascinante Kianda. Bartolomeu riconosce il corpo della donna, ex miss Angola ed escort di lusso di uomini politici e imprenditori, che, dopo una crisi mistica, forse ha parlato troppo. Per capire chi l'ha uccisa e ora, probabilmente, vuole uccidere anche lui, Bartolomeu attraversa una città corrotta e feroce, incrociando il suo destino con una bizzarra galleria di personaggi che conferma come la realtà sia spesso più incredibile della letteratura. "Barocco tropicale" è una coraggiosa denuncia, ma anche una commovente storia d'amore ambientata in una megalopoli eccessiva, spietata e fatale.

José Eduardo Agualusa è nato nel 1960 a Huambo, in Angola e oggi vive tra Lisbona, Rio de Janeiro e Luanda. Giornalista ed editore, è soprattutto l'autore di alcuni tra i romanzi più apprezzati negli ultimi anni dai lettori portoghesi e brasiliani. Le sue opere, alcune delle quali saranno presto adattate per il cinema, sono state tradotte nelle principali lingue europee. In Italia, laNuovafrontiera ha già pubblicato i romanzi Quando Zumbi prese Rio (2003), Il venditore di passati (2008), vincitore dell'Independent Foreign Fiction Prize, e Le donne di mio padre (2010).





 

 


Segnalazioni 2011 - Archivio

 

 

altF. Didier Manga, Il tempo di un'estate 

Editrice BESA, 2011

Tra il Camerun e la Bretagna, una delicata storia di integrazione accarezza la vita di Mballa e Sabrina. Il primo è un giovane e studioso africano di talento che ha lasciato la sua terra per “cercare l’eccellenza” a Parigi. Sabrina è un’affascinante stilista francese che vive nella campagna della Bretagna.

I due si incontrano, si scrutano timidamente e si innamorano.

Proprio nei giorni in cui Mballa si appresta a sostenere un concorso per l’ammissione a una delle scuole più prestigiose della città, in Camerun suo padre muore per un’inspiegabile malattia della pelle. Il parentando decide di tenere momentaneamente all’oscuro Mballa per non distrarlo dall’obiettivo dell’esame, perché suo padre – che da sempre ha spinto il figlio affinché facesse carriera – avrebbe voluto così.

Una settimana dopo, il giovane scopre non solo di aver superato brillantemente il concorso, ma casualmente, attraverso una notizia lanciata nel web, viene a sapere anche della morte del padre.

Le certezze crollano, i valori della solidarietà famigliare si polverizzano, lasciando spazio alla rabbia e all’incredulità. Il raggiungimento dell’obiettivo su cui Mballa aveva basato la propria esistenza sembra non avere più tanta importanza di fronte alla possibilità che gli è stata negata di seppellire l’amato padre.

Un viaggio in Camerun insieme a Sabrina è l’occasione per fare chiarezza, per capire e per ricongiungersi alla famiglia. Ma diventa anche l’opportunità per i due giovani innamorati di scoprire e apprezzare le proprie differenze culturali ed etniche.

Fernand Didier Manga è nato a Yaoundé in Camerun nel 1970. Architetto, ha fondato e dirige la rivista “A2 Africa & Architettura”, bimestrale di architettura africana in Italia. Il tempo di un’estate è il suo primo romanzo, scritto direttamente in italiano.


altEtiopia

Dinaw Mengestu, Leggere il vento

Edtrice Piemme, 2011

Jonas ha trentacinque anni, la pelle scura, e ogni volta che gli chiedono da dove provenga risponde che è americano, suscitando perplessità, soprattutto nei suoi studenti, i bambini di una scuola per bianchi in cui insegna part-time. Ma Jonas non accetta compromessi: lui è nato nell’Illinois e poi si è trasferito a New York, non ha mai neppure messo piede nella terra dei suoi genitori, l’Etiopia. Suo padre, Yosef, era arrivato all’inizio degli anni Settanta dopo un estenuante viaggio in nave, nascosto in una cassa per animali. Mariam, sua madre, lo aveva raggiunto tre anni dopo, rendendosi subito conto che l’uomo con cui doveva convivere non era che la flebile ombra di quello che era stato suo marito: aveva provato ad amarlo e a conoscerlo da capo, ma ormai era un estraneo. Un uomo che spesso parlava da solo, che prima di rientrare in casa stava seduto in macchina per qualche minuto, quasi temesse di oltrepassare quella soglia. Un uomo che non riusciva più a condividere il letto con lei, e di nascosto dormiva sul divano emettendo gemiti e lamenti continui. Un uomo che aveva visto troppo e che non aveva la forza di ricominciare a essere felice. Attraverso la storia dei suoi genitori e del loro lungo viaggio verso la salvezza, attraverso il dolore e lo sconforto ma anche la speranza in un futuro migliore, Jonas riuscirà ad appropriarsi del suo presente, ad accettarsi e ad amare le proprie origini.

Dinaw Mengestu è nato ad Addis Abeba nel 1978. A due anni si è trasferito negli Stati Uniti con la madre e la sorella, per raggiungere il padre che aveva lasciato l’Etiopia durante gli anni del “Terrore rosso”. Dopo la laurea in scrittura creativa alla Columbia University, ha cominciato a scrivere per «Rolling Stone» e per altre riviste. Leggere il vento è il suo secondo romanzo. Il primo, Le cose che porta il cielo, ha riscosso un grande successo di critica ed è stato insignito di alcuni tra i premi letterari più prestigiosi degli Stati Uniti e del mondo.


Angola

Ondjaki, Buongiorno compagni!

Traduzione di Livia Apa

Editore Jacobelli, 2011

altLuanda, la capitale dell'Angola, anni Novanta. Dopo decenni di guerra civile la città cerca di tornare alla sua normalità. Il giovanissimo protagonista scopre il mondo attraverso le chiacchiere degli adulti: il padre che ha partecipato direttamente alla lotta per l'indipendenza, i vicini portoghesi "nostalgici" del colonialismo, gli amici. Racconta con affetto e soave ironia le sue esperienze scolastiche con i professori cubani, i contatti con le zie portoghesi, il rapporto con gli altri bambini del quartiere, osservando l'assurdità dei riti sociali imposti dal dogmatismo del partito unico, in una dimensione a tratti surreale in cui l'immaginazione del piccolo protagonista ci restituisce, in un sapiente mosaico, l'immagine dell'Angola prima dell'indipendenza. Un paese rimasto come sospeso tra il sogno rivoluzionario e la persistenza della guerra civile. Il libro è un sapiente affresco dell'Angola post-coloniale, scritto da una delle voci più interessanti e originali del panorama delle letterature africane di lingua portoghese.


altIsoke Aikpitanyi

500 storie vere sulla tratta delle ragazze africane in Italia

Presentazione di Susanna Camusso

Prefazione di Suor Eugenia Bonetti

Editore Ediesse, 2011

Il libro, basato sui risultati di un’indagine capillare svoltasi in tutta Italia e realizzata con il contributo del Ministero delle Pari Opportunità, racconta con forza e concretezza le storie di centinaia di ragazze nigeriane rese schiave e costrette con l’inganno a prostituirsi dall’alleanza fra mafia nigeriana e criminalità italiana. Sono tante le ragazze africane, soprattutto nigeriane, scomparse o uccise, ma questo non ferma il flusso illegale e ininterrotto di arrivi di migliaia di giovanissime, spesso minorenni, che da quasi vent’anni vengono condotte nel nostro paese. A tutte viene imposto un debito altissimo, fino a 80 mila euro, cui debbono far fronte nel tempo sotto la stretta e violenta sorveglianza della rete delle maman, diffuse capillarmente in tutto il territorio nazionale. Eppure sta crescendo il numero delle ragazze che, come l’autrice del libro, si ribellano al ricatto della mafia e, attraverso percorsi diversi, riescono a liberarsi dal suo dominio. Contributi significativi affiancano nel libro la denuncia della tratta: quelli dello scrittore Roberto Saviano, dei musicisti inglesi Michael Nyman e David McAlmont, dell’artista americana Martha Rosler, cui si accompagnano le riflessioni di Claudio Magnabosco e Gianguido Palumbo, due uomini italiani impegnati nelle reti e nelle associazioni contro la tratta per un cambiamento delle responsabilità maschili

Nata in Nigeria a Benin City, arriva in Italia nel 2000 per lavorare, ma viene ingannata e resa schiava dalle mafie nigeriana e italiana. Liberatasi dall’oppressione, si dedica interamente alle altre decine di migliaia di ragazze nigeriane schiavizzate in Italia avviando il Progetto «Le ragazze di Benin City» divenuto un’associazione. Coautrice del libro La ragazza di Benin City, ha ricevuto numerosi premi per il suo impegno.
 


altAmara Lakhous, Un pirata piccolo piccolo

Edizioni e/o, 2011

 

«Chi nasce il 29 febbraio vive il tempo in un modo davvero strano: salta da 4 a 8, da 8 a 12, e così via». Hassinu, il protagonista del romanzo, è un impiegato alle poste di Algeri. Ha 40 anni ma non lo sa, perché è nato il 29 febbraio: senza preavviso passa da 36 a 40 anni e si sente in qualche modo scippato della propria vita, come molti della sua generazione cui hanno rubato gli anni migliori. Amara Lakhous racconta una generazione, un paese che ha anticipato, in qualche modo, quello che sta succedendo oggi in tutto il mondo arabo. Hassinu vuole il pane e la libertà, come i giovani arabi di oggi che si stanno ribellando alle dittature.
 
 
NOTA SULL'AUTORE
Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970 e vive a Roma dal 1995. Laureato in filosofia all'Università di Algeri e in antropologia culturale alla Sapienza di Roma dove ha conseguito il suo dottorato di ricerca con una tesi dal titolo "Vivere l'Islam in condizione di minoranza. Il caso della prima generazione degli immigrati musulmani arabi in Italia". Nel 2003 ha pubblicato in Algeria il suo secondo romanzo in arabo, Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda, successivamente riscritto in italiano con il titolo Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio (Edizioni E/O 2006). Con questo romanzo, tradotto in varie lingue, ha vinto nel 2006 il premio Flaiano per la narrativa e il premio Racalmare – Leonardo Sciascia. Nel maggio 2010 è uscito l'omonimo film, diretto da Isotta Toso. Un pirata piccolo piccolo è uscito per la prima volta nel 1999 con il titolo Le cimici il pirata in edizione bilingue araba e italiana presso un piccolo editore di Roma in 1000 copie, ma non è mai stato distribuito.
 


altMoussa Konaté

L'onore dei Kéita

Editore Del Vecchio, 2011

Traduzione di Ondina Granato

Se nella prima indagine, L’assassino di Banconi, il razionale commissario Habib e il fedele ispettore Sosso avevano dovuto mettere a soqquadro un quartiere della capitale Bamako, questa volta le indagini seguono il corso del fiume Niger fino a giungere a Nagadji, un piccolo villaggio chiuso e ostile agli stranieri in cui ha un grande potere la nobile stirpe dei Kéita. E il morto è proprio un affiliato alla famiglia. Senza rivelare la loro identità, l’astuto Habib e l’irruente Sosso cominciano le indagini. L’intrico familiare è fitto e complesso, l’onore della famiglia è in pericolo, e le morti intorno questa vicenda cominciano a proliferare. Il villaggio viene scosso proprio in occasione dei festeggiamenti per il Grande Antenato. Tra descrizioni del folklore locale, delle credenze e dei riti magici, Konaté ci guida all’interno delle tradizioni e delle leggi non scritte della cultura africana, e il giallo si apre a molteplici possibilità divenendo una saga familiare che abbraccia l’intero modo di vivere di un popolo alla svolta di un tempo che cambia, sospeso tra tradizione e progresso.
 


 altRepubblica del Congo

Alain Mabanckou, Domani avrò 20 anni

Edizione 66thand2nd, 2011

Traduzione di Alice Volpi

 

Io mi sento figlio di Pointe-Noire. È qui che ho imparato a camminare e a parlare. È qui che ho visto la pioggia cadere per la prima volta, e il posto da cui provieni è quello dove hai preso le prime gocce di pioggia. Così mi ha detto un giorno papà Roger, e penso che avesse ragione.

