Segnalazioni 2007 - Archivio

Repubblica democratica del Congo
Sony Labou Tansi, Nemico del popolo

Traduzione di Egi Volterrani
Edizioni Epoché, Milano, 2007
185 pagg. 12,00€
Scheda libro
La vicenda di "Nemico del popolo" nasce da una storia vera raccolta dall'Autore: il protagonista Nitu Dadou, cittadino modello e padre di famiglia, è direttore di una scuola femminile. La bellissima studentessa Yavelde si invaghisce di lui e questa passione sconvolgerà completamente la vita dell'uomo, fino a portarlo a far parte delle forze clandestine rivoluzionarie con l'incarico di giustiziare il "nemico del popolo", il dittatore in carica. Il romanzo passa dai riferimenti a una realtà crudele, come i regimi autoritari e corrotti che hanno fatto scempio dell'Africa, all'eredità di culture ancestrali e misteriose, con uno stile estremamente incisivo, di grande forza e bellezza.
L'autore
Sony Labou Tansi (nato a Kinshasa, ex Congo Belga, ora Repubblica democratica del Congo, nel 1947), autore di opere teatrali e poetiche, nel 1979 ha scritto il suo primo romanzo, La vie et demie, che gli è valso un premio al Festival Internazionale della Francofonia. Ne sono seguiti con successo altri cinque; l'ultimo, Le commencement des douleurs, è uscito nel 1995, anno della sua prematura scomparsa. Con Nemico del popolo è entrato nella storia letteraria del XX secolo come riconosciuto capofila del nuovo romanzo africano. Tra i suoi libri tradotti in italiano, si segnalano Le sette solitudini di Lorsa Lopez (Einaudi, 1988) e Turpe Stato. Lo Stato scandaloso (Le Nuove Muse, 2007).

Camerun
Calixthe Beyala, Gli alberi ne parlano ancora

Traduzione di Rosa Penna e Monica Martignoni
Edizioni Epoché, Milano, 2007
368 pagg. 15,00€
Scheda libro
Il testo racconta una pagina di storia africana, di cui Calixthe Beyala resuscita la memoria con umorismo e poesia, trascinando il lettore in una saga appassionante, in un mondo affascinante abitato da una moltitudine di personaggi unici.Una lettura originale dell'Africa e del colonialismo attraverso lo sguardo di una donna che, come sempre, l'autrice sa rendere con grande maestria.
L'autrice
Calixthe Beyala è nata a Douala, nel Camerun. È stata segnata da un’infanzia separata da entrambi i genitori, originari della regione di Yaoundé. Di temperamento solitario, come si definisce, è cresciuta da sola con un sorella maggiore di quattro anni. Calixthe Beyala ha frequentato il primo ciclo di studi in Camerun, da dove è partita a 17 anni per ottenere un diploma in Francia, dove ha seguito studi gestionali e letterari. Ora vive a Parigi. Ha vissuto anche a Malaga e in Corsica. Ha viaggiato molto in Africa, in Europa e nel resto del mondo. Oltre al francese, parla lo spagnolo e numerose lingue africane. Grazie al suo impegno civile e alla sua opera letteraria, Calixthe Beyala è stata insignita di numerose onorificenze. Dell’Autrice, le edizioni Epoché hanno pubblicato Gli onori perduti (2003), Come cucinarsi il marito all’africana (2004), A bruciarmi è stato il sole (2005) e Gli alberi ne parlano ancora (2007).

Algeria
Mohammed Dib, Il telaio

Traduzione di Gaia Amaducci
Edizioni Epoché, Milano, 2007
224 pagg. 13,00€
Siamo nel 1940. Omar, il protagonista, è diventato un adolescente. Iniziato al mestiere di tessitore in uno scantinato buio e malsano, assiste giorno dopo giorno alle discussioni degli operai che lo circondano, che cercano di trovare la speranza nella miseria e nella fame che li assediano. Gli uomini, in condizioni disperate, cercano di ritrovare grazie alle parole una fratellanza che li unisca e che risvegli la coscienza dell’Algeria.
Il telaio conclude la trilogia di Dib iniziata con La casa grande e L’incendio (pubblicati entrambi da Epoché nel 2004), che è stata già tradotta in più di venti lingue.
Considerato uno dei capostipiti della letteratura algerina di lingua francese, Mohammed Dib (Tlemcen 1920-Parigi 2003), poeta – Prix Stéphane Mallarmé –, romanziere – Grand prix du Roman de la Ville de Paris –, saggista, autore di racconti e drammaturgo, grazie alla sua opera vasta e intensa ha ottenuto il Grand prix de la Francophonie de l’Académie française.

Ruanda
Souâd Belhaddad e Esther Mujawayo, Il fiore di Stéphanie

Traduzione: Barbara Ferri
Edizioni e/o, Roma, 2007
Pagine: 209 - Euro 17,00
Scheda libro
Dodici anni dopo il genocidio in Ruanda, Esther Mujawayo, la cui famiglia è stata in gran parte sterminata durante i massacri del 1994, scrive una testimonianza eccezionale sulla sua vita e sulla grande politica di “riconciliazione nazionale” che il governo ruandese cerca di mettere in atto.
Racconta i momenti spietati e quasi irreali del confronto tra le vittime e gli assassini durante i gacaca, tribunali tradizionali rimessi in funzione per affrontare lo spinoso problema della giustizia del dopo genocidio. In cambio di riduzioni di pena, viene chiesto agli assassini di rivelare la verità sugli ultimi momenti di vita delle loro vittime così come sui luoghi dove i corpi sono stati abbandonati. Nella seconda parte del libro Esther Mujawayo e Souâd Belhaddad danno la parola ai sopravvissuti che lavorano ogni giorno con gli autori del genocidio per cercare di sensibilizzarli alla pace e alla ricostruzione di una nazione ruandese.
Le autrici
Souâd Belhaddad è nata in Algeria e cresciuta in Francia. Giornalista e reporter è autrice di numerosi libri tra cui SurVivantes, Rwanda dix ans après le génocide, scritto con Esther Mujawayo (L'Aube, 2004).
Esther Mujawayo è nata nel 1958 in Ruanda. Sopravvissuta al genocidio del 1994, ha fondato nel luglio dello stesso anno un’associazione di donne vedove, Avega, che ha come scopo di aiutare le donne sopravvissute, in particolare quelle che sono state vittime degli stupri. Sociologa e psicoterapeuta in un centro psicologico per rifugiati a Düsseldorf, si occupa principalmente del trauma psichico post bellico.

