La poesia di Inez Andrade Paes- a cura di Anna Fresu

Da “Cammina un ponte sull’acqua: poesie di Inez Andrade Paes” di Anna Fresu. Estratto da articolo pubblicato su rivista online La macchina sognante 21.12.2022

 

 INEZ ANDRADE PAES

Portoghese, ma nata e vissuta a lungo al nord del Mozambico, a Pemba, nella regione di Cabo Delgado, vive da molti anni a Válega, in Portogallo. Coordina il Premio Letterario intitolato alla grande poetessa Glória de Sant’Anna, sua madre, (sposata nel 1949 con l’architetto Afonso Enrique Manta Andrade Pae , con cui visse in Mozambico dal 1951 al 1974), premio istituito nel 2012, il cui obiettivo è divulgare la poesia contemporanea in lingua portoghese. Oltre a occuparsi di scrittura sia in poesia che in prosa, si dedica anche alla pittura, all’illustrazione e alla fotografia. Ha pubblicato: O Mar que Toca en Ti (cronaca di viaggio, 2006); Paredes Abertas ao Céu (poesia, 2011); Cantoriana Marítima – libretto per un’opera in tre atti: I. Mar Falante, II. Transparente Luva de Água, III. Flores de Acanto em Marfileno Lençol; Da Estrada Vermelha (poesia, 2015; Da Eterna Vontade. 2015, Labirinto); À Margem de todos os Rostos (poesia, 2017, Coisas de LerColeção Clepsydra; Sobre a Água anda uma Ponte, 2018, Glaciar).

La poesia di Inez Andrade Paes è una poesia intimista; di un’intimità che è un aprirsi al dentro e al fuori, che si fa corpo, che diventa empatia e osmosi con tutto ciò che vive: il sé, la natura, il mare, il sole, il vento, gli alberi, i pesci, le conchiglie, gli uccelli; è luce e, a volte, ombra, velo. È il visibile e il non-visibile, è “tutto ciò che l’amore intende e ci trasmette la morte” . E tutti questi elementi sono metafora, simbolo ma sono anche fortemente e volutamente reali. È la sua, una poesia che si tuffa a tratti nell’oscurità dei giorni e da essa porta a galla la luce. Poesia come gesto d’amore, poesia come evocazione di ciò che si perde, come canto dell’assenza. Poesia che è trasparenza, armonia, fluidità, nitore, cura estrema e ricerca della parola e del verso scartando, sfrondando, mirando all’essenziale perché “la Poesia pulisce ciò che nasconde la verità”.

In un’intervista di Álvaro Alves de Faria, sulla rivista Caliban, a proposito di quale sia il ruolo della poesia nel nostro mondo perturbato, Inez Andrade Paes così risponde: “Il ruolo della poesia continua ad essere lo stesso: mantenere vive alcune delle verità eterne. La poesia ristruttura, ristabilisce i motivi per creare e credere. Per capire che il fondamento della vita è l’amore. E intanto il poeta soffre di questo stesso amore. Ma quando scrive si illumina e a volte illumina gli altri.

Inez Andrade Paes è nata in Mozambico da famiglia portoghese e ha lasciato il paese poco dopo l’indipendenza. Per questo le ho chiesto se il luogo in cui è nata, considerando anche il legame che so ancora la unisce al Mozambico, ha in qualche modo influito sul suo essere Poeta, su sui versi, sul suo immaginario. Così mi ha risposto: “Sono nata in Mozambico dove ho vissuto fino all’adolescenza. Tutti i profumi, i colori, le allegrie, le difficoltà restano anche dopo che mi sono separata da questa terra e modellano profondamente la mia scrittura. La maggior parte delle mie poesie riflette questa dinamica costante. È da lì che io parto per la poesia ed è da lì che parto per la fuga. Il pensiero richiede un limite, desidera urgentemente un limite. E lo spazio, lo spazio che il pensiero abita, come lo spazio fisico, si costruisce al compasso del petto che respira e al compasso del cuore che batte”.

E alla domanda su quale relazione abbia con i poeti mozambicani di ieri e di oggi, aggiunge: “Vivo lontana dai luoghi di culto e dagli incontri poetici. Tuttavia immagino questi poeti che conosco, alcuni morti altri ancora in vita, e anche quelli che non conosco, cantando con voci allucinatamente belle sopravvivendo alle disgrazie, ai dolori, agli amori che si rivelarono e si rivelano nelle parole di ognuno di loro. Mozambicani, o no, i poeti continuano ad amare, a scrivere, pulendo i coltelli del corpo, come cavalli stanchi montati da bestie immonde. Nella poesia mozambicana si riconoscono suoni e immagini di una lirica che molto deve a Glória de Sant’Anna. Questa lotta ha dato forma a parole e colori che hanno creato un’eco nel mio modo di sentire le cose. Ma non soltanto”.