Possiamo dire subito due cose di Alain Mabanckou. Innanzitutto, che ha una straordinaria capacità di nascondersi dietro i personaggi dei suoi romanzi (lo fa sempre, ed è il segreto di una scrittura intensa, vissuta, partecipata). E, poi, che il suo stile è caratterizzato da una brillante ironia. Sembra un bambino che gioca a nascondino e poi si lascia sfuggire una gioiosa risata, rivelando ai compagni il suo nascondiglio. Ma dietro una voce apparentemente leggera, Mabanckou nasconde un abisso di profondità che ci fa riflettere, mentre ridiamo, sulle cose.

Fine anni Settanta. Questa è la storia di Michael, un bambino di nove anni che cresce nel quartiere Trois-Cents a Pointe-Noire. Vive con mamma Pauline, seconda moglie di papà Roger (il padre adottivo).
I personaggi che ruotano intorno a Michael sono tanti e le storie del loro passato sono bellissime. Suo zio René "dice di essere comunista", ha le immagini di Marx e Engels appese in casa, insieme a quelle di Victor Hugo e del presidente Marien Ngouabi, anche se cambia la macchina ogni sei mesi. Suo padre ascolta tutti i giorni le notizie che arrivano da una radio americana che trasmette in francese.
Michael adora sua madre ma vuole bene anche alla prima moglie del padre, Martine, e ai loro figli: è un bambino fortunato perché ha due mamme e tanti fratelli. E poi, c'è Caroline, la sorella dell'amico Lounès, una bambina "evoluta", che già si comporta come una ragazza più grande. Con lei sogna già un futuro con una casa, dei bambini, una macchina rossa a cinque posti e un cane bianco. Ma c'è ancora tempo per crescere, prima di avere vent'anni.

 


altHisham Matar, Anatomia di una scomparsa

Editore Einaudi, 2011

Traduzione di Monica Pareschi

Il giovane Nuri el-Alfi conosce bene la perdita: ha appena dieci anni quando la morte di sua madre lo lascia solo con un padre impenetrabile. Due anni più tardi, a bordo piscina di un hotel di Alessandria, Nuri vede la splendida Mona - sangue misto, capelli sinuosi, un esile costume da bagno giallo sgargiante - e, nel desiderio acuto e inedito che lo assale, crede di poter colmare il suo vuoto.
Ma la ventiseienne detentrice di tante meraviglie, all'adorazione del dodicenne preferisce il fascino volitivo dell'adulto, suo padre. Non amante, dunque, per Nuri, ma matrigna agognata, e la perdita si rinnova.
Se solo quel padre si facesse da parte, se sparisse, se solo prolungasse uno dei suoi misteriosi viaggi di stato lasciando a lui, che l'aveva vista per primo, qualche ora in solitudine con Mona? 

Hisham Matar è nato a New York da genitori libici. Ha trascorso l'infanzia tra Tripoli e Il Cairo. Dal 1986 vive a Londra. Nessuno al mondo (Einaudi, 2006 e 2008), il suo primo romanzo, è stato tradotto in tredici lingue.  


altEgitto

Mansoura ez eldin, Oltre il paradiso

Edizioni Piemme, 2011

 

Sono passati anni dall’ultima volta che Salma ha messo piede nella casa bianca sulle sponde verdeggianti del Nilo, dov’è nata. Ne è fuggita perché non sopportava più il peso di tutti gli sguardi in cui leggeva solo delusione. Non c’è posto per una ragazza come le altre nella sua famiglia: avrebbe dovuto essere diversa, speciale, eccellere, ma non ci è riuscita. Per questo Salma ha deciso di andarsene, di trasferirsi al Cairo, di iscriversi alla facoltà di giornalismo e di costruire la propria vita da sola. Ben presto, però, si è resa conto che i nodi che la legano a quel luogo non possono essere sciolti fuggendo, non può esserci un futuro per lei se prima non accetta il proprio passato. Così, ha fatto i bagagli ed è tornata nel luogo dove tutto ha avuto inizio.Una volta nella sua vecchia stanza, i ricordi dell’infanzia riaffiorano a uno a uno, e Salma è costretta ad affrontare ciò che più di tutto l’ha spinta ad andarsene: Gamila, la sua migliore amica, quella con cui per anni ha condiviso tutto. Fin da piccole erano inseparabili e diversissime: Salma amava essere al centro dell’attenzione, Gamila, timidissima, preferiva rendersi invisibile dietro le spalle dell’amica. Un giorno, però, tutto è cambiato: Gamila se n’è andata, ha studiato, è diventata una donna indipendente, moderna, è riuscita a liberarsi dal peso del mondo ancestrale e magico di sua madre. Mentre Salma è rimasta sola a impilare i giorni uno sull’altro, senza mai viverli davvero. È diventata un peso e Gamila si è sbarazzata di lei.Ma adesso, nell’ombra lieve della propria stanza di bambina, è arrivato per Salma il momento di perdonare. C’è un modo per farlo: mettere sulla carta ciò che prova, scrivere la sua storia, quella della sua famiglia e liberarsi così del dolore che le ha impedito di vivere. Sarà il potere catartico delle parole a guarirla e a farla essere per la prima volta se stessa.

 

Mansoura ez eldin, è nata in Egitto nel 1976. Lavora come responsabile della sezione letteraria del settimanale culturale più importante del suo paese, Akhbar al-Adab. Dopo aver esordito nel 2001 con una raccolta di racconti, ha pubblicato il suo primo romanzo, Il labirinto di Maryam. Oltre il paradiso, il suo secondo romanzo, ha ottenuto un ottimo successo di pubblico e di critica, è stato selezionato tra i migliori libri in lingua araba dell’anno ed è stato finalista del Prize of Arabic Fiction 2010, il premio più prestigioso del suo paese.


altEgitto

Ala al-Aswani, La rivoluzione egiziana

Edizioni Feltrinelli, 2011

Traduzione di Paola Caridi

È successo tutto all’improvviso. Il 25 gennaio del 2011, gli egiziani, così apparentemente remissivi e faciloni, scendono per strada, si sollevano contro il regime di Mubarak, affrontano la polizia antisommossa, i servizi segreti, i cecchini. Diciotto giorni dura l’epopea della rivoluzione di piazza Tahrir, e alla fine il presidente è costretto a dimettersi. Gli egiziani hanno fatto la rivoluzione, una ribellione costata cara a un’intera generazionedi giovani, che lascia sul terreno oltre mille morti per riportare la democrazia in un paese di antica tradizione liberale. Perché un popolo ritenuto tra i più pacifici si ribella con una sollevazioneche sconvolge, per la sua portata, tutta la regione? Al-Aswani racconta l’Egitto che non abbiamo voluto vedere: l’Egitto della dissidenza. L’Egitto umiliato e oppresso, disperato e senza più dignità. L’Egitto che aveva deciso di fuggire, con i suoi emigranti e i suoi giovani, alla ricerca di un futuro certo e dignitoso. E racconta – poi – come un popolo, raggiunto il fondo, riesca a riscattarsi e a riguadagnare la sua fierezza. È un paese sconosciuto ai più, quello che descrive al-Aswani, da sempre critico severissimo del regime che Hosni Mubarak voleva passare a suo figlio Gamal. Come se l’Egitto fosse un “allevamento di polli”, chiosa con disprezzo l’autore di Palazzo Yacoubian. Eppure ne aveva scritto alla luce del sole, nei numerosi articoli pubblicati dai pochi giornali d’opposizione e raccolti ora in questo libro che spiega quello che è successo prima e durante la rivoluzione del 25 gennaio, e mette in guardia da un futuro senza libertà, perché “l’unica soluzione è la democrazia”.


altSudAfrica

Shubnum Khan, Le radici altrove

Edizioni Nova Delphi, 2011 

 Traduzione di Cecilia Martini

Uscito in anteprima mondiale per Penguin South Africa nel mese di maggio, questo romanzo rappresenta il fulminante esordio di una giovane scrittrice di origini indiane: Shubnum Khan. La narrazione nasce dal confronto fra tre generazioni di donne (una nonna, una madre e una nipote, la piccola Aneesa) che affrontano le difficoltà della vita quotidiana in Sudafrica, ciascuna cercando, coltivando e, a volte, rifiutando le proprie radici indiane. Un avvenimento drammatico spezzerà però il loro delicato equilibrio e le costringerà a misurarsi con i traumi del passato e con il senso della propria identità, sempre in bilico tra due epoche, due paesi e due culture.Uscito in anteprima mondiale per Penguin South Africa nel mese di maggio, questo romanzo rappresenta il fulminante esordio di una giovane scrittrice di origini indiane: Shubnum Khan. La narrazione nasce dal confronto fra tre generazioni di donne (una nonna, una madre e una nipote, la piccola Aneesa) che affrontano le difficoltà della vita quotidiana in Sudafrica, ciascuna cercando, coltivando e, a volte, rifiutando le proprie radici indiane. Un avvenimento drammatico spezzerà però il loro delicato equilibrio e le costringerà a misurarsi con i traumi del passato e con il senso della propria identità, sempre in bilico tra due epoche, due paesi e due culture.


altSudAfrica

Alistair Morgan, Nessun dorma

Edizioni Fandango, 2011

Traduzione di Chiara Brovelli 

Al suo risveglio, John Wraith, 46 anni, giornalista free-lance, non ricorda nulla di quello che è successo. La sua memoria ha perduto temporaneamente la capacità di giudicare la profondità e la proporzione del tempo. Ripetono che passerà, che il dolore si allevierà lentamente, che le ferite si rimargineranno, eppure qualcosa che ha la solidità e l’incandescenza di un ingranaggio è pronto a esplodere dentro il suo corpo come una bomba a orologeria. Nell’incidente stradale in cui è stato coinvolto sono morte Deborah, sua moglie, e la piccola Isabelle, di appena cinque anni. Come piccole schegge impazzite dopo la deflagrazione, la memoria ricuce ogni cosa, e la verità è più nera del baratro che la inghiotte. Errore umano o diabolica volontà? Ipnotico, avvincente, crudele, nevrotico e amorale, “Nessun dorma” è il potente e folgorante studio dell’uomo nella sua più totale nudità.


