Federico Rampini - La speranza africana - recensione a cura di Habté Weldemariam

Federico Rampini

 

La speranza africana

-La terra del futuro concupita, incompresa, sorprendente-

Mondadori, 2023

 

Federico Rampini è uno degli autori più riconosciuti nel panorama letterario italiano contemporaneo. Circa vent'anni fa ci faceva scoprire una nuova Asia, in vertiginoso cambiamento, con i bestseller “Il secolo cinese” e “L'impero di Cindia”. Oggi affronta il continente africano con lo stesso approccio, guidandoci nella sua riscoperta senza paraocchi, come testimone dal vivo, attraverso resoconti di viaggio e dando voce a personaggi che fanno la storia. Questo suo ultimo saggio, La speranza africana, è un'opera che esplora l'Africa contemporanea con maestria e competenza. L'autore trasmette una profonda comprensione delle dinamiche politiche, economiche e sociali che plasmano il Continente, affrontando temi come la crescita demografica, l'urbanizzazione accelerata e i conflitti regionali. Le sue descrizioni vivide ed evocative ci portano in un viaggio coinvolgente attraverso le diverse nazioni africane, presentando storie di successo e situazioni problematiche in modo equilibrato ed obiettivo. Inoltre dimostra una grande autorità nel trattare questioni africane complesse, mantenendo sempre un tono accessibile che rende il libro facilmente fruibile per tutti i lettori interessati a comprendere meglio il futuro dell'Africa.

L’autore nel suo viaggio ci conduce in diversi paesi per convincerci, se ce ne fosse di bisogno, che l’Africa è un grande continente, dove tantissime sono le etnie, diversissimi i sistemi politici e le organizzazioni sociali. Pagine già conosciute, ma ciò nonostante egli si ostina a sottolineare le diversità esistenti da regione a regione con minuzia di particolari, esaminando a grandi linee le vicende storiche ed i diversi sistemi politici dei vari paesi. Ci fa conoscere, inoltre, i nuovi movimenti culturali africani che si affacciano nel mondo, da Parigi a New York, come espressione della vitalità delle nuove generazioni. Tutto questo dovrebbe farci cambiare opinione sull’Africa, così come è cambiato nel tempo lo sguardo degli africani nei riguardi di sé stessi.

Il sottotitolo del libro indica l’Africa come “La terra del futuro: concupita, incompresa, sorprendente.” Porta molti esempi a sostegno di questa sua tesi, peccato! perché noi continuiamo a vedere il continente nero solo attraverso gli occhi delle grandi masse di migranti che sbarcano a Lampedusa. I volti della gente che fugge da persecuzioni tribali, fugge da persecuzioni politiche, dalla corruzione imperante, dalla mancanza di prospettive e soprattutto fugge dalla fame così come suggerisce loro l’innato istinto alla sopravvivenza.

Ora Rampini ci obbliga a vedere le traiettorie del nostro sguardo. Ci chiede l’urgenza di ripristinare i rapporti storici con l’Africa, ormai in mano ad altri, soprattutto a Cina, Russia e India. Secondo il suo punto di vista, a differenza di questi ultimi paesi, privi di premura sul futuro di questo Continente, gli occidentali avrebbero spento sin dagli anni ‘70, le prime speranze di rinascita del Continente successive all’era coloniale che si sono così affievolite; l’Occidente avrebbe contribuito a plasmare una sorta di sindrome della pietà, affiancata da complessi di colpa e da una cultura degli aiuti umanitari che avrebbe prodotto risultati infruttuosi, generando dipendenza e corruzione.

Ora, contro tali stereotipi s’impone una nuova narrazione. Ce la chiedono autorevoli personalità africane, che si riprendono il diritto di raccontare l’Africa così com’è davvero, senza piangersi addosso, ribellandosi ai luoghi comuni occidentali. Per questo, scrive l’autore, “noi europei dobbiamo uscire dalla nostra passività (…) il nostro sguardo deve cambiare perché lo sguardo degli africani su se stessi sta cambiando.”

Oggi, l’Africa, il mondo la osserva con un'attenzione nuova. È il baricentro demografico del pianeta: lì si concentrerà la crescita della popolazione in questo secolo, mentre la denatalità avanza altrove. Un'altra sfida riguarda le materie prime, in particolare materiali strategici nella transizione verso un'economia sostenibile: molti dei minerali e metalli rari indispensabili per i pannelli solari o le auto elettriche vengono estratti in Africa.

Il futuro dell’Occidente si gioca dunque in Africa? Secondo l’Autore sì. È giunto il momento di osservare il continente nero con una nuova prospettiva, poiché il modo in cui gli africani guardano se stessi sta subendo un profondo cambiamento. E per questo bisogna superare gli stereotipi e i pregiudizi, gettando le basi per una nuova storia che sfugga ai cliché del passato, in modo che gli occidentali riescano a coinvolgere i paesi africani considerandoli come partner e facendo in modo che il sistema finanziario internazionale riesca a sostenere gli obiettivi di transizione del continente. E quando l’autore ci ricorda di continuo che “l'Africa non è una nazione, è un continente” riconosce l’esistenza e immensità di un protagonismo africano a livello globale: non è solo sofferenza e fuga, come dimostra la sua straordinaria vitalità culturale. A New York, Londra e Parigi siamo invasi da romanzi, musica, film, pittura e mode creati da nuove generazioni di artisti africani. La diaspora brilla per le eccellenze: negli Stati Uniti i recenti immigrati dall'Africa hanno dato vita a una delle comunità etniche di maggior successo.

Perciò, lontano dalle fugaci esplosioni di ottimismo afro-centrico che si sono alternate nel corso dei decenni, il saggio “La speranza africana” si rivela una vera provocazione all’intelletto e un antidoto contro le forze che utilizzano l’Africa per i propri interessi.

L’autore conclude con una postilla che descrive come gli italiani vedono la questione africana: “Del continente gli italiani conoscono solo una narrazione pauperistica e catastrofista. L'Africa è descritta come l'origine della ‘bomba migratoria’ che si abbatterà su di noi. Viene compianta come la vittima di tutti gli appetiti imperialisti e neocoloniali: quelli occidentali o la nuova invasione da parte della Cina. Fa notizia solo come luogo di sciagure e sofferenze: conflitti, siccità e carestie, sfruttamento e saccheggio di risorse, profughi che muoiono attraversando il Mediterraneo.” Non possiamo certo non sottoscrivere: il cammino da fare è ancora molto lungo sia da parte nostra nel voltare pagina e iniziare un nuovo capitolo storico che da parte degli africani stessi nel prendere coscienza delle loro risorse.

Potresti leggere anche...

Informativa Cookie

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie chiudendo questa informativa, proseguendo la navigazione di questa pagina, interagendo con un link o un pulsante al di fuori di questa informativa o continuando a navigare in altro modo.