Libia
Ibrahim al-Koni, La patria delle visioni celesti

Edizioni e/o, Roma, 2007
Pagine: 264 - Euro 14,00
Scheda libro
Al centro della narrativa di al-Koni c’è il deserto, il Sahara, un universo favoloso, d’inattesa varietà, pieno di storie, di personaggi, di leggende, di pericoli e di visioni. Nessuno scrittore al mondo aveva mai raccontato il deserto con altrettanta passione e meraviglia. Non solo le storie dello scrittore libico sono avvincenti, ma ci rivelano un mondo di cui è difficile immaginare l’esistenza, il mondo del deserto dove avvengono le cose più sorprendenti: fughe, conversioni, allucinazioni, amori, pericoli, gioie inaudite, esperienze mistiche. La sua narrativa è colta, ricca di riferimenti alla Bibbia, al Corano, alle leggende dei Tuareg, ma anche alla letteratura occidentale contemporanea, perché al-Koni, cresciuto tra i Tuareg nelle sabbie del Sahara, ha vissuto e studiato successivamente a Mosca e in vari paesi occidentali. In alcuni racconti c’è la storia della resistenza delle popolazioni del deserto al colonialismo italiano, una storia spesso nascosta da noi e che qui viene raccontata con coraggio e sincerità. Ma il tema più forte di questo libro è l’esperienza mistica, intesa nel senso più ampio, che la vita nel deserto evoca e stimola.
L'autore
Ibrahim al-Koni, nato nel 1948 nell'oasi libica di Ghadames, é considerato uno dei massimi scrittori della narrativa araba contemporanea. Le sue opere sono tradotte in molte lingue. In Italia è stato pubblicato il romanzo Pietra di Sangue (Jouvence 1999) e Polvere d’oro (Ilisso 2005). Il deserto e le tradizioni dei tuareg sono elementi costanti della sua opera narrativa. Dopo aver trascorso l'infanzia e l'adolescenza nel deserto, al-Koni ha studiato a Mosca e a Varsavia. Attualmente vive tra la Svizzera e la Libia.

Angola
Ondjaki, Le aurore della notte

Introduzione e traduzione dal portoghese di Vincenzo Barca
Edizione originale Quantas madrugadas tem a noite, 2004
Edizioni Lavoro, Roma, 2007
pp. XII + 180 , Prezzo € 12,00
Scheda libro
Siamo a Luanda, negli anni piuttosto recenti della fine della guerra civile. Seduto al tavolino di un bar, aspettando l’alba, un uomo racconta. Racconta di strani personaggi: un morto dal nome impudente (AdolfoTuto... provate a ripeterlo di seguito), un morto che non trova pace, sballottato da un posto all’altro in una città sommersa da una pioggia che pare non voler finire; le sue due mogli, in gara fra loro per diventarne ufficialmente le vedove, e i suoi amici: un «professore trendy» albino, un nano vanesio proprietario dei taxi più avveniristici della città, e una Signora con la maiuscola che, soppressa col ddt l’ape regina del suo alveare, ne ha preso il posto, comandando lo sciame per ottenerne sofisticate produzioni. Romanzo urbano, pieno di invenzioni linguistiche, Le aurore della notte rende omaggio ai padri della letteratura angolana. Un canto d’amore a una città percorsa da un’ondata di vitalità che sembra, malgrado tutto, inarrestabile.
L'autore
Ondjaki è nato a Luanda (Angola) nel 1977. È poeta e narratore pluripremiato. Oltre a Il Fischiatore (2002) ha pubblicato due raccolte poetiche, due volumi di racconti e tre romanzi. La sua opera più recente è E se amanhã o medo (racconti, 2005). Coltiva numerosi interessi in campo artistico (pittura, teatro, sceneggiatura cinematografica e realizzazione di documentari).

Mozambico
Honwana Luis Bernardo, Abbiamo ucciso il cane rognoso

Edizioni Gorée, 2007

Mozambico
Ungulani Ba Ka Khosa, La gabbia vuota. L’oscura notte dei bambini-soldato in Mozambico

Introduzione e traduzione dal portoghese di Vincenzo Barca
Edizione originale Os Sobreviventes da Noite, 2005
Edizioni Lavoro, Roma, 2007
pp. XVIII + 174 - Prezzo € 14,00
Scheda libro
La vita quotidiana di quattro ragazzi, poco più che bambini, in un campo mobile allestito nel cuore della foresta. Siamo in Mozambico, all’inizio di quella devastante guerra «civile» (1975-1990) che oppose tra loro i mozambicani subito dopo l’indipendenza dal Portogallo, raggiunta a sua volta dopo un lungo conflitto. Uno scontro fratricida il cui senso sfugge agli stessi protagonisti. Tanto più in quanto bambini, reclutati a forza, e costretti, attraverso riti di iniziazione brutali, a trasformarsi in predatori e assassini. In questo «Impero del Caos», l’unico ricordo di un’infanzia mutilata è una gabbia di fil di ferro, inseparabile compagna di uno dei ragazzi, che gli uccellini si rifiutano di abitare, ma che si popola man mano di immagini, di personaggi, di memorie, fino a ricreare il legame con un passato dichiarato inesistente dalla violenza delle armi. Con i toni dell’epica africana, rispettosa della Parola, Khosa alza coraggiosamente il velo su una pagina nera della recente storia mozambicana, rifuggendo da soluzioni semplicistiche e da retoriche di parte e cercando, tra le macerie di un paese, quel che resta della sua Umanità.
L'autore
Ungulani Ba Ka Khosa è nato a Inhaminga (Mozambico) nel 1957. È autore di racconti e romanzi, tra cui Ualalapi (San Marino 2004), sulla disfatta dell’impero africano di Ngungunhane, travolto dall’esercito portoghese alla fine dell’Ottocento. Con La gabbia vuota, in originale Os Sobreviventes da Noite (2005), ha vinto il prestigioso premio «José Craveirinha», assegnato annualmente al miglior romanzo mozambicano.