altEgitto

Youssef Ziedan, Nabateo, lo scriba

Edizioni Neri Pozza, 2011

Traduzione di Daniele Mascitelli

È un caldo giorno di primavera del VII secolo quando nel Borgo a oriente del Delta egiziano, dove vive una piccola comunità cristiana, arrivano i mercanti arabi. Costantinopoli è lontana e, in questa parte dell'Impero, non vi è traccia della strenua lotta di Eraclio I di Bisanzio contro Persiani e Arabi. Dai loro brulli deserti, insieme con la polvere gialla che vaga in ogni angolo e copre tutte le strade, i mercanti arrivano con le loro larghe mantelle rigate di fili luccicanti, i turbanti bianchi avvolti sulle teste, gli occhi truccati con il kohl, alla ricerca di donne in un villaggio abituato a svuotarsi delle risate delle vergini.
Salama, il mercante di una famiglia chiamata «nabatea», poiché discendente dai Nabatei, il popolo dell'antica Petra, è venuto a prendersi Marya, una bella ragazza bianca come il cuore del grano, con occhi limpidi e grandi, ciglia spesse del colore delle notti d'inverno e folti e lunghi capelli. È venuto accompagnato dal fratello minore, noto ai mercanti come «lo Scriba», perché è colui che scrive i contratti commerciali, e come il «Nabateo», sebbene tutti loro siano nabatei. Coi suoi tratti fini e gentili, gli occhi truccati con il kohl, la veste bianca e pulita e il turbante che emana un tenue profumo, il Nabateo, così diverso da Salama che ha la testa piccola e il collo lungo, un leggero strabismo e un naso troppo grande, colpisce al cuore la giovane Marya. Al pensiero di vivere tutta la sua vita con Salama nel deserto e di lasciare sua madre e il Borgo, Marya si rattrista, tuttavia non si ribella al proprio destino. Subito dopo le nozze, parte con la carovana incontro alla sua nuova vita e, durante il duro e faticoso viaggio, apprende le usanze dei mercanti, delle loro tribù, delle loro religioni. Sa che nella Penisola araba è apparso un nuovo Profeta che ha dichiarato guerra agli Ebrei per cacciarli da Yathrib, la futura Madīnat al-Nabī, Medina. Sa che nella famiglia «nabatea» di Salama le religioni sono come gli affluenti del Nilo, numerosissime. Il fratello maggiore del marito è detto hudi, cioè giudìo,  perché si è convertito al giudaismo; Salama è cristiano, ma non praticante; la suocera è pagana, devota della dea Allat; e il Nabateo crede in due divinità Allat e El, Madre e Figlio. Ascolta, infine, rapita, le parole del Nabateo sui cicli della vita, la metempsicosi, la compresenza del principio maschile e femminile in tutti gli esseri umani.
Imponente romanzo storico che ricostruisce magnificamente l'atmosfera delle terre dell'Impero bizantino al sorgere dell'Islam, Nabateo, lo scriba costituisce una splendida conferma del talento di Youssef Ziedan, l'autore di Azazel.

Youssef Ziedan, nato nel 1958, è un rinomato studioso egiziano specializzato in studi arabi e musulmani. Attualmente è direttore del Centro dei manoscritti e del Museo affiliato alla Biblioteca d'Alessandria. Professore universitario di filosofia islamica e sufismo ha scritto numerosi libri accademici noti a livello internazionale e un romanzo, Zil al-Af 'a («Ombra del serpente»), che ha avuto una grande accoglienza di pubblico e critica.  


altSudAfrica

Phaswane Mpe, Benvenuti a Hillbrow

Edizioni Il Sirente, 2011

Unico libro scritto da Mpe, è un viaggio esilarante e sconvolgente con al centro il quartiere multirazziale Hillbrow di Johannesburg, microcosmo di tutto quanto c’è di contraddittorio, affascinante e doloroso nell’anima sudafricana del post-apartheid. È qui che si intrecciano le storie di migranti provenienti dal resto del Sud Africa e da altri stati africani, mentre la città è non solo l’aguzzino dei suoi spesso poveri abitanti, ma anche la generosa produttrice di un continuo spettacolo di vita offerto dal suo tessuto urbano. Qui si incontrano i sogni infranti della giovinezza, la sessualità e i suoi costi imprevedibili, la xenofobia, il suicidio, la violenza onnipotente e la visione africana della vita che non termina con la morte ma continua a scorrere in un regno ancestrale.
Benvenuti a Hillbrow è anche una profonda riflessione sull’arte narrativa: l’atto di raccontare ha un ruolo fondamentale nel corso di tutta la storia, tra i cui personaggi vi sono romanzieri mancati, studenti di letteratura, e poi donne di villaggio che subiscono gli effetti delle crudeli dicerie delle loro comunità, di partenza e di arrivo. Tutto questo fa di questo libro anche una metanarrativa, una storia sull’arte di raccontare.

Phaswane Mpe (1970-2004) é uno dei maggiori talenti letterari del SudAfrica post-apartheid. La sua lucidità nell'affrontare le ansie della società sudafricana  dopo la fine dell'apartheid continua a ispirare lettori che cercano di riflettere sui vecchi e i nuovi problemi del SudAfrica, e il suo stile ha segnato molti scrittori sudafricani di colore. Vero fenomeno letterario nazionale in SudAfrica, Mpe é morto di AIDS a 34 anni.


altMozambico

Mia Couto, Veleni di Dio, medicine del diavolo

Edizioni Voland, 2011

Traduzione di Daniele Petruccioli

Sidónio Rosa, giovane medico portoghese, si trasferisce a Vila Cacimba, in Mozambico, per amore della bella mulatta Deolinda. Ma la ragazza è partita e nessuno sa quando tornerà, nemmeno i suoi genitori. O almeno così dicono. Ma a Vila Cacimba nulla è come appare: il sindaco non è veramente il sindaco, gli eroi sono vigliacchi e i traditori eroi, le case svaniscono inghiottite nella nebbia africana, in “una terra che per sopravvivere deve mentire”. Al confine tra magia e realtà, nell’Africa di Mia Couto la menzogna diventa un’efficace strategia di sopravvivenza e autoconservazione.

“Un poeta capace di fare della storia del suo paese, il Mozambico, una grande metafora: la metafora della speranza e della magia come antagoniste di una realtà sinistra.” (Luis Sepúlveda)

altMozambico
 
Mia Couto, Perle
Edizioni Quarup, 2011
Traduzione di Bruno Persico
 
Un libro scarno e fulminante che nulla nasconde e tutto nomina, rivelando, le storie brevi, fluviali e compresse, esplorano e narrano così le migliaia di vite che compongono la vita di ogni essere umano, il miracolo del concepimento, la seduzione, l'invecchiamento, l'amore il dominio e il possesso, la delusione, il tradimento, ancora più atroce se non ha un volto: "Non c'era davvero un'altra donna? Proprio no. L'unico intruso era il tempo, che aveva fatto crescere e pesare la nostra routine", dirà la protagonista dello splendido "La commiatatrice". Mia Couto esplora, costringendo la forma della sua indagine a un numero sempre minimo possibile di righe - prosa di strepitoso controllo e di infinito rigore, e insieme gravida di lussureggiante fantasia -, gli abissi su cui prendono corpo, si mascherano e si truccano con il perbene le nostre rispettosissime vite. E non è forse un caso che una delle comuni passioni, dell'Autore e nostre, il calcio brasiliano, non abbia in questo libro l'aspetto lindissimo di Leonardo, persona piacevole e portabandiera del jeitinho, ma le sembianze selvagge e in qualche modo ancestrali della più trasgressiva delle sue star, Ronaldinho Gaúcho.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Segnalazioni 2009 - Archivio

 

altHelon Habila e Kadija Sesay (a cura di), Sogni, jazz e Miracoli. Nuove Avventure della narrativa africana

Robin Edizioni, 2009

Traduzione di Pier Francesco Paolini

"Sogni, miracoli e jazz" è un'antologia di racconti di autori nati in Africa o di origini africane che scrivono in lingua inglese. Raccoglie le voci di scrittori emergenti vincitori del Caine Prize, quali Binyavanga Wainaina, Segun Afolabi e Brian Chikwava, o già affermati, tra cui Biram Mboob e Mamle Kabu, le cui opere hanno vinto premi e si trovano regolarmente in antologie nazionali e internazionali. Questa raccolta affronta svariati temi, sfiorando quasi tutte le maggiori questioni dell'Africa contemporanea: l'AIDS, le migrazioni sia all'interno del continente africano che verso altri Paesi, i problemi legati alla proprietà terriera e l'identità culturale delle tante etnie. Le storie, che oscillano fra il tragico e il comico, sono accomunate dall'ottimismo, dall'amore per il proprio continente e dalla fiducia nel futuro dei loro autori. Lo stile della narrazione, tradizionale e innovativo insieme, rende omaggio agli scrittori del passato, ma solo per superare in modo brillante i percorsi narrativi già tracciati.

 

altAlain Mabanckou, Memorie di un porcospino (Autore franco-congolese)
Morellini Editore (collana Griot), 2009
Traduzione di C. Ortenzi; Simeoni M.


Una leggenda africana racconta che a ogni uomo alla nascita viene affidato un doppio nel mondo animale.

Al giovane Kibandi è stato assegnato un porcospino che lo seguirà ovunque fino agli ultimi istanti di vita. Ma del porcospino Ngoumba ha solo l'aspetto esteriore: acuto e malizioso filosofo, ritiene di non aver "nulla da invidiare agli uomini", e, facendosi "beffe della loro presunta intelligenza", rifletterà su tutto ciò che ha fatto per compiacere Kibandi. Seguendo il racconto del piccolo porcospino, il lettore si troverà invischiato in una fitta serie di omicidi a colpi di aculei, di piccole e comiche avventure. Mentre il padrone sotto l'effetto di una bevanda psicotropa perde man mano il rapporto con la realtà, il porcospino analizza e critica la lunga scia di morti che si lasciano dietro. Ma chi è l'assassino? Il porcospino o il padrone che lo spinge a uccidere? Kibandi o il piccolo porcospino che riflette e si confessa al suo amico baobab? "Memorie di un porcospino" è il secondo romanzo della trilogia inaugurata da Verre Cassé.


 
 
altEgitto
Ghada Abdel Aal, Che il velo sia da sposa!
Epoché Editore, 2009
Traduttore: B. Teresi


La protagonista del libro, Bride, «che sarebbe “sposa” ma in inglese fa più figo e la gente dirà che sono colta», non riesce a trovare marito e continua a ricevere in casa della sua famiglia visite di improbabili pretendenti. Dal cafone al microcriminale, dal bugiardo al logorroico so-tutto-io, dal megatifoso di calcio al «bello e impossibile» innamorato di una collega, l’Autrice ci regala in stile ironico e brillante una carrellata di personaggi, spassose caricature di uno stereotipo maschile che travalica le frontiere egiziane. Inoltre, Bride analizza in modo schietto e senza peli sulla lingua gli aspetti della società in cui vive e in cui va «a caccia di marito», un mondo orientale di cui ci offre uno spaccato giovane e attualissimo.

Ghada Abdel Aal ha trent'anni e vive al Cairo. Di professione farmacista, ha creato un blog chiamato "Voglio sposarmi" (http://wanna-b-a-bride.blogspot.com, in lingua araba), che ha ottenuto un tale successo di pubblico da spingere l'importante casa editrice Dar El Shorouk a chiederle di adattarne i contenuti per un libro. Il romanzo oggi è un best seller da cui sarà tratta anche una serie per la televisione egiziana.