Glória de Sant’Anna era la madre di Inez, le chiedo quindi in che modo l’essere figlia di una poetessa così importante ha influenzato, e in che modo, il suo desiderio e il suo modo di fare, di sentirsi Poeta. “Avere come Madre una scrittrice /poeta pesa su di me per la responsabilità di inseguire il mio proprio modo di scrivere. È naturale che l’intimità della scrittura di Glória de Sant’Anna mi tocchi in maniera particolare, come una conversazione a due, ciò che può ispirare la ricerca della voce di Glória nella mia voce. C’è sicuramente una grande influenza, dovuta alla condivisione della vita quotidiana per 46 anni. Sono cresciuta in mezzo a un costante sguardo letterario, poetico, che mi permette ancora di liberarmi dentro la mia propria voce. Intanto, sarà sempre la poesia di Glória de Sant’Anna il mio maggior riferimento

Che cos’è quindi per Inez la poesia? È ricercare l’essenza di tutto perché la poesia scarnifica, “pulisce ciò che occulta la verità. Libera la bocca dalle radici indifese che crescono senza porte né finestre”. E essere Poeta “è guardare dentro di sé i giorni”.

 

1.

 

À minha mãe que me ensinou a amar sobre a água

dentro dela anda uma ponte sobre a água dentro dela

anda uma ponte de noite deita-se

levando-a inteira ao fundo espaço verde

de oiro um musgo

prende-se nos seus pés e marca

todo o caminho de volta

 

A mia madre che mi insegnò ad amare

Sull’acqua dentro di lei

cammina un ponte sull’acqua

dentro di lei

cammina un ponte di notte si stende

portandola intera nel profondo spazio verde

d’oro

un muschio

si afferra ai suoi piedi e segna

tutto il cammino del ritorno

Chi Siamo2.

2.

 

ai          a morte

nem em pedra se profeta ou se acomete ai a vida

que se encontra em tudo e todo o limite que é ordem e

secreto

ai        o corpo que se desenrola neste poema que é arma de um sossego

sem proferir

quase a inútil certeza

 

lì         la morte

che si libera di quel corpo

né in pietra si profetizza o si affronta lì la vita

che si trova in tutto e in ogni limite che è ordine e

segreto

lì         il corpo che si srotola in questa poesia che è arma

di un silenzio

senza proferire

quasi l’inutile certezza

 

3.

 

peço então à água que ampare esse ser

para que descanse das batidas violentas

que chegam em turbilhão peço que se desnude ali antes

bem a meio palmo

e se quebre em duas

para que o sofrimento acabe

 

 

Chiedo allora all’acqua

che protegga quell’essere affinché riposi dai colpi violenti

che arrivano in turbine

chiedo che si denudi lì prima proprio a mezzo palmo

e si spezzi in due

affinché la sofferenza abbia fine

 

 

4.

 

há pássaros no fundo deste océano

e olhares exangues ao lado das conchas

saberás tu cantar como éles? Ou neste mar o sal não

cura?

tantas feridas abertas e cruas sofrem como lapas à

deriva roçando no chão as línguas abertas

à margem de todos os rostos sentidos e os olhares

disperso no meio de tudo aquilo que é mar aquilo que é

fundo

 

ci sono uccelli in fondo a quest’oceano. e sguardi esangui

accanto alle conchiglie saprai tu cantare come loro?

O in questo mare il sale non cura?

tante ferite aperte e crude soffrono come patelle alla deriva

strofinando per terra le lingue aperte al margine di tutti i

volti sentiti

e gli sguardi dispersi in mezzo a tutto quello che è mare

a quello che è profondo

 

5.

 

quando a garganta seca na palavra áspera

dita com certeza

por um momento claro

envolvo o corpo em concha e medito

no espaço

entre a palavra dita e a ferida aberta

com a garganta seca e a boca fechada.

 

quando la gola si secca nella parola aspra detta con

certezza

per un momento chiaro

racchiudo il corpo a conchiglia e medito

nello spazio

fra la parola detta e la ferita aperta con la gola secca e la

bocca chiusa.

 

...6.

 

SE MENTES?