Nigeria
Biyi Bandele, Nudo al mercato

Cura e prefazione di Pietro Deandrea
Traduzione di Barbara Del Mercato
Edizioni Gorée, 2007
Prezzo: € 15,00 - Pagine: 320
Scheda libro
Cosa può aver portato Rayo, giovane nigeriano ribelle ed eccentrico, a gironzolare nudo per il mercato della città? È questa la domanda che rimbomba nella mente di suo fratello che, alla notizia, esce con la madre alla sua ricerca.Partendo proprio da questa domanda il narratore inizia a ricordare aneddoti della vita di Rayo – dalla circoncisione ad episodi legati alla scuola, al loro rapporto con Tere, una ragazza che per pagarsi gli studi vende il proprio corpo ad uomini adulti. All’interno del racconto s’inseriscono poi altre storie, in particolare le allucinazioni tratte dal diario di Rayo (una di queste, è un vero e proprio racconto nel racconto, una sorta di allegoria della situazione politica della Nigeria) e la storia di Sosoman. Il romanzo si chiude con un ritorno al presente narrativo, con l’io narrante e la madre che, accompagnati da Sosoman, vanno in cerca di Rayo… Il finale spiazza il lettore, rivelando che tutto il racconto era in realtà frutto di una mente malata, un’unica lunga allucinazione, o forse un incubo.Nudo al mercato è il secondo romanzo di Biyi Bandele e fu pubblicato in Inghilterra nel 1991. Come ha notato Derek Wright, il racconto sembra implicitamente dirci che “in una società paranoica, in cui la corruzione è endemica, le armi condizionano la legge e gli onesti vengono considerati matti, allora ogni differenza fra sano e folle, la voce narrante ed il suo pazzo alter ego, non ha alcun senso”.
L'autore
Romanziere, autore teatrale, poeta, critico letterario, giornalista, Biyi Bandele è uno dei più prolifici autori nigeriani ed oggi vive e lavora in Inghilterra. Le sue numerose opere spaziano dal genere letterario a quello semiletterario: prosa, teatro, poesia, critica letteraria e teatrale, giornalismo, televisione e radio. Le opere teatrali di Bandele sono state rappresentate nei maggiori teatri e dalle maggiori compagnie britannici, fra cui il Royal Court Theatre e la Royal Shakespeare Company. Ha ricevuto numerosi premi letterari e il suo dramma Two Horsemen è stato premiato come la migliore opera al London New Play Festival nel 1994. Il famoso critico letterario inglese Robert Fraser l’ha definito “un genio letterario in tutti i generi”.Biyi Bandele è nato a Yoruba nella Nigeria settentrionale nel 1967, dove ha passato i primi diciotto anni della sua vita dove si è imbevuto della tradizione culturale del suo paese. Successivamente si è trasferito a Lagos, dove ha studiato drammaturgia alla Obafemi Awolowo University, ed infine si è stabilito a Londra nel 1990. I suoi inizi letterari comprendono la raccolta di poesie inedite Waiting for Others (1989), molte composizioni poetiche pubblicate in un antologia dal titolo The Fate of Vultures (1989), e l’opera teatrale Rain (1989).Nel 1991 ha debuttato come romanziere pubblicando The Man Who Came in from the Back of Beyond, stria del rapporto di un adolescente con il suo eccentrico insegnante, in cui sullo sfondo emergono problemi forti presenti nel suo paese come la corruzione, il nepotismo, la violenza domestica, l’incesto, l’abotro, l’assassinio, la droga ed il traffico d’armi.

Sudafrica
Sindiwe Magona, Questo è il mio corpo!