 

altAngola
Manuel Rui, Il bambino della cascata e altri racconti
A cura di Vincenzo Barca e Serena Magi
Edizioni Lavoro, 2009 - Collana L'Altra Riva
 

Una raccolta di racconti con cui l'angolano Manuel Rui ci offre cinque vividissimi scorci del suo paese. L'Angola si mostra attraverso la vita ostinata di un popolo che sfida quarant'anni di guerre e di devastazione, in una società in cui l'avanzare imperterrito della modernità contrasta con l'arretratezza delle campagne e delle periferie urbane. Manuel Rui ricuce le trame sfilacciate dei destini della sua gente proponendo una carrellata di personaggi straordinariamente umani, tragici, comici, magici, sprovveduti e lestofanti. I protagonisti dei suoi racconti s'incontrano in storie sul limite della Storia, all'interno di una lingua prodigiosa che porta in sé le tracce e le voci di una realtà sorprendente. Le Estórias sono vicende che vivono nella leggerezza e nella porosità dell'oralità; storielle che passano di bocca in bocca, che si raccontano con la forza e l'ingenuità di chi prova a raccontarsi per sopravvivere.

 

 
 
altMarie Ndiaye, Una stretta al cuore (autrice franco-senegalese)
Giunti Editore, 2009
 

Nadia e Ange, marito e moglie, insegnano a Bordeaux nelle medesima scuola e vivono il loro mestiere come un'autentica missione. All'improvviso, la coppia diventa oggetto di una generale, inesplicabile malevolenza: nessuno li guarda più in faccia, gli allievi li temono, perfino i figli si allontanano da loro... Mentre il rifiuto e la pressione sociale si fanno insostenibili, la donna cerca di capire quale colpa o passo falso abbia provocato tutto questo, e soprattutto cosa sta succedendo ad Ange che, improvvisamente ferito in modo grave e misterioso, si allontana da lei e viene assistito invece con premura ossessiva da Noget, il vicino di casa sempre disprezzato, che ora si impone come protettore non richiesto. E poi, anche il corpo di Nadia le si rivolta contro, si gonfia per colpa di un "ospite" oscuro che cresce dentro di lei... Saranno la luce e il calore del sud della Francia e soprattutto l'amore dei genitori a lungo ignorati a "guarire" la donna, offrendole un insperato sollievo dopo l'incubo inspiegabile.

L’autrice: Marie Ndiaye è la vincitrice del Premio Goncourt 2009, il più prestigioso premio letterario francese. Nata nel 1967 a Pithiviers, in Francia, da madre francese e padre senegalese, Marie Ndiaye è la prima donna di colore a vincere il Goncourt. Precocissima, ha iniziato a scrivere all’età di dodici anni e ha pubblicato il suo primo libro, Quant au riche avenir, appena diciassettenne. È autrice di sette romanzi, tra i quali En famille e Rosie Carpe (Prix Femina, 2001) e di pièce teatrali come Providence e Papa doit manger.

 

 

altAngola

Simão Kikamba, Senza fermata

Epoché Edizioni, 2009

Traduzione di: Monica Martignoni
 

«NON CI SONO LAVORI STUPIDI, SOLO PERSONE STUPIDE CHE SOTTOVALUTANO DELIBERATAMENTE CERTI MESTIERI»

Manuel Mpanda, il protagonista del romanzo, desidera tornare in Angola, il suo paese natale. Nonostante le suppliche dei suoi famigliari che lo esortano a restare a Kinshasa, dove perlomeno esiste una parvenza di pace, una mattina all’alba sale a bordo di un camion e parte alla volta di Luanda, dove si innamora e si sposa con Isabel. Gli avvicendamenti al governo e le violente repressioni politiche lo spingono a lasciare il paese per il Sudafrica, dove conta di trovare un lavoro e costruire un futuro per la moglie e la figlia appena nata, rimaste in Angola in attesa di raggiungerlo. A Johannesburg, tuttavia, Mpanda si scontra con la xenofobia e il razzismo dei sudafricani, incapaci di uscire da un apartheid che risulta finito soltanto sulla carta. Con uno stile diretto, emozionante e commovente, Simão Kikamba demolisce lo stereotipo dell’immigrato africano e rivela dinamiche e mentalità che l’Occidente non sospetta.

Simão Kikamba è nato nel 1966 a Sacadica, in Angola. Due anni dopo, la sua famiglia è emigrata nella Repubblica Democratica del Congo. Tornato in Angola nel 1992, è stato arrestato nel 1994 a causa dell'opposizione politica. Dopo il suo rilascio si è trasferito a Johannesburg, in Sudafrica, dove tuttora vive e lavora. Senza fermata, il suo romanzo d'esordio, ha vinto il Charles Bosman Award per la narrativa inglese.

 


 

altM. Cristina Mauceri, M. Grazia Negro, Nuovo immaginario italiano

Sinnos Editore, 2009

 Gli scrittori italiani contemporanei come rappresentano gli stranieri arrivati recentemente in Italia? E gli scrittori migranti come ci vedono e come si vedono interagire con noi? In questo libro, l’analisi comparata della letteratura autoctona e di quella migrante rappresenta una novità assoluta nella ricerca interculturale in Italia, sia per la quantità e la varietà dei testi considerati, sia per la completezza dell’arco temporale, che parte dal 1990, data di nascita della letteratura italiana della migrazione. L’esame di alcune tipologie di figure dello straniero immigrato utilizza un innovativo metodo di ricerca: i testi degli scrittori italiani sono contrappuntati con quelli degli scrittori migranti, in una specie di colloquio interculturale che le autrici propongono come esercizio all’ascolto e all’interpretazione dell’incontro - pratica vitale in una società europea in via di creolizzazione. L’immagine dell’Italia che emerge da questo saggio è quella di una nazione che, pur avendo rimosso il proprio passato di emigrazione, sta lentamente aprendosi ai cambiamenti apportati dalla presenza di comunità straniere sul suo territorio. Un libro importante per riflettere sul ruolo della letteratura, che racconta e dà senso ai mutamenti della società italiana e prospetta possibili scenari di come essa sotto l’impatto della Grande Migrazione stia cambiando e vada rinnovandosi.
 


altSudafrica

Wicomb Zoë, In piena luce

Baldini Castoldi Dalai editore, 2009
Traduzione di Francesca Romana Paci, Angela Tiziana Tarantini
 

Marion Campbell, giovane sudafricana bianca, è proprietaria di una piccola agenzia di viaggi a Cape Town. Donna schiva e riservata, conduce una vita agiata, ha una bella casa con vista sull’oceano, gira in Mercedes, non ha legami affettivi importanti e, soprattutto, è totalmente indifferente a quelle «sciocchezze sulla razza» che hanno segnato il suo Paese. Tuttavia la sua decisione di assumere Brenda Mackay, una ragazza di colore, e una foto pubblicata dalla Truth and Reconciliation Commission (il tribunale speciale incaricato di giudicare le violazioni dei diritti umani durante l’apartheid) sconvolgeranno il suo universo e faranno nascere in lei il bisogno di scavare nella propria infanzia.
Affiora così la menzogna che il padre e la madre hanno recitato per anni allevandola «senza il fardello della storia, in un mondo plasmato dal colore e dal mistero delle radici». Nati con la «fortuna» di avere la pelle chiara, infatti, i suoi genitori hanno fatto parte di quella gente coloured che ha rinnegato le proprie origini cercando di confondersi con la razza padrona. Marion cresce così, dando per scontato il suo essere bianca, cullata da un padre che la chiama «mia piccola sirena», come se fosse l’eroina di una fiaba, eppure segnata dal silenzio di una famiglia in cui è meglio non fare domande per evitare di sentire bugie. Spetterà proprio a Marion riconciliarsi con il passato, mettendo la verità in piena luce. Perché la pelle ha una memoria che non si cancella, anche se sembra candida come la neve appena caduta.

«Recitare la parte dei bianchi, giocare a fare i bianchi: mai definizione è stata più inadeguata. Non c’era niente del gioco nella loro condizione. Non soltanto erano terribilmente seri, ma quella faccenda di fare i bianchi richiedeva coraggio, determinazione, perseveranza, impegno. Nemmeno nell’intimità della loro casa potevano lasciarsi andare. Nella luce accecante del bianco, camminavano esposti: gechi pallidi, vulnerabili, dalla struttura scheletrica visibile attraverso la carne trasparente. Con una figlia da allevare, una distinzione fra pubblico e privato era un lusso che non potevano neanche prendere in considerazione; l’io pubblico richiedeva tutte le loro energie. Sotto l’abbagliante luce della ribalta dei bianchi, recitavano con diligenza, con continuità; il passato, e con esso la coscienza, si erano ridotti a un punto nero in lontananza.»

«Per anni abbiamo atteso di vedere quale sarebbe stato il volto della letteratura sudafricana dopo l’apartheid. Zoë Wicomb non viene meno alle aspettative.»
J.M. Coetzee

«Seducente, brillante e ricercata… Una straordinaria scrittrice.»
Toni Morrison, «The New Press»

«La prosa della Wicomb è vigorosa, articolata, lirica… Una scrittrice raffinata che combina la ricchezza della prosa contemporanea alla semplicità delle storie familiari.»
Bharati Mukherjee, «The New York Times Book Review»

Zoë Wicomb (1948) è una delle voci più originali della letteratura sudafricana contemporanea. Durante l’apartheid è stata per vent’anni in esilio volontario in Inghilterra ed è tornata nel suo Paese nel 1991. Sposata, con un figlio, vive a Glasgow, dove insegna letteratura inglese alla University of Strathclyde. Con David’s Story (2000), ha vinto il Sunday Times Fiction Prize in Sudafrica. In piena luce è stato tra i finalisti del Commonwealth Writers’ Prize 2007.

 


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Miriam Makeba - Nomsa Mwamuka, La storia di Miriam Makeba

Traduzione di Elisa Fabbri

Edizioni Gorée, 2009

Il libro ripercorre la vita di Makeba, dai suoi primi passi con i Manahattan Brothers fino alla sua partenza dal Sud Africa. Racconta anche la vita di Makeba in America e la sua amicizia con Harry Belafonte, le sue numerose esibizioni, compresa quella per il compleanno del Presidente John Kennedy insieme ad artisti come Ella Fitzgerald e Marilyn Monroe. L’autobiografia, corredata da numerose fotografie, ripercorre sia i momenti della vita privata, come il matrimonio con Stokely Carmichael, sia la vita pubblica fatta di viaggi in Africa e in tutto il mondo per partecipare alle feste per l’indipendenza di vari paesi. Nelle pagine di questo volume la storia personale della cantante si intreccia con la Storia del Sudafrica e della lotta per i diritti umani, accostando eventi come la liberazione di Nelson Mandela al ritorno in patria di Makeba dopo 31 anni di esilio e la sua decisione di vivere in Sud Africa.
 
 

 

altAngola

Pepetela, La Generazione dell'utopia

Edizioni Diabasis, 2009

Traduzione di Sara Favilla
Prefazione di Romano Prodi
Postfazione di Roberto Vecchi e Vincenzo Russo

Pubblicato nel 1992, questo straordinario romanzo – composto da quattro parti corrispondenti ai quattro tempi della storia pubblica e privata dei protagonisti – abbraccia trent'anni esatti di storia dell'Angola, dall'inizio della guerra d' indipendenza combattuta contro l'Impero portoghese (1961) ai giorni nostri (dopo il 1991). I quattro capitoli organizzati, secondo una tecnica di segmentazione temporale che Pepetela ha già sperimentato in altre opere – e rispettivamente intitolati La Casa (1961), La savana (1972), Il polipo (aprile 1982), Il tempio (a partire dal 1991) – disegnano,
con sguardo spietato, la parabola esistenziale di quella generazione che si trovò a vivere l'epopea delle lotte per l'indipendenza dal colonizzatore portoghese e combattere più prosaicamente una guerra civile che all'indipendenza fece seguito. Considerato uno dei migliori romanzi africani del XX secolo e tra i cento migliori libri in assoluto secondo la celebre lista divulgata dall'Africa Book Centre nel 2002 a Accra in occasione della Fiera Internazionale del Libro dello Zimbawe, La generazione dell'Utopia è anche una disincantata radiografia narrativa dell'Angola contemporanea in cui gli echi e i fantasmi del passato non rendono ancora distinguibile le glorie e le ombre che offuscano il presente.

