Ondjaki - Buongiorno compagni! (recensione di Giulia De Martino)

  Ondjaki

Buongiorno compagni!

Traduzione di Livia Apa

Editore Iacobelli, 2011

altScritto nel 2003, a ridosso della stipulazione degli accordi di pace tra Mpla e Unita, i gruppi che si sono combattuti, con varie fasi, in una atroce lotta civile, il breve romanzo racconta l'aria di cambiamento che si respira a Luanda e che prelude alla fine della guerra durata quasi 27 anni, attraverso i ricordi di un bambino, ormai adulto.

Nello stesso stile ironico e leggero, già dimostrato ne Il Fischiatore e Le aurore della notte, l'autore guarda alla storia politica del suo paese, alle incongruenze, alle assurdità e anche alle atrocità, affidando ad un piccolo Candide l'incombenza di rivelarle con l'occhio innocente di un ragazzino impertinente.

La storia si svolge all'interno di una famiglia borghese con il  padre funzionario di ministero e la madre insegnante, amorevolmente accudita dal compagno Antonio.

Si tratta di un anziano servitore che aveva lavorato in casa di colonialisti portoghesi, soprannominato ”21 minuto” perché era il tempo che veniva da lui attribuito a qualsiasi cosa, quanto tempo mancava alla cena, quanto era durato un sonnellino pomeridiano, quanto era stata lunga un'attesa fuori della porta. E' la principale fonte di storia passata del protagonista, ansioso di sapere come era la vita ordinaria sotto i “portuga”, a parte la propaganda che gli veniva propinata a scuola. I racconti di Antonio si colorano di una nostalgia per una vita più ordinata, senza gli scossoni della guerra civile susseguenti alla indipendenza ottenuta.

I fratelli e la sorellina sono occupati ognuno con i propri problemi scolastici, i genitori cercano di seguire i figli, compatibilmente con le loro attività, ed è così che il bambino cerca da solo risposta alle sue domande come può, elucubrando a volta fantasiose spiegazioni o proponendo ipotesi sul perché di certi fatti. Come quando deduce dalla concessione dell'uso, ai soli militari sovietici, di una splendida spiaggia cittadina che probabilmente è perché anche agli angolani ne sarà riservata qualcuna in Unione Sovietica.

Alcuni fatti concomitanti sconvolgono il ritmo rassicurante delle giornate del protagonista: dovrà leggere, il 1 maggio, un messaggio di saluto ai compagni lavoratori alla Radio National de Angola, arriverà a scuola una visita a sorpresa di un ispettore scolastico, torna per le vacanze la zia Dada, la portoghese, presumibilmente con svariati doni. Scoprirà che gli sarà chiesto, ‘inspiegabilmente’, di  leggere un bigliettino prefabbricato alla radio, dopo essersi sforzato di comporre di suo pugno un bel testo il giorno prima.

 Quanto alla visita a sorpresa, ben presto la classe apprende che deve pulire tutta la scuola, studiare di più per le previste interrogazioni del compagno ispettore: quando una compagna di classe fa rilevare che così non c'è sorpresa se tutti si danno da fare prima, il protagonista, di fronte alle rimostranze dell'insegnante alla piccola malcapitata, conclude che “a sorpresa” vuol dire che non si sa il giorno, ma tutto il resto si sa…

La zia Dada è la sua passione. E’ l'unica a cui può fare domande sul mondo: come è fuori dall'Angola? Come è in Portogallo? Al tutto si unisce l'orgoglio del piccolo pioniere, 'istruito' dai compagni maestri cubani cui era stato affidato l'insegnamento di presentarle le conquiste della libertà e della democrazia, offerte dal partito e dal compagno presidente Dos Santos. Si meraviglia molto che la zia abbia potuto comprare, in Portogallo, tutti quei regali senza una tessera firmata da un funzionario, praticamente impossibile...

Molto spazio è dedicato alla vita di classe, ai suoi compagni, alla sua preferita Romina, ad una coppia di professori  cubani, Angel e Maria, ai quali dedica un piccolo panegirico nostalgico: è vero, erano profondamente ideologici, ma quanta sincerità nelle loro intenzioni e nei loro sentimenti, reduci ormai di un mondo scomparso.

Il clou della vicenda si presenta con la paura che Caixao Vazio, una banda armata alla deriva che assalta scuole, attacchi il loro istituto: si mescolano timori reali, senso di avventura, desiderio di scazzottamenti alla Trinità ( film western molto apprezzati dai bambini e dagli ex-guerriglieri cubani), voglia di marinare la scuola e di sottrarsi agli esami incombenti. Così la scritta vergata a pennarello sulla parete ”Caixao Vazio paserà da cui, ogi, alle cuattro del pomeriggio”, finirà con il terrorizzare i bambini, che si rifiutano di seguire le lezioni, restando ostinatamente con lo zainetto in spalla, pronti alla fuga….Esilarante la scena  del polverone alzato dalla macchina dell'ispettore a sorpresa scambiato per il camion dei 'cattivi' e il fuggifuggi che ne consegue di maestri e alunni.  

La fine degli esami, la partenza di alcuni compagni di scuola e dei cubani, le notizie sulla pace che sicuramente si firmerà danno il senso del cambiamento: come per il protagonista anche per l'Angola crescere, maturarsi è difficile e doloroso, ma inevitabile.

Su tutto domina un amore immenso per Luanda, la sua natura, la sua gente. Molto poetiche le descrizioni degli alberi e degli uccelli del giardino della casa, osservati dal bambino con qualità e sentimenti umani.

Ci si riconcilia con questa Angola sospesa tra un passato atroce e una speranza di avvenire.”Una compagna professoressa, che era convinta di essere una poetessa, diceva che è l'acqua a portare quell'odore che la terra emana dopo la pioggia, è l'acqua che fa crescere nuove cose sulla terra, anche se alimenta le sue radici, l'acqua fa esplodere un nuovo ciclo, cioè lei voleva dire che l'acqua aiuta la terra a dare nuove foglie .Allora pensai:-Ah, ecco...e se piovesse in tutta l'Angola...?-, poi sorrisi. E sorrisi soltanto.”

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