Traduzione di Maria Scaglione e Claudia Menichella
Prefazione di Maria Paola Guarducci
Edizioni Gorée, 2007
Prezzo: € 17,00 - Pagine: 320
Scheda libro
L’evento scatenante del romanzo è una morte per AIDS. In questo modo il lettore viene trascinato sin dall’inizio nell’analisi di una delle piaghe sociali più diffuse in Sudafrica attraverso le vicende e soprattutto le riflessioni delle protagoniste. Il problema dell’epidemia viene affrontato in modo diretto: nella vita di chiunque può succedere di entrare in contatto con il virus senza sospettarlo minimamente. La pericolosità di comportamenti sessuali sconsiderati e dell’omertà, e l’ingiustizia di sottoporre le persone amate al rischio di morte sembra rivestire particolare importanza e viene continuamente ribadita. Il messaggio è affidato a due diversi espedienti narrativi. Da una parte l’autrice lascia che gli eventi parlino da sé in modo che il lettore si renda conto di quanto facilmente la malattia possa insinuarsi nella vita di chiunque; dall’altra parte affida alle parole dei protagonisti le considerazioni e le riflessioni sugli avvenimenti e il dolore che l’epidemia di AIDS comporta.È proprio l’acquisizione di una coscienza propria che muove le protagoniste del libro. L’emancipazione femminile, analizzata da angolazioni diverse, tante quante sono le donne raccontate nel libro, è un altro tema chiave. Perché l’epidemia di AIDS sia finalmente bloccata è necessario che le donne rivendichino il loro diritto alla vita. Seppure con gradi diversi di consapevolezza, tutte e cinque le FFF, dalle più miti Edith e Beauty alla combattiva Cordelia, faranno esperienze che le porteranno a valorizzare la propria vita in quanto donne e non solo in funzione della famiglia. Questo implica imparare ad amarsi e rispettarsi per prime e si estende a sfere tanto intime come la sessualità. A questo si lega la ferma condanna dell’autrice contro lo stupro e la rivendicazione del diritto di dire no, ma anche la necessità di ricercare una propria soddisfazione sessuale ed affettiva, come quella che persegue Cordelia.L’autrice descrive questa tensione verso la consapevolezza come un cammino comunitario e non solo individuale. Le protagoniste sono inserite in un solido gruppo tenuto insieme da un’amicizia forte e sincera, per quanto a tratti difficoltosa. Può darsi che quest’immagine voglia essere metafora della solidarietà sociale, e soprattutto femminile, necessaria a raggiungere cambiamenti reali.L’amicizia e la solidarietà fra donne è tanto più necessaria quanto più latitante diventa invece la figura maschile, causa principale della frammentazione della famiglia sudafricana. Il ruolo maschile all’interno della società è un tema centrale ma controverso del libro. È chiaro che l’autrice auspichi il recupero di un uomo presente e responsabile, ma il problema di chi debba occuparsi di tale recupero è una questione ancora aperta. I punti di vista sull’argomento sono diversi e divergenti. L’uomo deve prendersi le sue responsabilità, sembra pensare Amanda, e crescere i figli, oltre che generarli. Cordelia invece ritiene che la situazione sia ormai senza speranza e suggerisce di lasciare gli uomini nell’inferno che si sono creati e di salvarsi la vita, e godersela senza di loro. Edith crede che la società non possa fare a meno degli uomini e che a “rammendarli” debbano essere proprio le donne. Comunque la si guardi, ciò che conta è che il recupero dell’uomo avvenga al più presto, nella consapevolezza che il cammino sarà lungo e faticoso.
L'autrice
Sindiwe Magona, nata nel Transkei, è cresciuta nei duri sobborghi di Città del Capo. I suoi scritti ricordano la difficile giovinezza in Sud Africa e le sue lotte, personali e politiche, di donna nera sudafricana vissuta sotto la segregazione, cercando di realizzare l’armonia razziale e sessuale nel suo Paese.Questa donna straordinaria ha svolto i suoi studi per corrispondenza, dovendo occuparsi da single dei tre figli, senza disporre di una residenza fissa e lavorando come domestica. Si è quindi laureata all’Università del Sud Africa e ha svolto un master in Scienze dell’Organizzazione Sociale del Lavoro presso la Columbia University. Nel 1993 l’Hartwick College le ha assegnato un dottorato in Human Letters e nel 1997 è stata accolta nella Foundation of Arts Fellow nella categoria non-fiction.L’impegno politico della Magona è stato finalmente riconosciuto nel 1976, quando è stata chiamata a Bruxelles a far parte del Tribunale Internazionale per i crimini contro le donne, e nel 1977, quando fu fra le dieci finaliste per il Woman of the Year Award. Al culmine del suo impegno politico ha deciso che la penna può fare di più della spada; così attraverso la sua scrittura cerca di sfidare e influenzare l'opinione pubblica del suo paese, spingendo i giovani neri, soprattutto le donne, a svolgere un ruolo attivo nella crescita del nuovo Sud Africa. Recentemente ha lasciato il suo incarico presso l’ONU, svolto per molti anni, ed è tornata a vivere a Città del Capo.
In Italia: vincitrice del Premio Grinzane Terra d'Otranto 2007 sezione letteraria.

Sudafrica
Patricia Schonstein Pinnock, Il tempo degli angeli

Editore Pisani, Isola del Liri, 2007
Traduzione di Flavia e Costanza Rodotà
Pagine: 206, Prezzo: € 14,00
Scheda libro
Primo Verona, mago e indovino di professione presso una comunità di italiani ed ebrei a Cape Town, è dotato di un potere di chiaroveggenza molto potente. Cresciuto con il padre orologiaio e la zia, entrambi sopravvissuti a Auschwitz, è stato allevato a base di astronomia, filosofia e fiabe. Il suo migliore amico è proprietario di un rinnomato locale dove prepara straordinarie pietanze che sono la sua fortuna e l'eredità ricevuta dal padre. Quando la moglie di Primo decide di lasciarlo per andare a vivere con l'amico, l'uomo cade in una profonda disperazione e decide di lanciare un maleficio per rovinargli i cibi e riavere la donna che ama, ma inavvertitamente evoca sulla scena un visitatore inaspettato...

Sudafrica
Gillian Slovo, Polvere rossa

Traduzione di Fenisia Iacono Giannini
Baldini e Castaldi editore, novembre 2007
pp. 326, 14,40 euro
Scheda libro
La polvere rossa del veld, la pianura africana penetra in ogni dove nella piccola città di Smitsrivier in Sud Africa.Nella cittadina sta per riunirsi la Truth Commission istituita nel 1995 dal neopresidente Nelson Mandela per riportare la giustizia e sanare i torti commessi durante la dominazione bianca. Compito della Commissione è di vagliare la domanda di amnistia di Dirk Hendricks, un ex poliziotto accusato di aver torturato selvaggiamente una ribelle, Alex Mpondo, al fine di estorcergli delle informazioni sul luogo dove erano state nascoste delle armi e sui nomi dei suoi compagni di lotta. Alex ha davvero tradito o è stato ingannato dal suo seviziatore' Si potrà mai cancellare il rapporto unico e strettissimo che lega la vittima al suo aggressore'Riportando sulla scena gli avvenimenti ormai lontani, altre verità e altre trame vengono alla luce, non sarà facile dirimere in modo netto colpe e complicità, e riportare una parvenza di pace tra uomini che hanno sofferto su fronti opposti di una situazione storicamente data e ben più forte di loro.Muovendosi con consumata abilità tra verità storica e fantasia, Gillian Slovo comunica un messaggio di grande umanità, in cui la pietà e la comprensione hanno la meglio nella ricostruzione del terribile destino di una terra martoriata.
«Polvere. Saturava l'aria e continuava a entrare: nuvole di polvere rossa che s'infiltravano dalle fessure nella portiera posteriore del camioncino. Non che a Hendricks importasse. Anzi. Nella cella della prigione a Pretoria, la nauseante miscela di sudore rancido, di acre candeggina e di appiccicosa cera per pavimenti gli ricordava di continuo la sua condizione di detenuto, ma ora, mentre fissava le pareti senza vetri del furgone, la sensazione di quelle particelle ruvide sulla pelle e il loro odore l'aiutavano a immaginare la sconfinata vastità di un paesaggio che si estendeva al di là delle pareti del veicolo.»
L'autrice
Gillian Slovo, nata nel `52, vive a Londra, è sudafricana bianca di ascendenza israelita, figlia di Joe, esponente comunista amico di Mandela, militante perseguitato e incarcerato con la moglie, ha affrontato un tema di fondo nel Sudafrica del dopo apartheid, la Truth and Reconciliation Commission.