L'Autore
Pepetela è il nome letterario, dallo pseudonimo adottato durante la guerra, di uno dei più importanti scrittori contemporanei, l'angolano Artur Carlos Mauricio Pestana dos Santos (Benguela, 1941). Dopo aver studiato in Portogallo
e in Francia si laurea in Sociologia in Algeria. Nel 1969 combatte con l'MPLA (Movimento Popolare per la Liberazione
dell'Angola) nel quale avrà un ruolo nel Comitato Centrale. Viene nominato vice ministro dell'Educazione durante il governo di Agostinho Neto. I suoi libri, tra i quali Muana Può, Mayombe, O cão e os caluandas, Lueji, A Geração da Utopia, O desejo
de Kianda, pubblicati quasi tutti dopo l'indipendenza dell'Angola, gli valgono nel 1997 il Premio Camões, già consegnato ai portoghesi Vergìlio Ferreira e José Saramago, e al brasiliano Jorge Amado. Attualmente è professore di Sociologia presso la Facoltà di Architettura di Luanda, città in cui vive.

sul libro La generazione dell'utopia di Pepetela, vedi anche la recensione di Giulia De Martino


 

Segnalazioni 2010 - Archivio

Marie Reine Toe

Il mio nome è Regina

Editore Sonzogno, 2010

 

"MI CHIAMO MARIE REINE JOSIANE MAANDINIMA TOE.
JOSIANE, PER MIA MADRE.
MAANDINIMA, PER MIA NONNA.
REINE, SOLO REINE, PER MIO PADRE.
MARIE, PER TUTTI GLI ALTRI.
DA SEMPRE SONO STATA TANTE PERSONE.
TANTE QUANTE I NOMI CHE AVEVO.
Ma è del mio nome africano Maandinima che voglio parlare."

Se un colpo di stato cambia all’improvviso la vita di un Paese, può succedere che una bambina di nove anni debba fare i conti con la Storia. È quello che accade alla piccola Marie Reine Toe quando Thomas Sankara prende il potere in Alto Volta, l’attuale Burkina Faso. Il padre, André Toe, è un importante funzionario del vecchio regime di Saye Zerbo e sarà vittima degli eccessi della Rivoluzione. È la fine dell’infanzia dolce e dorata di Marie Reine, ma anche l’inizio dell’appassionante avventura che dai sobborghi di Ouagadougou la porterà in Italia. Le scoperte si susseguono a un ritmo frenetico, che pulsa come quello della musica assordante delle discoteche in cui la bellissima Marie Reine lavora come cubista. Amicizie, amori, eccessi le faranno conoscere le pieghe più nascoste di questo nuovo mondo, fino a quando l’orgoglio di riprendersi in mano la propria vita le esploderà dentro per farla ricominciare.
Vera e toccante, ricca di svolte improvvise, ecco la sua storia


Pap Khouma

Noi italiani neri

Baldini Castoldi Dalai, 2010

Quali sono, oggi, le aspirazioni e i disagi quotidiani di chi indossa la pelle nera in Italia? Come vivono i nuovi italiani neri, figli di coppie miste, o adottati, o nati da genitori africani residenti da decenni nel nostro Paese? E soprattutto, esiste un problema razzismo in Italia? Come va concepita la nozione di cittadinanza nella nostra società, destinata a essere sempre più multietnica?
Mescolando sapientemente l’inchiesta giornalistica con la finzione narrativa, il piano del presente e del passato, Noi italiani neri si muove tra i campi di calcio – infestati dal razzismo degli ultrà, in Italia, Francia e Inghilterra, a volte con la connivenza di certa politica – e i campi di battaglia della seconda guerra mondiale, raccontando il sacrificio di migliaia di soldati neri che combatterono contro le armate hitleriane, contribuirono alla vittoria ma non poterono, per il razzismo dei vertici militari americani, partecipare alla parata per la liberazione di Parigi e furono dimenticati dalla storiografia europea. Dal calcio alle banlieue, modello di integrazione fallita da cui trarre utili lezioni per le nostre periferie, attraverso le parole di figli delle migrazioni africane nati o cresciuti tra Parigi e Milano, giovani che amano la terra dove sono nati, ma cui viene negata la piena cittadinanza, anche dopo diverse generazioni. Casi di italiani neri perfettamente integrati, come il calciatore Mario Balotelli, ospite obbligato per le polemiche nate dalle accuse di alcune frange di tifosi secondo cui «Un negro non deve giocare nella Nazionale italiana di calcio! Un negro non può essere italiano!»
Un libro di denuncia ma anche di speranza, che se da un lato ritrae un’Italia vittima di pregiudizi arcaici che nega a se stessa l’irreversibilità delle sue trasformazioni culturali e sociali, dall’altro stupisce per la serena lungimiranza dei nuovi italiani di colore, che non fanno le vittime ma sanno che la storia darà loro ragione e contribuiranno a costruire un Paese migliore.

Pap Khouma, senegalese di nascita e cittadino italiano, è direttore della rivista on-line di letteratura della migrazione «El-Ghibli». Vive a Milano e lavora in libreria. Dopo il grande successo del suo primo romanzo Io, venditore di elefanti, ripubblicato per B.C.Dalai editore, nel 2005, sempre per BCDe, è uscito Nonno Dio e gli spiriti danzanti.


Amara Lakhous

Divorzio all'islamica a Viale Marconi

Edizioni e/o, 2010

 

alt2005. I servizi segreti italiani ricevono un’informativa: un gruppo di immigrati musulmani, che opera a Roma nella zona di viale Marconi, sta preparando un attentato. Per scoprire chi siano i componenti della cellula viene infiltrato Christian Mazzari, un giovane siciliano che parla perfettamente l’arabo. Christian inizia la sua indagine.............

 Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970 e vive a Roma dal 1995. Dopo la fuga dal suo paese, si è stabilito a Roma, dove vive e lavora. Si è laureato in Filosofia presso l’Università di Algeri e in Antropologia Culturale presso l’Università La Sapienza di Roma. Nel nostro paese ha pubblicato il suo primo Le cimici e il pirata (Arlem, 1999, in arabo con traduzione in italiano), e in Algeria il secondo: ambientato a Roma, Come farsi allattare dalla lupa senza essere morso, è stato riscritto da lui in italiano con il titolo Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio.


sul libro di Amara Lakhous vedi anche la recensione di Marie-José Hoyet


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Igiaba Scego, La mia casa è dove sono

Editore Rizzoli, 2010

 

Quando è scoppiata la guerra in Somalia Igiaba non se n'è accorta. Aveva sedici anni, stava a Roma, e quella sera sperava solo di baciare il ragazzo che le piaceva. Non sapeva che per due anni non avrebbe più avuto notizie di sua madre. Non sapeva che la guerra si porta via tutto, anche l'anima. Igiaba è nata a Roma perché suo padre, ex ministro degli Esteri somalo, ci veniva a "studiare la democrazia" negli anni Cinquanta. E al Sistina era rimasto stregato dalla voce di Nat King Cole e dalla sensazione che in quella città si potesse ricominciare a sognare. Se ne ricordò tanti anni dopo, quando il colpo di stato di Siad Barre costrinse lui e la famiglia all'esilio in un altro paese. Per questo Igiaba per lungo tempo ha sentito parlare della sua terra solo attraverso le fiabe della madre e i racconti nostalgici dei fratelli, che ricordavano i fasti passati. Lei della sua infanzia romana ricorda bene invece gli insulti dei compagni di classe per il colore della sua pelle e le incursioni a Trastevere con la madre, nel cuore della notte, per avere un po' di pasta e qualche vestito dalle associazioni del quartiere. Ora è diventata la voce ironica e intensa della seconda generazione, sospesa tra il fascino per le proprie radici e l'amore per la terra in cui è cresciuta. Questo è il racconto di cosa significa portarsi dietro la propria casa in un paese nuovo, delle difficoltà di essere accolta, accettata, amata. È la storia di Igiaba ma, in fondo, parla di noi.
 


altEgitto

Magdi El Shafee, Metro-Graphic novel

Traduzione di Ernesto Pagano

Edizione Il Sirente, 2010 

Romanzo a fumetti, ambientato nella Cairo contemporanea, nel bel mezzo dell’insicurezza che investe la sfera finanziaria, ma non risparmia neanche quella sociale. Il protagonista è il signor Shihab, un software designer che non riuscendo a pagare il debito contratto con uno strozzino, organizza una rapina in banca per risolvere definitivamente i problemi finanziari. Per realizzare l’impresa si avvarrà della complicità dell’amico Mustafà il quale, però, lo lascerà a bocca asciutta e fuggirà con la refurtiva.
Nei disegni del talentuoso El Shafee si srotolano gli avvenimenti egiziani degli ultimi anni, cadenzati dalle fermate della metro che portano il nome dei dirigenti egiziani: Saad Zaaghloul, Nasser, Sadat e Mubarak. Metro è un triller, una storia d’amore e un romanzo politico metropolitano che si anima dietro le facciate e nei sotteranei dell’affascinante e decadente Cairo. Censurato per alcune immagini considerate porno, al Cairo ormai non si trova più neanche una copia, l’autore e l’editore, famoso blogger e militante del movimento Kifayya sono stati processati lo scorso luglio.


Nigeria

altKen Saro-Wiwa, Un mese e un giorno. Storia del mio assassinio

Traduzione di Marta Codignola

Baldini e Castoldi editore, 2010

"Dio prenda la mia anima, ma la lotta continui."
ultime parole di Ken Saro-Wiwa prima di essere impiccato

Questa è la storia di un uomo che si è battuto per i diritti del suo popolo: gli Ogoni. L’arma principale della lotta di Ken Saro-Wiwa è stata la parola, che quando è capace di mandare messaggi forti e chiari sa unire le persone e smascherare le ipocrisie. I suoi discorsi, la straordinaria capacità di mobilitare le masse, la notorietà presso la gente lo hanno reso il bersaglio principale del governo militare nigeriano, che ha reagito decretando il suo assassinio.
In occasione del decimo anniversario della sua esecuzione, avvenuta il 10 novembre 1995 per impiccagione insieme ad altri otto militanti del Mosop (il Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni), è stata pubblicata una nuova edizione di questo libro – con la prefazione del premio Nobel Wole Soyinka – che contiene il suo diario del mese e un giorno di detenzione nel 1993 – vera e propria autobiografia politica – il suo straziante testamento, rivolto al giudice del tribunale militare che lo aveva condannato a morte, alcune lettere della corrispondenza con gli amici, quelle di cordoglio inviate alla famiglia da personaggi illustri come Nelson Mandela, Ethel Kennedy, Chinua Achebe, Ben Okri, Harold Pinter, Salman Rushdie, Arthur Miller, Susan Sontag, Alice Walker, Fay Weldon, Nadine Gordimer, e le commoventi lettere scritte dal figlio al padre dopo la sua morte.

