M.Cosentino D. Dodaro L. Panella -I fantasmi dell'Impero, Sellerio 2017 recensione di Giulia De Martino

Marco Consentino, Domenico Dodaro, Luigi Panella

 

I fantasmi dell’impero

 

Sellerio editore Palermo, 2017

 

Se l’Italia avesse avuto una Norimberga coloniale forse la necessità di questo romanzo non sarebbe nata, ma riteniamo che ci saranno ancora studi e narrativa su questo soggetto proprio perché la disinformazione e il disinteresse della maggioranza degli  italiani , che restano al calduccio della protezione di comodi stereotipi, spingono alcuni, che non si rassegnano, a parlarne.

Sulla scia di Wu ming 2 che ha prodotto il bel libro Timira, storia della italo-somala Isabella Marincola e di suo fratello Giorgio, partigiano meticcio  che ha operato nella resistenza romana e laziale, si mescolano alla finzione dati storici, documenti vari, spacci militari, telegrammi  del duce, di generali, carabinieri, ministri, servizi segreti, inchieste e ricostruzioni di eventi bellici e di pulizia etnica, di raid aerei con armi chimiche e rastrellamenti repressivi di villaggi.

Si costruisce in questo testo un thrilling storico: riuscirà il protagonista Vincenzo Bernardi,magistrato militare, con il suo aiutante, il tenente Vittorio Valeri, a portare a termine la sua missione di appurare la verità su episodi di violenze e soprusi che hanno superato ogni limite, da parte di alcuni ufficiali italiani? Perché si è scatenata  la rivolta nel Goggiam che fino a quel momento non aveva destato particolari attenzioni ?Perché è fortemente  preoccupato e ansioso il vice-re Graziani,il feroce repressore della resistenza libica, sollecito non della sorte dei nativi, ma della propria, in quanto potrebbe essere accusato di non tenere affatto la situazione dell’impero sotto controllo?La missione deve restare segreta e l’avvocato militare viene personalmente ingaggiato da Graziani, dopo l’attentato di cui era stato oggetto, rispondendo delle sue azioni al solo vice-re, scavalcando il governatore Pirzio Biroli, gli alti comandi militari, i gerarchi fascisti presenti in Etiopia e perfino i Carabinieri. Chiodo fisso di Graziani: restare in sella e godere della fiducia di Mussolini, prima che questi  ascolti le sirene dei suoi avversari che potrebbero causare la sua destituzione, cosa che avvenne in realtà, con l’arrivo del duca Amedeo d’Aosta.Il testo mostra peraltro una cosa che ci è tristemente nota in Italia: la lotta politica di tutti contro tutti.

La pista da seguire è quella del capitano Corvo, comandante di un gruppo misto di militari e nativi che compie nefandezze brutali, raggiungendo i brividi di orrore del conradiano Kurtz o meglio di Marlon Brando nei suoi panni in Apocalips now. Il romanzo trasuda sangue ed efferatezze sia degli abergnoch, ossia degli appartenenti alla resistenza  che degli italiani.

Questo tipo di trama era presente anche in un precedente romanzo del 2001, Un mattino a Irgalem di Davide Longo, in cui un avvocato torinese, di stanza come militare nell'Africa orientale si trova a difendere un criminale che ha commesso, nei confronti dei locali e non, indicibili atrocità.Un pazzo o il prodotto dell'abbrutimento di una guerra ingiusta e indegna? Per chi  lo volesse ne parliamo in un nostro approfondimento nel sito.

Le avventure di Bernardi e Valeri sono degne di un film alla David Lean, con diversi set contemporanei da seguire, che portano alla follia il lettore nel tentativo di seguire e capire ciò che accade, a cui si deve aggiungere il quadro dei vari comandanti della resistenza e gli intrighi di alcuni ras, non tutti campioni di fedeltà ad Hailé Selassié, in esilio in Europa o doppiogiochisti con gli occupanti italiani. Solo lo sciumbasci Ghida Wailé, assegnato alla protezione di Bernardi, nella descrizione dei nativi, si staglia come un eroe puro, fedele a principi di fedeltà e onore. Non riescono a prendere abbastanza rilievo, invece, alcune figure di capi storici resistenziali.

Già avevamo sottolineato questa tecnica narrativa di tipo cinematografico nel bel romanzo di Lucarelli, L’ottava vibrazione, dedicato alla sconfitta di Adua: i tre autori hanno una capacità di descrizione degli eventi davvero talentuosa e tengono con il fiato sospeso, soprattutto dopo  che i due eroi sono fatti prigionieri dai resistenti etiopi.

Certo, il godimento del romanzo è anche nella lettura dei dispacci,che di per sé sarebbe noiosa, fino a che non ci accorgiamo che sono capolavori di ipocrisie da parte di strutture dello stato o di singoli esponenti, tutti tesi a fare le scarpe a qualcun altro.

C’è anche l’ipotesi di un complotto di Badoglio ai danni di Graziani, che vale in quanto tale , dato che non è storicamente accertato, anche se plausibile; forse sarebbe più corretto non scivolare nel romanzesco in un testo che ha pretese di documentazione d’archivio puntuale e serrata o avvertire meglio il lettore che non si muove del tutto bene tra queste conoscenze.

Il testo, proprio come nelle didascalie  nel finale di certi film basati su storie reali, segue alcuni personaggi fino al dopoguerra, avvertendo i lettori su che fine abbiano fatto, compresi i fascisti che si sono nascosti e che hanno tentato di farla franca.

Ma non c’è solo guerra e repressione, violenza, sesso e stupri brutali. C’è la crescita di una amicizia, fatta di affetto e reciproco rispetto tra Valeri, il fotografo e Bernardi, l’avvocato, l’uno non particolarmente istruito ma aperto alla vita e alle sue meraviglie, l’altro, proveniente da una famiglia bene, mai particolarmente amato, pieno di dubbi e restio ad abbandonarsi agli affetti.

Come succede nei film di guerra l’ambiente è del tutto maschile e gli autori tentano di ovviare a ciò con squarci di storie di donne che attendono in  Italia i loro cari, ma è forse la parte meno interessante, anche se concede al lettore qualche pausa di pace e nostalgia.

I personaggi sono descritti a tutto tondo, ognuno con le sue contraddizioni:Bernardi cerca la verità e si permette di  filosofeggiare  un po’: ma quale è la verità? possiamo arrivare a perseguirla fino in fondo o resta una inconoscibilità del reale con cui dobbiamo fare i conti?

Del resto non è uno stinco di santo, ai nostri occhi, neanche lui. E’ sì l’integerrimo avvocato che non vuole compromettersi con i poteri, ma non si è fatto scrupolo, in Libia, di concludere processi affrettati e avviare alla fucilazione centinaia di persone, colpevoli solo di lottare per la propria terra, seguendo le indicazioni del ‘macellaio del Fezzan’ Graziani e di Mussolini. Ma forse è proprio l’esperienza tremenda che attraversa in Etiopia a renderlo a poco a poco diverso e il personaggio ci piace, alla fine, proprio per questo.

Tutti, da qualunque parte si siano trovati i personaggi, alla fine della storia,  sono preda di sogni e deliri di fantasmi, creati dalle macerie non solo fisiche di ciò che hanno provocato, ma anche di quelle degli ideali, giusti o ingiusti che fossero, in cui hanno, a lungo,  creduto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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