Zimbabwe
Tsitsi Dangarembga, La nuova me

Traduzione di Claudia Di Vittorio
Prefazione di Kwame Anthony Appiah
Edizioni Gorée, 2007
Prezzo: € 15,00 - Pagine: 288
Scheda libro
Romanzo al femminile, La nuova me è la storia di una giovane ragazza Shona (Zimbabwe) e della sua volontà di trovare il suo posto nel mondo. È la storia del percorso che la porterà a combattere per ricevere un’istruzione adeguata, per essere rispettata in quanto donna e per essere fiera del suo essere nera. Un libro allo stesso tempo leggero e profondo, raccontato in prima persona dalla fresca voce di Tambu, la giovane protagonista capace di incantare il lettore immergendolo nei riti e nelle tradizioni Shona, ma anche di stimolare in lui una riflessione sulle varie sfaccettature che compongono la condizione di donna – una giovane donna nera che ha deciso di combattere per la propria dignità in prima persona, senza rinnegare le proprie origini, la propria cultura, lapropria identità.
A proposito di La nuova me Doris lessing ha scritto: "Molti bei romanzi scritti da uomini sono venuti fuori dall’Africa, ma pochi scritti da donne nere. Questo è il romanzo che aspettavamo… diventerà un classico". E tale è diventato, tanto da essere inserito fra i dodici più importanti libri africani del XX secolo e d’aver venduto oltre 3.000.000 di copie in tutto il Mondo. Con La nuova me Tsitsi Dangarembga ha vinto il Commonwealth Writers’ Prize nel 1989.
L'autrice
Nata in Rhodesia (ora Zimbabwe) nel 1959, Tzitzi Dangarembga ha iniziato i suoi studi in Inghilterra, dove era emigrata con la famiglia. Tornata nel suo paese, vi ha concluso gli studi superiori per poi laurearsi alla Cambridge University in medicina. E’ poi ritornata definitivamente nel suo paese, dove si è laureata in psicologia. Nel suo paese ha fatto parte di una compagnia teatrale universitaria e nel 1983 ha diretto una commedia dal titolo The Lost of the Soil ed è divenuta una dei componenti più attivi del gruppo teatrale Zambuko, diretto da Robert McLaren ed ha partecipato alla produzione di due opere intitolate Katshaa! e Mavambo. In questo periodo ha anche iniziato la sua attività di scrittrice, pubblicando nel 1985 in Svezia una raccolta di racconti dal titolo The letter. Nel 1987 ha invece debuttato con un testo teatrale, She no longer weeps scritto nella sua lingua madre. Questo lavoro le procurò un enorme successo e la sua notorietà era già internazionale quando nel 1989 pubblicò il suo primo romanzo Nervous conditions (L’altra me) con il quale vinse la sezione africana del Commonwealth Writers Prize. Successivamente ha svolto studi da regista in Germania presso la Deutsche Film und Fernseh Akademie. In quel periodo ha prodotto numerosi film e documentari per la televisione tedesca e ultimamente è stata autrice e regista di Everyone's Child con il quale ha preso parte a numerosi festival internazionali e che è stato premiato al Dublin Film Festival.

Camerun
Werewere Liking, Le cento vite dell'amore

Cura e traduzione di Sara Tagliacozzo
Edizioni Gorée, 2007
Prezzo: € 16,00 - Pagine: 300
Scheda libro
Alcuni destini sono particolarmente segnati. Le persone che li hanno in sorte non sanno cosa sia la banalità. Codarde o coraggiose, forti o deboli che siano, i loro difetti e le loro qualità risultano sempre eccezionali. Così è stato per mio fratello, Lem Liam Mianga...Il suo nome da solo era tutto un programma: “costruttore di ponti”.
Oggi è un artista di successo, un marito e un padre, ma ha amato ed amerà sempre una sola donna: nostra nonna Madjo! Sua moglie lo sa, se n'è fatta una ragione: dopotutto, un essere così bizzarro non poteva che avere sentimenti strani... Di quelli così innominabili, invisi e tenaci che ti fanno finire diritto sul lettino di uno psicanalista, o peggio in manicomio, in prigione, al cimitero, per violazione di tabù, immoralità, anormalità, sovversione dell'ordine pubblico.
La storia straordinaria di chi ha fortemente creduto nell’indipendenza del proprio paese e le cui speranze di cambiamento, schiacciate dalla violenza, dalla sopraffazione e dalla corruzione, trovano nuovo nutrimento nel sapere delle donne e nella potenza rigeneratrice dell’arte.
L'autrice
Werewere Liking è nata a Bondé (Camerun) nel 1950 ed ha seguito il difficile cammino verso l’indipendenza del suo paese. È una personalità eclettica, e si occupa di pittura, musica, teatro, cinema. Ha pubblicato libri di generi diversi, e si è occupata anche di teatro, critica e poesia. La sua scrittura riflette le tensioni culturali fra l’Africa e l’Occidente, fra la filosofia, i saperi tradizionali africani e l’irruzione della modernità occidentale. Fra le sue numerose pubblicazioni di teatro: La puissance de Um; Une nouvelle terre, théâtre rituel; Parlare cantando (L’Harmattan-Italia, 2003); Medea, o i rischi di una certa reputazione (Stampatori, 2007); e di narrativa: Contes d’initiation féminines; Orfeo africano (L’Harmattan-Italia, 1996); Elle sera de jaspe et de corail, journal d'une misovire. In Italia è uscito recentemente La memoria amputata (Baldini Castoldi Dalai, 2006) che ha ottenuto il prestigioso Noma Award 2005 per la letteratura.