 


Angola

altJosé Eduardo Agualusa, Le donne di mio padre

Traduzione dal portoghese di Giorgio de Marchis

Edizioni, La Nuova Frontiera, 2010

Chi era mio padre? Per trovare una risposta a questa domanda, Laurentina si mette in viaggio alla ricerca delle proprie radici. Da Luanda fino alla Zambesia, passando per le ferite ancora aperte del Sudafrica, un viaggio scandito dalle rivelazioni delle tante donne amate da Faustino Manso e da incontri indimenticabili : pianisti senza mani e vendicatori insonni, contrabbandieri di diamanti ed eroi dimenticati, un contrabbasso stregato e il più bel film della storia del cinema.
Un romanzo straordinario che attraversa l'Africa come un oceano notturno alla ricerca di una risposta, pur sapendo che la verità, in fondo, è solo l'unica risorsa di chi non ha immaginazione.

José Eduardo Agualusa è nato nel 1960 a Huambo, in Angola e oggi vive tra Lisbona, Rio de Janeiro e Luanda. Giornalista ed editore, è soprattutto l'autore di alcuni tra i romanzi più apprezzati negli ultimi anni dai lettori portoghesi e brasiliani. Le sue opere, alcune delle quali saranno presto adattate per il cinema, sono state tradotte nelle principali lingue europee. In Italia, la Nuovafrontiera ha già pubblicato i romanzi Quando Zumbi prese Rio (2003) e Il venditore di passati (2008), vincitore dell'Independent Foreign Fiction Prize, prestigioso riconoscimento attribuito ogni anno al miglior romanzo straniero tradotto in inglese.


sul libro Le donne di mio padre di José Eduardo Agualusa, vedi la recensione di Rosella Clavari


altSudafrica

Marlene Van Niekerk, La via delle donne

Neri Pozza editore, 2010

La via delle donne, il secondo libro della scrittrice sudafricana Marlene van Niekerk, esplora con capacità il rapporto esistente tra due donne, una “padrona” e la sua “serva”, nel lungo arco di cinquanta anni. In controluce, però, è la storia del loro Paese, il tormentato Sudafrica, che scorre tra le righe degli avvenimenti che cambiano il volto della fattoria di Grootmoedersdrift . Ora diario, ora romanzo della memoria , ora monologo -flusso di coscienza, sottile gioco di specchi tra gli errori di una protagonista e le vicissitudini dell’altra, scrupolosa attenzione ai dettagli e alla comunicazione non verbale: il libro di Marlene Van Niekerk ha fatto dire ai critici del Times Literary Suplement che ci troviamo di fronte a: «Il più importante romanzo sudafricano dai tempi di Vergogna di Coetzee».

Marlene van Niekerk è nata nel 1954 in una fattoria di Caledon, nella Provincia del Capo Occidentale, in Sudafrica. Dopo gli studi in psicologia, lingue e letteratura, ha ottenuto una cattedra prima all'università di Witwatersrand e poi di Stellenbosch, dove insegna Letteratura Afrikaans e Olandese


Sudafrica

altBreyten Breytenbach. Le confessioni di un terrorista albino

Traduzione di Maria Teresa Carbone

Alet edizioni, 2010

Breyten Breytenbach racconta la storia del proprio arresto in Sudafrica, nel novembre del 1975. Arrivato a Johannesburg per battersi contro il regime dell’apartheid, Breytenbach viene accusato di essere un agente del KGB e sbattuto in prigione, dove resterà per 7 lunghi anni. Lo scrittore rievoca le angherie subite, la vita dei detenuti, ma anche l’importanza della scrittura, come strumento di evasione e di libertà. Una denuncia atemporale di ogni forma di razzismo, schiavitù, odio, apartheid.

"Nessuno di noi può prescindere da questa straordinaria testimonianza"

Nadine Gordimer, Premio Nobel per la Letteratura

 


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Etiopia

Maaza Mengiste, Lo sguardo del leone

Traduzione di Massimo Ortelio

Neri Pozza, 2010

vd. anche la recensione a cura di Giulia De Martino

In un giorno del 1974, la vita di Hailu e di milioni di etiopi muta di colpo. Dal cielo terso e acceso dal sole di Addis Abeba, gli elicotteri dell'esercito imperiale lasciano cadere migliaia di volantini. Adagiandosi al suolo con la grazia di piume strappate, i fogli annunciano alla popolazione l'impensabile: la ribellione dell'arma a una «monarchia vetusta e decadente», incapace di assicurare alla giustizia i corrotti e i responsabili della carestia che flagella l'Etiopia.
Nei mesi seguenti l'imperatore Hailè Selassiè, subito dopo aver firmato l'ordinanza di scioglimento del governo e del consiglio della corona, viene arrestato e trasportato in una modesta casa sulla collina che sovrasta la capitale.
Nella notte fra il 26 e il 27 agosto del 1975, l'eletto del Signore, il monarca con nelle vene il sangue di re Salomone, il Leone di Giuda che ha combattuto Mussolini, viene soffocato con un cuscino e sepolto sotto il pavimento di una latrina, di fronte alla finestra dell'ufficio del nuovo tiranno, Menghistu.
Nei trent'anni trascorsi come medico del Prince Mekonnen Hospital, ribattezzato dal nuovo regime Black Lion Hospital, Hailu non ha mai visto una città così sconvolta come ora. Jeep e uniformi, marce militari e assemblee obbligatorie, una continua parata di manifesti propagandistici, stelle, falci e martelli, operai dall'aria fiera e con i pugni alzati e, soprattutto, incessanti arresti ed esecuzioni di intellettuali, notabili, aristocratici e funzionari imperiali finiti, inermi, nelle mani del Derg, il consiglio della rivoluzione, dopo essersi fidati della sua falsa promessa di non ricorrere a un bagno di sangue.
Il Derg ha trasformato persino l'ospedale in un luogo desolato, pieno di dottorini russi e pazienti etiopi mal assistiti e afflitto da una perenne scarsità di medicinali.
Hailu tuttavia, non si ribella. Continua la sua vita segnata dalla solitudine seguita alla morte della moglie per un male incurabile, anche quando scopre che il figlio più giovane, Dawit, non frequenta affatto i corsi universitari, ma le riunioni clandestine della resistenza studentesca contro il Derg.
Un giorno, però, al Black Lion Hospital viene trasportato il corpo di una ragazza avvolto in un foglio di plastica trasparente. Un corpo orrendamente torturato, i jeans e la camicetta a fiori letteralmente zuppi di sangue, i piedi che sporgono gonfi dall'estremità della barella. Un'oscenità inaudita, che costringe Hailu a drammatiche e inevitabili decisioni.
Opera strabiliante sulla tragedia di una rivoluzione e sull'insopprimibile bisogno di libertà degli esseri umani, Lo sguardo del leone svela, sulla scena letteraria mondiale, l'originalità e la potenza del nuovo romanzo africano.

 

altAngola

José Luandino Vieira, Di fiumi anziani e guerriglieri - I. Il libro dei fiumi
Gruppo Albatros, 2010

Prefazione di Roberto Francavilla, docente di Lingua e Letteratura Portoghese presso l’Università degli Studi di Siena

Lo chiamano Kapapa, “Razza”, perché ha i piedi come razze. È giovane, va a pesca con la sua barca a vela su un antico fiume della propria terra, l’Angola, umiliata dai colonizzatori portoghesi. Due soldati lo vedono, a loro Kapapa sembra un tipo sospetto, lo vogliono prendere, arrestare, umiliare. Ma Kapapa sfugge loro di mano come le anguille che pesca dal fiume, e scappa, scappa nella giungla e lì trova i guerriglieri cui si unisce, lì trova la storia degli antichi fiumi della propria terra, fiumi in cui scorre il sangue degli africani che da sempre resistono e lottano per la libertà e l’indipendenza.
In questo suo capolavoro, primo capitolo di una trilogia, José Luandino Vieira ci conduce attraverso i fiumi che delimitano la memoria di un popolo, di una nazione, di un intero continente, sfociando in una narrativa densa, sconcertante, favolosa.
 
“Ho visto fiumi. Fiumi primevi, primigeni, ante-nati del mondo, limacciosi torrenti di sangue disumano nelle vene degli uomini. L’anima mia scorre profonda come le acque di questi fiumi. Ma nella guerra civile della mia vita, io, nero, mi misi a pensare: troppi fiumi – alcuni li ho visti, altri sentiti, mi sono bagnato almeno due volte in quelle stesse acque.”
 
José Luandino Vieira, nato in Portogallo, ha acquisito la cittadinanza angolana per la sua partecipazione al movimento di liberazione nazionale e il suo contributo alla nascita della Repubblica Popolare dell’Angola. Arrestato dalla polizia portoghese, è stato lungamente detenuto per il suo impegno politico. A partire dal 1972 inizia la pubblicazione della sua opera, scritta
quasi interamente durante la prigionia. Tra i maggiori esponenti della cultura e della società angolana e africana, è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti come il Premio Castelo Branco, per il suo libro d’esordio Luuanda, e il Premio Camões, il più prestigioso riconoscimento letterario portoghese, che tuttavia ha rifiutato.



Mozambico
Paulina Chiziane, L'allegro canto della pernice
Traduzione dal portoghese di Giorgio de Marchis
Edizioni La Nuova Frontiera, 2010 

Su questo romanzo, vd. anche la recensione a cura di Giulia De Martino

L'amore è una trappola per topi. Serafina lo ha sempre detto, Delfina ne è convinta, Maria das Dores lo scoprirà presto. Tre generazioni di donne per raccontare storie di amanti, madri, figlie, sorelle, puttane e mogli che hanno dovuto scegliere tra la libertà e il dolore, tra la fame e l'ipocrisia, per dimostrare al mondo che il paradiso è sempre tra le braccia di una madre.
Paulina Chiziane ci porta di nuovo in Zambesia, nel Mozambico degli anni Cinquanta, durante il regime coloniale portoghese e, ancora una volta, svela ai suoi lettori tutta la magia e la forza di una terra sconosciuta e affascinante.
L'allegro canto della pernice è un indimenticabile romanzo sull'amore, ma anche una spietata requisitoria sul razzismo che non potrà che scuotere le nostre rassicuranti certezze, puntando con coraggio il dito sulle responsabilità individuali di tutti: vittime e carnefici.

Paulina Chiziane è nata a Manjacaze, nel sud del Mozambico, nel 1955. Durante la guerra civile ha collaborato con la Croce Rossa Internazionale in alcune delle zone più colpite dal conflitto e attualmente è impegnata in Zambesia, dove coordina programmi di sviluppo per conto di organizzazioni internazionali. Nel 1990, ha pubblicato Balada de amor ao vento, diventando la prima donna mozambicana ad aver scritto un romanzo. Oggi, dopo Il settimo giuramento e Niketche. Una storia di poligamia, romanzi che l'hanno definitivamente consacrata come una delle voci più intense e originali della nuova letteratura africana, continua a definirsi una raccontarice di storie che recupera la ricca tradizione orale del suo paese. Le sue opere sono tradotte in molte lingue, tra le quali il francese, l'inglese, il tedesco e lo spagnolo. L'allegro canto della pernice è il suo quinto romanzo.

