Ayesha Harruna Attah - Il grande azzurro - a cura di Giulia De Martino

 

 

 

 

 

 Ayesha Harruna Attah

 Il grande azzurro

 Marcos y Marcos,2020

 traduzione di Francesca Conte

 

L’autrice ghanese ha scritto una sorta di spin-off  in relazione al precedente romanzo “ I cento pozzi di Salaga”: qui abbiamo la storia delle sorelline di Aminah, una delle protagoniste dei “Cento pozzi”, che fuggono insieme a lei dallo stesso villaggio Botu, che si trova all’interno, lontano dalla costa, dato alle fiamme dai cacciatori di schiavi. Poi la vicenda di Aminah si distaccherà da quella delle sorelle, in realtà due gemelle. Ma anche le gemelle saranno separate, finendo in mano a padroni diversi e conosceranno un destino che le vedrà distanziate dall’Oceano Atlantico: una in Costa d’Oro, l’altra in Brasile. Il testo segue due trame, riconoscibili dal nome delle ragazzine, Hassana e Husseina , che da un certo punto in poi sarà denominata Vitoria. La vicenda prende inizio verso gli anni ‘90 del 1800.

Il tema dei gemelli è presente anche in altri romanzi africani, sotto il segno positivo o negativo, a seconda delle diverse ambientazioni sociali e culturali.

In tutto il mondo i gemelli hanno da sempre rappresentato un legame con il divino, ma mentre presso alcuni popoli, come per esempio gli yoruba, i gemelli sono considerati una benedizione e riveriti, presso altri sono segno di sventura per i genitori o addirittura per la comunità in cui sono inseriti, finendo spesso uccisi o allontanati.

Le gemelle hanno dieci anni quando gli eventi le separano e fin da piccole hanno mostrato una spiccata diversità. Hassana è spigliata ed estroversa, sempre in movimento e in attività: riesce addirittura ad imparare a nuotare, quando nessuna bambina poteva farlo. Husseina è più timida, non le piace essere in primo piano, tanto sa farlo per lei Hassana.. anche se a volte intimamente sente di essere un po’ spossessata della sua vita, dal momento che tutti, famigliari e non, si rivolgono alla sorella per qualsiasi cosa.

Le due bambine diventano adolescenti in due ambienti diversi. Hassana, fuggita da padroni violenti e cattivi approda, attraverso un botanico inglese che incontra nella foresta durante la sua ennesima fuga, nella missione protestante  dei Ramseyer. Questi accolgono bambine come Hassana, le educano, le iniziano alla lingua e cultura inglese e al cristianesimo. Si tratta della Basel Mission realmente esistita, come anche il pastore e sua moglie, che furono rapiti insieme ai loro collaboratori e figli dagli Ashanti e tenuti prigionieri per cinque anni, durante la lunga guerra ingaggiata dai britannici con questa popolazione che deteneva il commercio interno di schiavi.

Hassana, pur grata di ciò che le viene offerto non sembra particolarmente impressionata da questo Yesu, di cui una volta l’anno si celebra il “compleanno” e il cui comportamento pacifista si discosta dai suoi pensieri di vendetta nei confronti di coloro che tanti disastri hanno provocato alla sua famiglia e al suo villaggio. Si tiene perciò, anche se con una punta di scetticismo, le sue divinità tradizionali. Finirà ad Accra a vivere con l’anziana Haja e suo marito, trovando una amica del cuore della sua età che sembra prendere il posto della gemella come confidente.

A 17 anni trova lavoro come insegnante a Capcoast e si dà alla scrittura, arrivando seconda ad un concorso dedicato alle donne.Tuttavia non dimentica mai sua sorella, ne sente la mancanza e si mette in testa di cercarla, decifrando i sogni che condivide con Husseina. Questi sogni parlano sempre di acqua, di sensazione di annegamento, ma anche di dolce abbandono. Dopo aver seguito una serie di indizi capisce che sua sorella si trova in Brasile, al di là dell’azzurro che vedeva da ragazzina sull’atlante.

Lo snodo che le farà incontrare è legato agli aguda: si tratta di schiavi africani condotti in Brasile, fuggiti o affrancati che sono ritornati in Africa, e hanno formato delle comunità a Lagos, in Nigeria e ad Accra, nell’attuale Ghana. A fine ‘800 il movimento del ritorno porta molti a tornare nei luoghi natii dall’America del nord, dall’Inghilterra e da Sudamerica, portandovi nuovi usi e credenze.

Infatti, Husseina, condotta a Lagos dal padrone che l’ha comprata e che la tratta malissimo, viene accolta da Yaya, una ex-schiava brasiliana, tornata in Nigeria per implementare l’interesse per i riti del condomblé, manifestato dai locali e dai brasiliani discendenti di ex-schiavi. Yaya, insieme alla figlia adottiva Tereza, conduce una riluttante Husseina - la paura dell’acqua le procura una sofferenza indicibile - a Bahia, in Brasile.  Ecco che la ragazzina impara il portoghese e si lega a questa nuova famiglia, nel disperato tentativo di mettere a tacere i dolori del passato, la mancanza di Hassana e la vita di un tempo. Hassana resiste ricordando, Husseina dimenticando. Con grande convinzione quest’ultima affronta i principi del condomblé, una religione meticcia nata dalle credenze degli africani schiavi mescolata con i santi del cristianesimo: una religione di armonia universale, di pace e rispetto per i ritmi della natura, che si esprime attraverso riti di offerte animali, la danza e la musica, i colori (ogni orixà, cioè divinità, è legato ad un colore specifico) e la condivisione di tutti i membri del terreiro. Sarà motivo di scontro con la gemella quando si rincontreranno. Nella diversità le due sorelle sbocciano, inseguendo entrambe la libertà dei propri pensieri e desideri. Quando si rivedono dapprima vince la contentezza del ritrovarsi, poi la voglia di difendere ciascuna tutto ciò che hanno costruito e a cui tengono, in seguito prevale l’amore congiunto ad un paziente rispetto per la diversità dell’altra.

L’autrice è evidentemente affascinata dalle coppie antinomiche di donne, come era già successo per le protagoniste del precedente romanzo, accomunate però dalla stessa voglia di riuscire ad affrontare le avversità, di mantenere intatti i sogni e affinare le capacità se non di realizzarli in pieno, almeno di avvicinarvisi. E’ un romanzo che descrive bene il concetto di resilienza. Ma è anche una storia di amore e magia, di uno straordinario legame che riesce a sopravvivere trasformandosi e mantenendo intatta la misteriosa e inspiegabile relazione che unisce i gemelli.

C’è un ulteriore elemento da sottolineare; contrariamente ad un’immagine univoca di una terra di schiavi e sofferenze, l’autrice ci mostra delle città febbrili immerse in tante attività economiche e civili: associazioni di cittadini o anche di sole donne che lottano per i diritti dei nativi contro l’esproprio delle terre, per la giustizia dei processi. Siamo infatti ormai nel momento in cui la Gran Bretagna ha esteso il suo pieno possesso su queste terre, avviando il Ghana e la Nigeria e altri stati a circa sessant’anni di colonizzazione.

Naturalmente la scrittura semplice e accattivante contribuisce ad una lettura molto interessante.

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