 

Camerun
Liking Werewere, Médée. Les risques d'une réputation-Medea. I rischi di una certa reputazione

Editore Stampatori Libreria, 2007
Cura di A.P. Mossetto
Traduzione di N. Raschi

Mozambico
Suleiman Cassamo, C'era una donna nel mezzo del destino

Introduzione di Livia Apa
Traduzione di Giulia Brunello
Edizioni Spartaco, 2007
Scheda libro
A novembre arriva nelle migliori librerie italiane il primo romanzo di Suleiman Cassamo, considerato tra i maggiori scrittori contemporanei del Mozambico. "C'era una donna nel mezzo del destino" ha un'introduzione di Livia Apa, docente universitaria a Napoli, ed è tradotto da Giulia Brunello (che ha già curato la versione italiana del primo volume di Cassamo pubblicato in Italia, Nigeria campione del mondo, una raccolta di racconti e cronache). Cassamo, nella sua scrittura, esprime le contraddizioni della società africana post-coloniale e - come sottolinea Livia Apa nell'introduzione - «più di ogni altro è capace di portare dentro il testo letterario quel mosaico di culture di cui si compone il Mozambico».
L'autore
Suleiman Cassamo (1962) è considerato uno dei maggiori scrittori della giovane letteratura africana. Laureato in ingegneria e professore universitario, è stato segretario generale dell'Associazione degli scrittori mozambicani (Aemo). Un suo racconto è stato pubblicato nel 1999 da Feltrinelli nella raccolta Africana. La traduttrice Giulia Brunello, laureata a Venezia, ha gia curato Amatevi e non moltiplicatevi di Maria Lacerda.
 


Etiopia

Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle

Donzelli, 2007

Scheda del libro

Debre Zeit, cinquanta chilometri da Addis Abeba, 1987: una grande famiglia patriarcale; un legame speciale tra il vecchio Yacob e Mahlet, la più piccola di casa. Lui la conosce meglio di chiunque altro: la guarda negli occhi, mentre lei divora le storie che lui le narra. Così, un giorno si mette a raccontarle del tempo degli italiani, venuti ad occupare quella terra, e degli arbegnà, i fieri guerrieri che li hanno combattuti.
Quel giorno, Mahlet fa una promessa: da grande andrà nella terra degli italiani e si metterà a raccontare... Un lungo viaggio nel tempo e nello spazio, in cui scorrono la vita e le vicissitudini di una famiglia etiope nel periodo della dittatura di Mengistu Hailè Mariam, e nel decennio successivo dell'emigrazione. Un romanzo che percorre oltre cento anni di storia, dal tempo di Menelik ai giorni nostri. Una narrazione che, come scrive Cristina Lombardi-Diop nella postfazione, «non riguarda solo la dimensione del passato etiopico, ma è anche un modo di interrogarsi sull'Idendità della memoria coloniale italiana».
A cavallo tra lingue ed etnie, tra nazioni e continenti, tra occupazioni militari e guerre fratricide, si dipanano le mille storie di questa Shahrazade dei nostri tempi, fiera delle sue origini etiopi ed eritree, e insieme capace di usare la lingua italiana con l'intensità e la precisione di un bisturi.



Somalia
Cristina Ali Farah, Madre piccola

Frassinelli, Milano, 2007
Pagine 271 - Prezzo: Euro 17.00
Scheda libro
Sullo sfondo della storia recente della Somalia, Cristina Ali Farah dà voce appassionata a tre personaggi di straordinario spessore e autenticità, attraverso le quali riecheggia il dramma della diaspora. E l'identità in gioco non è solo quella di chi migra.
"Barni mia, io voglio che mio figlio nasca qui, terra mia madre di cui conosco risvolti della memoria, segreti della parola." Così dice Domenica Axad rivolta all'amatissima cugina Barni nel momento della loro desiderata riunione dopo un lungo e doloroso distacco. Legate da un filo invisibile e resistentissimo, Barni e Domenica Axad, cugine da parte di padre, sono cresciute insieme a Mogadiscio, bambine spensierate e felici in un mondo compatto di affetti familiari e radici comuni. Fino a quando Domenica è partita con la madre per l'Italia. Quando torna a Mogadiscio il momento è fatale: inizia la guerra civile e, mentre lo scoppio dei disordini coincide con il trasferimento di Barni a Roma, per Domenica segna un decennio di smarrimento. Lo sfondo della Somalia contemporanea restituisce uno spaccato sociale e umano ad opera di una autrice alla sua prima nelle vesti di romanziere, sottoposta essa stessa all'esperienza della migrazione a seguito della guerra civile, giunta a Roma e ora donna di successo.
L'autrice
Cristina Ali Farah è nata a Verona nel 1973 da padre somalo e da madre italiana. È vissuta a Mogadiscio dal 1976 al 1991 quando è stata costretta a fuggire, con il suo primo figlio, a causa della guerra civile scoppiata nel paese. Dal 1996 vive stabilmente a Roma dove si è laureata in Lettere. A Roma sono nati i suoi altri due figli. È tra le fondatrici della rivista di letteratura della migrazione El- Ghibli, collabora con numerosi periodici e testate ed è presidentessa dell'associazione Migranews. Ha pubblicato racconti e poesie in diverse antologie e nel 2006 ha vinto il "Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre". Madre piccola è il suo primo romanzo.