 


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Guinea Equatoriale

Donato Ndongo, Il metrò

Cura, traduzione e prefazione di Valeria Magnani

Edizioni Gorée, 2010


Obama Ondo vive in un villaggio rurale nel cuore dell’Africa nera. dove emergono tutte le contraddizioni del colonialismo.
Nella sua fuga verso la città, il protagonista prende coscienza dell’assenza di prospettive in un paese governato da una classe politica arrogante e corrotta, e comincia a sognare l’Europa. Lo attende una drammatica odissea per mare, fino all’incontro-scontro con la società dei «bianchi», tra alienazione e speranze di integrazione.


Un affresco vivo e coinvolgente dell’Africa post-coloniale e contemporanea, l’epopea personale di un uomo che è disposto a inseguire i propri sogni anche a costo della vita.

Una scrittura appassionante che trascina il lettore in un vortice di incontri ed emozioni forti.
Un racconto a più voci che non rinuncia al ritmo narrativo dei cantastorie africani, e che rivela il talento di uno degli autori africani più interessanti di questi ultimi anni.
«L’autore utilizza con arte la storia di Lambert Obama Ondo per guidarci a esplorare l’universo Africa in tutte le sue componenti: l’evoluzione della donna nel contesto sociale, la poligamia, la spiritualità, l’ottimismo, lo smantellamento delle strutture sociali e culturali tradizionali. E ancora, ci parla dei responsabili del divario nord-sud del mondo, dei manipolatori, della stregoneria e della medicina, di tutte quelle sfaccettature che nel nostro immaginario fanno dell’Africa un mito o una condanna». (Valeria Magnani)
 

Annotazioni:
«Nonostante avesse perso la sfacciataggine e l’insolenza dei suoi avi, Lambert Obama Ondo, membro del clan degli yendjok, si sforzava di affermare e mantenere viva la sua africanità in ogni luogo e circostanza».


su questo romanzo vedi anche la recensione a cura di Giulia De Martino


 

altCiad 

Nimrod, Le gambe di Alice
Traduzione  di Cinzia Poli
Edizioni Nottetempo, 2010
Numero di pagine: 112
Prezzo: € 14,00


Dalla cattedra avevo occhi solo per il piede di Alice," racconta il giovane insegnante protagonista del romanzo. Quando ritrova la sua allieva nel furore della guerra civile che devasta il Ciad, l'uomo decide di portarla con sé nella fuga che lo allontana dalla capitale per avvicinarlo al villaggio dell'interno dove vive la sua famiglia. I piedi, le gambe, la verginità della ragazza sono un sortilegio che lo tiene avvinto per tutto il viaggio. L'incontro con Alice diventa una diversione nella fuga dalla guerra, dalla moglie, dalle regole. Diviso fra il desiderio di costruire con la ragazza un'illusione amorosa, e la consapevolezza della sua meta, l'uomo si dibatte fra l'ossessione erotica e l'ansia di arrivare a casa.

Nimrod (1959), pseudonimo di Nimrod Bena Djangrang, é romanziere, poeta e saggista. Nato in Ciad, vive attualmente in Francia dove ha ricevuto vari premi per le sue raccolte poetiche. Nel 2001 ha pubblicato il suo primo romanzo "Le gambe di Alice".

Egitto
 
Youssef Ziedan, Azazel
Traduzione di Lorenzo Declich e Daniele Mascitelli
Neri Pozza editore, 2010
€ 18,00
 
altUna cella di due metri per lato. Una fragile porta di legno sconnessa. Una tavola, con sopra tre pezze di lana e lino, e un tavolino con un calamaio e una vecchia lampada con lo stoppino logoro e la fiamma danzante. A Ipa, il monaco egiziano, non serve altro per vivere nel monastero sulla vecchia strada che collega Aleppo e Antiochia, due città la cui storia ha inizio nella notte dei tempi.
È il V secolo, un momento decisivo nella storia della Cristianità. Sono anni di violenza religiosa, di lotte e contrasti feroci, e la fede nel Cristo vuol dire scegliere una fazione, abbattere i propri nemici, e così decidere del proprio stesso destino.
Nestorio, l'abba che ha preso Ipa sotto la sua protezione, il venerabile padre con cui a Gerusalemme e Antiochia il monaco ha discusso liberamente dei libri proibiti di Plotino, Ario e degli gnostici, è nella tempesta. Nel 428 d.C. è stato ordinato Vescovo di Costantinopoli e ora, due anni dopo, è accusato di apostasia, la più terribile delle accuse, l'abbandono e il tradimento della fede nel Cristo. Il Patriarca Cirillo, l'Arcivescovo di Alessandria, ha scritto dodici anatemi contro l'«apostata», colpevole ai suoi occhi di non riconoscere che «il Cristo è Dio nella sostanza e che la Vergine è Madre di Dio».
Che Chiesa è mai quella che scomunica un saggio dal volto radioso, un uomo santo e illuminato che ha il solo torto di ritenere assurdo che «Dio sia stato generato da una donna»? Che Chiesa è quella rappresentata dal Patriarca Cirillo, capo di una diocesi dove i cristiani al grido di «Gloria a Gesù Cristo, morte ai nemici del Signore!» hanno scorticata la pelle e lacerate le membra della filosofa Ipazia, «la maestra di tutti i tempi»?
È un tempo infausto per il monaco Ipa, poiché a tremare non sono soltanto i pilastri della religione, ma anche quelli del suo cuore. Da quando il sole cocente della bella Marta è spuntato per lui ad Aleppo, Ipa ha conosciuto i sussulti dell'angoscia e i fremiti della passione. E gli orrori si sono impadroniti a tal punto della sua anima che gli sembra a volte di parlare con Azazel, il diavolo in persona.
Affascinante racconto delle peripezie umane, sentimentali e religiose di un monaco, sullo sfondo degli appassionanti conflitti dottrinali tra i Padri della Chiesa e dello scontro tra i nuovi credenti e i tradizionali sostenitori del paganesimo, Azazel è una di quelle rare opere letterarie capaci di gettare uno sguardo profondo e originale sulla Cristianità e l'Occidente, e di raccontare un'epoca in cui le pagine della storia avrebbero potuto essere scritte diversamente.

Angola
 
Pepetela, Il desiderio di Kianda
a cura di Vincenzo Barca e Serena Magi
Edizioni lavoro, 2010
Prezzo € 13
 
altNella Luanda dei primi anni Novanta un gruppo di governanti corrotti banchetta su un paese in miseria, mentre imperversa la guerra civile. A questa "casta" appartiene Carmina, la protagonista del romanzo. Votata alla carriera e moglie dispotica dell’inetto Joao Evangelista, la donna, in una rapidissima ascesa politica, accumula potere e denaro, sotto lo sguardo ingenuo del marito. 
 
Ma si verifica d’improvviso uno strano fenomeno: i palazzi della zona di Kinaxixi cominciano a collassare uno dopo l’altro, senza ragione apparente e senza provocare danni a persone o cose. Qual è la causa misteriosa di questi crolli? Cosa li lega a Kianda, lo spirito delle acque che abitava l’antico lago, scomparso per far posto ai nuovi edifici?
Con amara ironia Pepetela ci invita a ricostruire la pianta di una città, nel desiderio di restituire dignità e speranza agli abitanti. Un augurio e un atto di fiducia disincantato nel suo paese.
 
Pepetela, pseudonimo di Artur Carlos Mauricio Pestana dos Santos, è nato in Angola nel 1941. Nel 1969 aderisce al Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (Mpla) per combattere nella guerra d’indipendenza angolana e contemporaneamente inizia l’attività di romanziere. Nel 1997 vince il premio Camoes a riconoscimento del suo lavoro.

Mali
 
Moussa Konaté, La maledizione del dio fiume
Traduzione di Valeria Malatesta
Edizioni e/o, 2010
Prezzo € 16,50
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Un noir in terra africana, dove al mistero del delitto si mescolano gli arcani che avvolgono una cultura ricca di miti e leggende.  
 
In Mali nel villaggio di Kokri, lungo le rive del fiume Niger, vivono i pescatori di etnia bozo, profondi conoscitori del mondo acquatico e dei suoi misteri. Un giorno, durante la stagione secca, una tempesta sconvolge la loro vita lasciandosi dietro, al mattino, i corpi senza vita del capovillaggio e della sua sposa. Il commissario Habib e il suo fedele ispettore Sosso vengono incaricati di scoprire la causa di quelle morti inquietanti. Per i bozo, legati alle antichissime tradizioni della loro terra, la spiegazione è priva di misteri: Maa il Lamantino, il dio delle acque, si è vendicato. Figlio del continente nero, formatosi alla scuola dei bianchi, il commissario Habib dovrà condurre l’inchiesta destreggiandosi fra antiche credenze e incalzanti sospetti, l’Islam e l’animismo, la necessità di ascoltare gli anziani del villaggio e il bisogno di trovare le prove per giungere alla soluzione del caso. L’indagine però non sarà soltanto la ricerca della verità, ma una vera e propria avventura, affascinante e coinvolgente, scandita dal ritmo epico di concezioni ancestrali.
 
Nato in Mali nel 1951, Moussa Konaté è considerato il miglior rappresentante della letteratura del suo paese. Nei suoi romanzi esplora l’Africa contemporanea al fianco del commissario Habib, rivelandoci un continente diviso fra modernità e rispetto della tradizione. Si dedica alla scrittura dal 1981 e ha al suo attivo numerosi romanzi.

altMali

Moussa Konaté, L'assassino di Banconi

Trduzione di Ondina Granato

Edizioni Del Vecchio, 2010

 

L’importanza dell’ambientazione, evidente già dal titolo, è il vero punto di forza di questo avvincente noir. Bamako è il palcoscenico vivido e affascinante delle indagini del commissario Habib e del suo fedele aiutante Sosso. Qui, i due indagano su tre omicidi. Causa della morte: il cianuro. Luogo: il quartiere povero di Banconi. Habib e Sosso affrontano, come tutti gli investigatori, il crimine, la miseria e le speculazioni, ma a Bamako la gerarchia sociale e l’influenza delle caste e dei rapporti familiari complicano e arricchiscono il meccanismo narrativo.


altGhana

Kwei Quartey, Omicidio nella foresta

Traduzione di Delfina Vezzoli

Edizioni Feltrinelli, 2010

Nella foresta che circonda il villaggio di Ketanu, Gladys Mensah, una promettente studentessa di Medicina, viene trovata morta in circostanze misteriose. L’indagine è delicata, superiore alle forze della scalcinata polizia locale. L’ispettore Darko Dawson, di Accra, è la persona giusta per occuparsi del caso, anche se detesta l’idea di allontanarsi dall’amata moglie e dal figlio, un bambino con il cuore difettoso, ma soprattutto lo spaventa ritornare a Ketanu. Per Dawson questo angolo addormentato del Ghana è un campo minato emotivo, legato al doloroso ricordo dell’improvvisa e inspiegabile scomparsa di sua madre, venticinque anni prima. Darko Dawson è armato di un notevole intuito e di una sana dose di scetticismo ma il suo talento, a volte oscurato dal temperamento mercuriale, forse non basterà per risolvere questo inquietante mistero.Lirico e accattivante, il romanzo d’esordio di Kwei Quartey ci immerge nella maestà e nel fascino del Ghana, dalla capitale Accra fino a un piccolo villaggio del Nord, dove segreti sepolti da anni stanno per riaffiorare in superficie.


altSudafrica

Chuck Korr e Marvin Close, Molto più di un gioco. Il calcio contro l'apartheid

Traduzione di V. Iacoponi

Prefazione di Gianni Rivera

Edizione Iacobelli, 2010

Il racconto dei detenuti politici di Robben Island, il terribile carcere del regime razzista sudafricano, con il loro amore per il pallone, é arrivato in Italia, a pochi mesi dai primi campionati mondali di calcio nel continente africano. Il regime instaurato dal Partito nazionalista sudafricano ha appena aperto il fuoco su una folla di manifestanti neri dichiarando guerra a qualsiasi opposizione politica. È in questi anni di lotta e repressione che prende le mosse questo volume, la vera storia di chi per aver combattuto contro l'apartheid, si è trovato scaraventato su un'isoletta piatta e brulla in mezzo alla baia di Cape Town: l'isola-carcere di Robben Island. Circondati dall'oceano e isolati dal mondo, spogliati di ogni diritto, i detenuti di Robben Island hanno imparato non solo a convivere col carcere duro e col lavoro forzato, ma anche a riappropriarsi della propria dignità e a proseguire la battaglia contro il sistema: grazie a un pallone e all'amore per il calcio. Un libro per credere ancora nella magia e nel valore dello sport.


altMalawi

William Kamkwamba, Il ragazzo che catturò il vento

Edizioni Rizzoli, 2010

L’intelligenza e la tenacia
di un solo giovane
possono illuminare
l’intero villaggio.

