Cinema africano a Milano 2- a cura di Silvana Turco

 Mama Bobo

 

 

Al  28°Festival del cinema africano dell’Asia e dell’America latina  di Milanosono state proiettate più di 50 pellicole delle 600 proposte, dove prevalgono temi di attualità, questioni di identità, emigrazione, conflitti passati e presenti, con linguaggi nuovi.

 

Sono presenti alcune tematiche sull’identità  interessanti come nel cortometraggio di Samuel Ishimwe del Rwanda “ Imfura” , dove il giovane Gisa , tornando nel suo villaggio dopo tanti anni , alla ricerca anche della sepoltura della madre perita nel genocidio del  1994 , si trova di fronte al dilemma del contrasto fra passato e futuro: un passato da rimuovere completamento con l’abbattimento della casa di famiglia; oppure il futuro con la ristrutturazione della casa con i suoi ricordi e la memoria storica della famiglia. Alla fine restaura la casa.

 

 Chebet

Ironico, ma anche sull’orlo del dramma , il cortometraggio del Kenia di Tony Koros “ Chebet” , dove una donna incinta deve barcamenarsi tra un marito ubriacone , un datore di lavoro molestatore, e un amico collega di lavoro nei campi, che la dileggia perché deve badare a un solo marito, mentre lui deve occuparsi di diverse mogli essendo poligamo !!!!

Un altro tema, l’albinismo, viene descritto con un racconto lieve e consapevole nel corto“ Another sunny day” della Namibia, di Tim Huebschile: una problematica descritta in letteratura con toni drammatici e di persecuzione, qui è descritto in prima persona come in una pagina del diario di un giorno.

 

Mama Bobo” , del Senegal di Robin Andefinger e Ibrahima Seydi, è invece un corto molto delicato, lo definirei affettuoso : una donna molto anziana , ogni giorno si reca alla fermata dell’autobus  dove aspetta il marito che torna dal lavoro. Il marito è morto da tempo , ma lei lo spetta , le sembra di vederlo al suo ritorno, accanto a sé. Un giorno però Mama Bobo non trova più la panchina della fermata , le ruspe sono passate per tracciare il solco di una nuova grande arteria . Si ammala e poi, dal dispiacere muore con la visione , nella sua fantasia , della panchina in cui si riunisce con l’amato marito.

“ Into reverse”di Noha Adel dell’Egitto in un corto , racconta di un vicolo di un quartiere affollato del Cairo dove si bloccano diverse automobili che non riescono più a passare perché un prepotente pretende di sopraffare una donna ( al volante) che invece è nella direzione giusta. La vincerà la donna resistente e conscia della propria dignità.

Sono stati molti gli spunti offerti dalle proiezioni, ma ovviamente non è possibile descriverli tutti.

 

 Number

 

Infine merita una citazione “ Number” un film proveniente dal Sudafrica di Khalo Matabane, interpretato da un attore eccezionale come Mathusi Magano , conosciuto a livello internazionale per altri film distribuiti in tutto il mondo come “ Tsotsi” tratto da una novella di Athol Fugard premio Oscar del 2005, e “Hotel Rwanda” del 2005, che ha ricevuto molti premi specialmente in Europa.

Il lungometraggio rappresenta, in modo piuttosto duro la realtà del carcere dove i detenuti  sono organizzati in gang  violente e spietate, number perché essi sono denominati solo da un numero. Il capo della gang Magadien ha un ripensamento, dettato soprattutto dal desiderio di trovare / ritrovare un rapporto con il figlio , che , fuori dal carcere, senza una guida si sta perdendo…. Dopo tanta violenza Magadien ritrova se stesso e cambia mentalità, riallacciando il rapporto con il figlio.

Infine possiamo divertirci , con un sospiro di sollievo e leggerezza con le immagini di “ Bobol” , di Khedija Lemkecher, un’allegra tunisina che,  intrufolandosi nelle feste di matrimonio del vicinato si mescola alle danze e ai canti delle donne  scatenate in assenza dei mariti.

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