Mauritius
Nathacha Appanah-Mouriquand, Le nozze di Anna

Traduzione di Cinzia Poli
Edizioni e/o, Roma, 2007
Pagine: 160, Prezzo: Euro 14,50
Scheda dell'editore
Due personalità femminili antitetiche si confrontano. Nella semplice unità di tempo di un giorno, quello del matrimonio di Anna, sua madre Sonia, voce narrante del romanzo, in un bilancio della propria vita, ripercorre il filo del suo rapporto con la figlia, fatto di un amore totalizzante ma segnato anche da profonde incomprensioni, maturando la consapevolezza, dapprima velata di inquietudine e infine serena, che un nuovo futuro si dischiude per entrambe. Sonia è una scrittrice, originaria dell'isola Mauritius da cui è partita adolescente; ha cresciuto da sola la figlia Anna, tra Parigi e Lione, in una tensione irrisolta tra le sue radici e l'adesione alla cultura del paese adottivo. Quanto Sonia ha una personalità libera e anticonformista e spesso vive la scrittura come un rifugio, tanto Anna, francese a tutti gli effetti, pare l'esatto contrario: ha studiato economia, non ama la letteratura, critica sempre, con "aria da borghese esasperata", ciò che non rientra nei suoi schemi. E oggi sposa Alain, un ufficiale giudiziario, un "uomo tristemente perfetto". Sonia vorrebbe distogliere sua figlia, consigliarle di inseguire un futuro avventuroso, gettarsi nella vita con entusiasmo o almeno sposarsi con l'abito rosso, i capelli al vento e i piedi nudi... ma oggi è il giorno di Anna e Sonia si sforzerà di attenersi alla lunga lista di raccomandazioni di questa figlia tanto saggia da sembrare lei la madre. La sua giornata, tuttavia, sarà segnata anche da un incontro conturbante.Senza cadere mai in facili sentimentalismi e anzi tingendo la narrazione di ironia e toccante lucidità, la donna si racconta, dando libero sfogo ai suoi pensieri e ricordi, confrontandosi con la figlia Anna, facendo emergere le divergenze che esistono tra loro, fino a una inattesa riconciliazione.
L'autrice
Nathacha Appanah-Mouriquand è nata nell'isola Maurizio nel 1973. Giornalista, vive in Francia dal 1999. Le nozze di Anna sono il suo terzo romanzo; anche i primi due, Blue Bay Palace e Le rocce di Poudre d'Or (premio RFO du Livre nel 2003), sono pubblicati dalle Edizioni e/o. Vincitrice di numerosi premi, Nathacha Appanah-Mouriquand è diventata ormai una delle scrittrici francofone più amate.
L'estratto
Oh, sì, l'indifferenza l'ho provata. A tal punto, peraltro, che non sono mai più tornata all'isola Mauritius. Spesso me n'è venuta voglia, sono stata molto vicino, alla Réunion, per esempio, e la sera mi dicevo che il mio paese era proprio lì accanto e che forse, sollevandomi sulla punta dei piedi in una notte buia e tipicamente isolana, avrei visto le luci del Sudovest. Del Morne, per esempio. Quando i miei genitori sono morti, non mi sono nemmeno mossa, mi sembrava incoerente, non volevo trovarmi di fronte alla mia famiglia, io, la ragazza madre, e sono fuggita, sono rimasta rinchiusa nel mio nuovo paese, un paese ricco, un paese sviluppato dove potevo avere figli da sola e camminare a testa alta. A un tratto mi viene un moto di rabbia, mi viene un moto di rabbia contro me stessa. Ma so per certo che non è un rigurgito d'amore filiale, un rimpianto sopraggiunto dopo anni, quanto piuttosto la paura che Anna faccia lo stesso con me, quasi in risposta a quel che ho fatto io (pp. 68-69).

Sudafrica
Noluthando Mabandla, Lindiwe Madikwa, Sindiwe Magona, Sindiswa Merile, Nomonde Qotole, Thokozile Sayedwa, Nomsa Somdaka
Guguletu Blues. Racconti di donne della township