 
“Prima che scoprissi i miracoli della scienza, era la magia a governare il mondo.” A sei anni William scampa a una maledizione, a quindici vuole diventare ingegnere: gli piace studiare, quasi quanto andare a caccia e in giro per la foresta con l’amico Gilbert. Ma nel Malawi, dove è nato, l’istruzione e` un lusso, la tecnologia è una forma inaffidabile di stregoneria, e comunque prima viene il lavoro nei campi, la lotta quotidiana per sopravvivere. Quando il villaggio viene colpito dall’ennesima carestia, William conosce la fame più nera; e mentre lottano per sfamare le bocche di casa, i genitori non possono più permettersi una retta di 80 dollari all’anno né un figlio improduttivo. Il ragazzo sa che per tornare sui libri deve risolvere nientemeno che l’emergenza principale del Paese: la siccità. Ebbene, le uniche cose che non mancano mai nel Malawi sono il vento e i rifiuti. Armato di un mucchietto di vecchi manuali, di una mezza bicicletta, ingranaggi di trattore e pezzi di metallo raccolti in una discarica, William si impegnerà per realizzare la sua personale magia: imbrigliare la forza del vento e trasformarla in luce, acqua, vita. Da un’infanzia ancora intrisa di leggende alla promessa di un brillante futuro nella tecnologia, la storia di William e del suo piccolo sferragliante miracolo ha conquistato il mondo diventando un simbolo di riscatto. I libri di fisica, le difficoltà economiche e lo sconforto, il sostegno degli amici, l’incredulità dei compaesani e la fiducia dei familiari: fino a quella prima lampadina tremolante che si accende tra le mani del giovane inventore. Il ragazzo che tutti chiamavano misala, “pazzo”, ha catturato il suo sogno e incarnato le speranze di un intero continente.

William Kamkwamba è nato a Dowa, nel Malawi, nel 1987. Ha cominciato a interessarsi all’energia eolica a quattordici anni. Riportata da un giornale locale, la sua storia e` stata ripresa dal “Wall Street Journal” che gli ha dedicato un profi lo, e nel 2008 William e` stato invitato a parlare al World Economic Forum dedicato all’Africa. Grazie a una borsa di studio ora è allievo della prestigiosa African Leadership Academy di Johannesburg.


altCongo

Alain Mabanckou, Black Bazar

Edizioni 66THAND2ND, 2010

Le mille anime afro di Parigi in un romanzo che parla di amore, di amicizia e di identità, ma anche di moda, di musica e di tecniche di abbordaggio alle feste

Amante degli abiti firmati, appassionato cultore del lato b delle donne e fine teorico del nodo alla cravatta, il protagonista e narratore di questo romanzo, soprannominato non a caso “il Sederologo”, vive da solo in un vivacissimo quartiere di emigrazione nera nella periferia di Parigi dopo che la compagna lo ha abbandonato per fuggire con l’Ibrido, “un primate” dal discutibile talento musicale. Nella galleria di personaggi che animano la sua vita spiccano figure spassose: il martinicano Ippocrate, razzista militante che ha dimenticato di essere nero; il franco-ivoriano Roger, logorroico e importuno; Paul del grande Congo, acceso sostenitore dell’importanza dell’”altro lato” delle donne. Con una lingua ricca ed eclettica, Mabanckou ci parla di identità e alienazione, mettendo in evidenza gli eccessi e le debolezze degli immigrati urbanizzati e ridicolizzando il razzismo provinciale dei parigini, senza perdere la vena satirica che rende i suoi personaggi così veri.

 Alain Mabanckou nasce nel 1966 nel Congo Brazzaville. Trascorre la sua infanzia à Pointe-Noire, capitale economica del Congo dove ottiene una laurea in Lettere e Filosofia. In seguito comincia a studiare diritto a Brazzaville per continuare i suoi studi in Francia presso l’Universita’ Paris-Dauphine. Negli stessi anni pubblica una raccolta di poesie che gli fa vincere il Gran Premio Letterario dell’ Africa nera. Nel 2001 è negli Stati Uniti quando l’Università del Michigan gli propone la cattedra di Letteratura Francofona che accetterà l’anno successivo; vi insegnerà 4 anni per poi accettare l’offerta della prestigiosa Università della California a Los Angeles, dove attualmente insegna presso il Dipartimento di Studi francofoni e di letteratura comparata.


 altSudAfrica

Deon Meyer, Tredici ore

Edizioni  e/o, 2010

È l’alba e una ragazza corre a perdifiato su per la montagna che domina la splendida baia di Città del Capo. Cerca di sfuggire a un misterioso gruppo di inseguitori che durante la notte hanno brutalmente ucciso la sua amica, ma non sa dove andare né a chi chiedere aiuto.

A qualche ora di distanza viene scoperto l’omicidio di un noto discografico, trovato morto in casa sua accanto alla moglie ubriaca. L’ispettore Bennie Griessel viene chiamato a coordinare entrambe le indagini, portate avanti da una generazione nuova di tutori dell’ordine che rispecchia la mescolanza di etnie del paese.
Ma l’impresa è ardua per il navigato poliziotto, combattuto fra alcolismo, guai in famiglia, conflitti professionali, imperativi politici e l’impellenza di trovare la ragazza prima che sia troppo tardi. Il tempo fugge e Griessel ha solo tredici ore…
 
Deon Meyer è nato nel 1958 nella città sudafricana di Paarl nel Winelands del Capo Occidentale ed è cresciuto a Klerksdorp, nella regione delle miniere d’oro della Provincia del Nord-Ovest. Dopo il servizio militare e gli studi presso l’Università Potchefstroom, è entrato a far parte come reporter della redazione del Die Volksblad, un quotidiano di Bloemfontein. Da allora ha lavorato come addetto stampa, copywriter pubblicitario, direttore creativo, web manager, stratega Internet e consulente del giornale.

altSudAfrica

Deon Meyer, Safari di sangue

Edizioni e/o, 2010

Nell'anno del Sudafrica che ospiterà a giugno i mondiali di calcio, questo romanzo mozzafiato vi farà scoprire un paese misterioso e affascinante. Per scoprire il mistero della scomparsa, avvenuta vent'anni prima, del fratello e di recenti aggressioni contro di lei, Emma le Roux ingaggia una guardia del corpo, il taciturno Lemmer, un uomo d'azione dal passato indecifrabile che l'accompagna attraverso il Sudafrica in un viaggio irto di pericoli inattesi. Il fratello di Emma lavorava per la difesa della natura e degli animali al parco nazionale Kruger quando scomparve nel corso di misteriose manovre militari ai tempi dell' apartheid. Per ritrovarlo, sua sorella e il suo bodyguard Lemmer si addentrano in una fitta rete di segreti militari, scontri razziali, interessi turistici, bracconieri di elefanti e altri animali selvatici. Un'avventura mozzafiato in un Sudafrica bellissimo e misterioso, condotta con mano da maestro dal “re del thriller sudafricano”.

 


altSudAfrica

Kgebetli Moele, Tocca a te

Traduzione di Monica Martignoni

Edizioni Epoché, 2010

Khutso è riuscito a conquistare la vita che desiderava: ha una carriera di successo, è diventato ricco, ha sposato la donna dei suoi sogni e insieme hanno avuto un figlio, un bambino che è il suo orgoglio, a cui lo lega un rapporto speciale di complicità maschile, tanto che la mamma inizia a sentirsi un po'esclusa... Ma un giorno, all'improvviso, tutto crolla. Cos'è quella voce che si è insinuata nella sua testa e gli chiede di riempire di nomi uno strano libro nero? Il nuovo romanzo di Kgebetli Moele affronta con agghiacciante lucidità uno dei maggiori problemi mondiali, l'Aids, e lo fa utilizzando il virus come voce narrante, una presenza incombente, cinica e determinata, che non fa differenze nella scelta delle sue vittime.

Kgebetli Moele è nato nel 1978 a Polokwane (Sudafrica). Attualmente lavora nell'industria dello spettacolo e vive a Pretoria. Camera 207, il suo romanzo d'esordio, ha vinto il Noma Award, il Charles Bosman Prize e lo University of Johannesburg Debut Fiction Prize. Tocca a te è stato inserito dall'autorevole "Sunday Independent" tra i migliori libri del 2009.

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altNigeria

Chris Abani, Canzone per la notte

Edizioni Fanucci, 2010

My Luck, quindicenne soldato igbo, è stato addestrato come sminatore nell’Africa orientale. Al risveglio dopo un’esplosione si ritrova solo, separato dalla sua unità e nel mezzo della foresta, territorio inospitale che però, dopo anni di giungla e guerra, conosce bene. E la mente di My Luck ritorna ai ricordi e alle visioni della violenza di cui è stato attore o testimone. L’addestramento lo ha reso capace di individuare una mina e disinnescarla con un coltello stando in equilibrio su un solo piede, ma ha anche reso necessario recidere le sue corde vocali: urlare in guerra rappresenta un rischio per i compagni. Ma nelle teste dei sopravvissuti le grida di coloro che muoiono sono ancora più laceranti, proprio perché non emettono alcun suono. Nel silenzio sconcertante della solitudine, si fa strada in My Luck la consapevolezza che esista una mappa nella sua coscienza che lo aiuterà a risalire dall’oscuro precipizio della follia della guerra.

Nato in Nigeria, Chris Abani ha pubblicato a sedici anni il suo primo romanzo, per il quale è stato perseguitato politicamente nel suo paese, finendo in carcere per ben due volte. È autore dei romanzi GraceLand (uscito in Italia per Terre di Mezzo Editore nel 2006), L’ambigua follia di Mr Black (2007), Abigail - Una storia vera (2008), Canzone per la notte (2010). Questi ultimi 3 sono stati editi da Fanucci. Oggi è professore associato all’Università della California e ha vinto diversi premi letterari, tra cui il prestigioso Hemingway Foundation/Pen Award, il Freedom-To-Write Award, il Prince Claus Award e il California Book Award.

 

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