Amara Lakhous, Divorzio all'islamica in Viale Marconi (recensione di Marie-José Hoyet)

altAmara Lakhous, Divorzio all'islamica in Viale Marconi

Edizioni e/o, 2010

Così era tutto vero quello che si è detto di Amara Lakhous quando è apparso il suo precedente romanzo (Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, e/o, 2007). L’autore algerino è davvero il più talentuoso degli scrittori della nuova letteratura italiana. Quella letteratura scritta anche da non italiani che ci parla dell’Italia di oggi come a nessun italiano è riuscito di fare. Ripercorrere con tale maestria la geografia urbana romana (con particolare riguardo ai luoghi simboli dell’immigrazione e della multietnicità) e farla assurge a protagonista non è da tutti, ma riuscire nel contempo a fecondare la lingua italiana è e rimane una grande sfida. Tanto più se si pensa che l’autore si ostina a scrivere i suoi romanzi in più lingue, prima in arabo poi in italiano o vice versa, facendo assumere alla dimensione linguistica, e non ultima a quella di un’oralità ricca di musicalità, una valenza particolare. Non di meno questa sua lingua si fonde perfettamente con la trama di una narrazione tutta costruita sul filo dell’ironia, perfetta radiografia di una realtà che per esternarsi si avvale di vari sdoppiamenti - non solo linguistici ma anche identitari –,caratterizzata da grande sensibilità e capacità di immedesimazione e da eccezionali doti osservazione. Così al lettore non rimane altro che lasciarsi trasportare dalle avventure rocambolesche e quasi cinematografiche di un certo Issa (Gesù, in arabo) e del suo collega Giuda, attraverso temi scottanti di attualità, in un mondo di stereotipi e di pregiudizi ma anche di gioie e di dolori, in cui dominano quelli dell’emarginazione, della condizione femminile e dell’integrazione,  affrontati sì con piglio leggero, ,  ma sempre con ritmo sostenuto. Ancora una volta l’autore ci racconta tra ludico e dissacratorio un universo che pulsa, facendoci vedere i molteplici possibili di un complesso vissuto odierno, dove pur nelle rispettive differenze i problemi di ognuno sembrano appartenere a tutti. Con il fine ultimo di aiutarci a pensare il mondo di domani.

Marie-José Hoyet

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