A cura e con prefazione di Sindiwe Magona
Traduzione di Maria Paola Guarducci e Maria Scaglione
Edizioni Gorée, Monticiano (SI), 2007
Prezzo: € 14,00, Pp. 200
Scheda dell'editore
Guguletu Blues è il frutto di un progetto ideato e curato da Sindiwe: promuovere la scrittura per tante donne, giovani e meno giovani, della township sudafricana di Guguletu, uno dei maggiori sobborghi intorno a Capetown. L'autrice ha infatti raccolto intorno a sé donne desiderose di raccontare la loro storia di vita, liberandosi e curandosi da esperienze dure o negative, attraverso la scrittura, creando una sorta di laboratorio di scrittura dal valore 'terapeutico'. Parte integrante del progetto è l'idea di scrivere in lingua Xhosa, tra i maggiori dialetti sudafricani originari, per salvare una lingua ancora viva, patrimonio culturale e indice di una precisa identità, coltivandone l'uso sia scritto che parlato.
Dalla prefazione di Sindiwe Magona
Questo è il frutto del mio lavoro per come concepisco il mio ruolo di scrittrice. Una "chiamata alle armi!" indirizzata ai miei compagni africani. Nessun paese ha mai trionfato voltando le spalle alla sua lingua e nessuna civiltà, per ottenere qualche tipo di successo o di eccellenza al suo interno, chiede di diventare meno di ciò che in realtà si è. Si è verificato un fenomeno molto triste negli Stati uniti di recente. I discendenti degli schiavi, gente che era stata portata via con la forza dall'Africa e resa schiava nelle piantagioni di zucchero di quel paese, cercarono di creare una loro lingua - l'ebonico. Tra le tante cose che vennero strappate, rubate a queste persone, c'era la loro lingua madre. Quelli che venivano dalla stessa regione, o che si sospettava appartenessero allo stesso o ad un simile gruppo linguistico, furono deliberatamente separati. Unico obiettivo di tanta fatica, uccidere la lingua che parlavano [è impossibile far sopravvivere una lingua nell'isolamento]. Naturalmente, ci riuscirono. Oggi, gli africano-americani non hanno una lingua madre; nessun'altra lingua eccetto quella di coloro che li resero schiavi.Gli africani con il nome di un clan in Sud Africa sono eccezionalmente fortunati. Sebbene siamo appena emersi dall'oppressivo sistema dell'apartheid, le nostre lingue sono ancora intatte. Tristemente, andiamo ora incontro ad un destino simile a quello che toccò agli schiavi - venire privati della lingua. Ancor più triste è il fatto che accadrà grazie al nostro stesso operato. Oggi, il genitore africano si dà tanta pena per far sì che il figlio o la figlia parlino solo inglese. Stiamo sacrificando le nostre lingue sull'altare del "progresso". Ma chi saranno questi individui, senza una lingua madre? Perché stiamo facendo loro peggio di quanto persino l'apartheid è riuscito a fare a noi? Ho messo insieme un gruppo di persone che vorrebbero scrivere, chiamato il Gruppo di Scrittrici di Gugulethu (GSG). Non si paga niente; all'aspirante scrittrice si chiede solo di venire, di partecipare a questa associazione in cui usiamo il xhosa, la nostra ricchezza come popolo, la nostra eredità. Ho detto che le scrittrici di questo libro sono esordienti. È vero; ma quanto ad esperienze personali ne hanno da vendere! Gli argomenti con cui si misurano lo dimostrano chiaramente. Ascoltate Somdaka (Preziosa) sull'importanza dei bambini e su come andrebbero tirati su. Sayedwa, ancora molto giovane, ci offre un assaggio di alcune delle esperienze che devono affrontare i giovani oggi, nella vita di ogni giorno. Due racconti ci mostrano cosa può significare l'eredità. Mgumane-Qotole (Un uomo non è solo il suo cappello), ci fa vedere cosa provoca tra dei fratelli, uno dei quali è ricco; mentre Mabandla (Ogni albero ha la sua resina - così si intitola il racconto) ci avverte dei pericoli che derivano dal credere di amare i propri figli mentre li stiamo solo viziando. In "This is some place" - Merile ci ricorda il passato e le rimozioni coatte che crearono così tanto turbamento tra quanti vennero portati via con la forza dalle proprie case e spediti in posti come Gugulethu. Madikwa (Come Nowinile andò a Cape Town) parla di una donna - con due figli piccoli e affamati al seguito - che lascia il villaggio e va a Cape Town alla ricerca del marito, "inghiottito" da quella città.Qui, dunque, ci sono sei racconti delle mie iniziate. Come qualunque madre, ce ne ho messo anche uno mio, "La sposa di Modi" ad accompagnarli. Adesso, un appello alla Casa dei xhosa: scrivere è una totale perdita di tempo se i libri che si scrivono non vengono letti. Leggete, perché leggendo, aiuterete il paese a non soccombere.
Sindiwe Magona
Sindiwe Magona, nata nel Transkei, è cresciuta nei duri sobborghi di Città del Capo. I suoi racconti ricordano la difficile giovinezza in Sud Africa e le sue lotte, personali e politiche, di donna nera sudafricana vissuta sotto la segregazione, cercando di realizzare l'armonia razziale e sessuale nel suo Paese. Lo stile di Sindiwe Magona si disegna sulle tecniche delle favole tradizionali di Xhosa di cui si è imbevuta fin dalla prima infanzia. È uno stile di scrittura particolare che The Washington Post Book World, riferendosi ad una sua recente opera, ha così descritto: To My Children's Children è una storia deliziosa, intensa, piena di vita ed edificante che racconta in maniera fresca ed autentica cosa significhi per una donna crescere in una società dove patriarcato e segregazione hanno spesso cospirato per degradare ed asservire le donne".
Donna straordinaria, Magona ha svolto i suoi studi per corrispondenza, dovendo occuparsi da single dei tre figli, senza disporre di una residenza fissa e lavorando come domestica. Si è quindi laureata all'Università del Sud Africa e ha svolto un master in Scienze dell'Organizzazione Sociale del Lavoro presso la Columbia University. Nel 1993 l'Hartwick College le ha assegnato un dottorato in Human Letters e nel 1997 è stata accolta nella Foundation of Arts Fellow nella categoria non-fiction.
L'impegno politico della Magona è stato finalmente riconosciuto nel 1976, quando è entrata a far parte del Tribunale Internazionale per i crimini contro le donne a Bruxelles e nel 1977 quando fu fra le dieci finaliste per il Woman of the Year Award. Al culmine del suo impegno politico ha deciso che la penna può fare di più della spada; così attraverso la sua scrittura cerca di sfidare e influenzare l'opinione pubblica del suo paese, spingendo i giovani neri, soprattutto le donne, a svolgere un ruolo attivo nella crescita del nuovo Sud Africa. Recentemente ha lasciato il suo incarico presso l'ONU svolto per molti anni, ed è tornata a vivere a Città del Capo.

Camerun
Léonora Miano, Notte dentro

Traduzione di Monica Martignoni
Edizioni Epoché; Milano, 2007
Pag. 250
Scheda dell'editore
Trasferitasi in Francia per studiare, Ayané torna a Eku, il suo villaggio natale nel cuore dell'Africa. Trova un luogo desolato, consumato dalla miseria e abitato solo da donne, vecchi e bambini.Una guerra civile sta devastando il paese e una sera alcuni miliziani invadono il villaggio in cerca di nuove giovani reclute.Ma soprattutto, dicendo di voler restituire all'Africa la sua anima autentica, infrangono uno dei maggiori tabù sacrificano un bambino.
Una lunga notte ha inizio.
L'autrice
Léonora Miano è nata in Camerun, a Douala, e vive in Francia dal 1991.Notte dentro, il suo primo romanzo, che ha riscosso un grande successo presso il pubblico francese, è stato lodato dalla critica e insignito di numerosi premi.

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