 

hoje é dia das mentiras e no entanto todos os dias se

mente se mente na liberdade

se mente na glória

se mente com armas na mão

se mente com o punho cerrado em socos poderosos no

tampo de uma secretária se mente por um nada

se mente por um todo

e mais um ano volta-se a mentir porque é o dia das

mentiras e até se ensina aos pequeninos, que é só

naquele dia que se mente

no entanto esse menino que é a semente volta a cerrar o

punho e a dividir a sua mais crua realidade

a da vida

numa outra mente

 

se mente por um pão se mente por um chão

se mente por um dia ausente

 

outra semente ausente desta sina existe e não mente

 

mesmo no dia das mentiras

 

SE MENTI?

oggi è il giorno delle menzogne e intanto tutti i giorni si mente si mente nella libertà

si mente nella gloria

si mente con le armi in mano

si mente col pugno chiuso nei colpi potenti sul piano di una scrivania

si mente per un niente si mente per un tutto

e un anno ancora si torna a mentire perché è il giorno delle menzogne e persino ai piccini si insegna,

che è solo in quel giorno che si mente

e intanto quel bambino che è semente torna a chiudere il pugno

e a dividere la sua più cruda realtà quella della vita

in un’altra mente

.

si mente per un pane si mente per una terra

si mente per un giorno assente

 

un’altra semente assente di questo fato esiste e non mente

 

nemmeno il giorno delle menzogne

 

( In Portogallo, il 1°Aprile è “o dia das mentiras” (il giorno delle menzogne, delle bugie).

Traducendo “scherzi”, più corrispondente all’equivalente italiano, avrei però alterato il senso e il gioco linguistico dei versi).

 

7.

 

O Cedro abana en silêncio Porque è morto e não cai

 

Com o vento que venha de longe E traga o ruido do Mar

 

O Cedro abana sem vento Grita com dores

 

De ferido doído

 

 

Il Cedro oscilla in silenzio perché è morto

e non cade

con il vento che venga da lontano e porti il rumore del

Mare

 

il Cedro oscilla in silenzio grida con dolori

 

di ferito dolente

 

 

8.

 

Preciso do silêncio da manhã

Silêncio cristalino lavado pela cacimba

da noite que chorou mágoas de poetas acordados.

 

Preciso do silêncio mais cansados da noite

onde as maiores alegrias das imagens naescrita surgem

para ajudar o que ressoa o pensamento e se juntaà

cacimba e lava lava e nos transforma.

 

Gosto da vida na inquietude de mim

quando me preparo para sair do que é lógico.

 

Ho bisogno del silenzio del mattino

silenzio cristallino lavato dalla bruma della notte che ha

pianto pene di poeti destati.

Ho bisogno del silenzio più stanco della notte

dove le migliori allegrie delle immagini sorgono nella

scrittura

per aiutare quel che il pensiero risuona e si unisce alla

bruma e lava e ci trasforma.

Amo la vita nell’inquietudine di me

quando mi preparo ad uscire da quel che è logico.

 

9.

 

dois mensageiros morrem de caneta na mão

a boca cala-se

as mãos de um              as mãos do outro são de escriba

um dia foi Poeta           no outro Cantor

 

dois mensageiros morreram aqui os lembro

tenho a porta aberta o sol entra

e os pássaros dentro de casa

 

 

due messaggeri muoiono con la penna in mano

la bocca tace

le mani di uno          le mani dell’altro un giorno fu

Poeta                         nell’altro Cantore

Due messaggeri morirono qui li ricordo

tengo la porta aperta il sole entra

e gli uccelli dentro la casa

 

10.

sou eu

 

que vos chamo

do jardim com tantas flores do tamanho de pequeninos

bicos de Felosas

sou eu que vos chamo e digo vinde

passem as palmas das vossas mãos neste tapete de

verde profundo

com riscos de lápis branco vinde

deitai-vos comigo vede

sou eu que imagino

que este tapete me leva a vós ate ao infinito onde me

aguardam

 

sempre de perfil a parecer ausentes onde me aguardam

a dizer que sou gente

 

um dia sentar-me-ei e tocar-vos-ei de novo sorriremos

juntos a fechar os olhos húmidos

 

cá em baixo a chuva de sal deixará um rasto branco a

decorar brilhante os corais ainda

 

na Baía de Pemba

 

Sono io

che vi chiamo

dal giardino con tanti fiori della grandezza di piccoli

becchi di Filose

sono io che vi chiamo e dico venite

passate i palmi delle vostre mani

su questo tappeto di verde profondo con righe fatte con

la matita bianca

venite

sdraiatevi con me vedete

sono io che immagino

che questo tappeto mi porta a voi fino all’infinito dove mi

attendono

sempre di profilo a sembrare assenti

dove mi attendono per dirmi che io sono gente

un giorno mi siederò e vi toccherò di nuovo sorrideremo

insieme chiudendo gli occhi umidi

quaggiù la pioggia di sale lascerà una scia bianca a fare

ancora più brillanti i coralli

 

nella Baia di Pemba

                                                    (Le poesie, tradotte da Anna Fresu, sono tratte dalle diverse sillogi dell’autrice)

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