Rajab Abuhweish - Il mio solo tormento - Canto da El-Agheila- recensione a cura di Rosella Clavari

 

 

 

 

 

 

   Rajab Abuhweish

   “Il mio solo tormento”- Canto da El-Agheila

   Fandango libri, 2022

   traduzione di Mario Eleno e Manuela Mosè

 

Ci troviamo di fronte a una testimonianza drammatica di guerra, durante il colonialismo italiano in Libia. A parlare è una vittima di quelle terra lontana che l’impero italiano voleva conquistare inseguendo un delirio di onnipotenza, tristemente famoso durante le dittature. Il fatto storico che spesso viene ignorato è che prima dei campi di concentramento di Auschwiz-Birkenau con la tragedia dell’Olocausto, sono esistiti campi simili per opera dei fascisti delle colonie dell’impero italiano. Le persone venivano deportate nel Campo di El-Agheila e per raggiungere il campo, costrette a percorrere 400 km a piedi nel deserto; tra loro vi erano donne, bambini, anziani e ragazzi.

In quel periodo ( il campo esiste dal 1930) viene eseguita l’impiccagione di Omar al-Mukhtar, la guida del movimento di resistenza armata delle tribù cirenaiche, nel 1931. L’eccidio continua con la deportazione nel campo di El-Agheila, che si trova nella Cirenaica sud-occidentale, di 100 mila persone di cui solo metà sopravviveranno. Tra i deportati c’era un poeta libico, studioso e insegnante, l’autore del poema di cui vi offriamo solo alcune strofe delle 30 che lo compongono . Il poeta non aveva a disposizione carta e matita, così ricorse alla memoria, alla trasmissione orale del canto, come una preghiera, perché tutti lo udissero e vi trovassero rifugio oltre la morte stessa. Tra i prigionieri c’era un altro uomo colto e studioso, Ibrahim al-Ghomary ,sopravvissuto alla chiusura del campo, che si prese l’onere di trascrivere il poema consentendone la conoscenza e la divulgazione. Anche l’autore stesso uscì vivo dal campo ma con lo status di cittadino italiano libico e morì nel 1952 pochi mesi dopo l’indipendenza.

Il testo tradotto in francese da Kamal Ben Hameda, per la versione italiana ha trovato in due attori molto sensibili alla tematica, la sua traduzione e realizzazione. Mario Eleno e Manuela Mosé sono gli attori di Teatro Porto Aperto dove si svolgono i loro reading dedicati alla poesia meno conosciuta del Sud del mondo. La poesia di Rajab , asciutta, incisiva “un canto che si inserisce nella pura tradizione araba di epoca preislamica, una poesia orale, un dire istantaneo, una voce che dà coscienza immediata del massacro di un popolo” arriva fino a noi. Ci ricorda che “siamo stati colonialisti, fascisti, invasori e razzisti in un recente passato” - come sottolinea Antonio Scurati nella prefazione - ma questo deve servire a capire chi vogliamo essere oggi e domani, perché certi orrori non si ripetano più.

                                            

Il mio solo tormento -Canto di El-Agheila                            Parti scelte:

Il mio solo tormento

il campo di El-Agheila

la prigionia della mia tribù

la lontananza dal mio paese

 

Il mio solo tormento

la promiscuità nel campo

la ristrettezza dei viveri

e la perdita dei nostri cavalli

sauri dai riflessi bronzei

dolci e valorosi

ineguagliabili nella battaglia

 

Il mio solo tormento

questo strazio senza fine

ho nostalgia delle mie terre

Akrama, al-Adam, Assagaif

rivedo i pascoli di Lafwat

che per quanto aridi

nutrono dal loro seno

i giovani e fragili dromedari.

 

Ho una spina nell’anima

Akrama e al-Sarati

sono il mio ultimo desiderio

vorrei vivere abbastanza a lungo

per tornarci

ripercorro quei luoghi

dimentico il mio misero presente

ed è un ruscello di lacrime che cola

lungo la mia barba bianca.

 

Il mio solo tormento

la perdita dei nostri uomini

dei nostri beni

le nostre donne, i nostri bambini imprigionati

e i nostri audaci cavalieri

ora piegano il capo

davanti ai fascisti

come concubine sottomesse.                                                       […]

 

Il mio solo tormento

languire sotto il giogo di questi insulti

degradanti e infami

le nostre aspirazioni negate

i più nobili fra noi

i più degni

sono morti

per un minimo errore

le nostre donne vengono spogliate

incatenate a un palo

contro le nostre spose

i fascisti hanno perpetrato

crimini indicibili.

                                                                               […]

Omar al-Mukhtar è morto

soltanto Dio è eterno

una luce

si è estinta

questo eroe

ostinato

lo celebreremmo in pieno giorno

se non ci fosse pericolo

e sapremmo cantare la sua gloria.

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