Vv.Aa. - OMENANA. Racconti fantastici dal continente africano - recensione a cura di Habté Weldemariam

Vv. Aa. OMENANA

Racconti fantastici dal continente africano

(Presentazione) di Mazi Nwonwu,

(Prefazione) di Djarah Kan

Nero Editions, 2023

 

 

La fantascienza era piuttosto scarsa sul terreno africano fino a un po’ di tempo fa, anche se ciò potrebbe essere in parte dovuto alle definizioni occidentali di fantascienza in senso stretto piuttosto che all’etichetta più ampia e comprensiva di narrativa speculativa.

Da qualche decennio, la rivista OMENANA 1) si è trasformata in una piattaforma di riferimento per gli appassionati di narrativa speculativa proveniente tanto dall’Africa quanto dalla diaspora africana.

In questa antologia i curatori hanno selezionato sedici testi tra i migliori apparsi sulla rivista negli ultimi anni: storie di creature mitiche, vendicatori bionici, terre desertificate, città sotterranee, improvvisi superpoteri e maledizioni, in una tensione continua e rivitalizzante tra lontananze, assenze e ritorni. Un viaggio tra futuri alternativi e mondi paralleli, che tocca generi letterari come science fiction, storie dell’orrore e realismo magico.

Gli scrittori in questa antologia rispecchiano, istruiscono, legano e sciolgono, creano e invertono miti, trasformano e trasmutano, ci fanno ridere a crepapelle o canticchiano la nostra comprensione, sussultano o sussurrano dolcemente, e ricordano che a volte abbiamo bisogno di urlare e combattere mentre ci addoloriamo. Qualsiasi pericolo qui, immaginato o osservato nella poesia e nella storia, ci trasporta: passando dal latente all'esistente, quindi scatenandosi.

Nell’intensa prefazione, la scrittrice italo-ghanese Djarah Kan descrive i testi presentati come “storie che trasmigrano collettivamente in un singolo punto, e che rappresentano un movimento che lascia scie concrete e ben visibili su cui potersi ritrovare e in cui poter scrivere ancora il divino e il futuro”; inoltre ricorda con durezza la rimozione esercitata da parte della cultura occidentale che non ha dato finora spazio né ha concesso tempo agli autori neri di fantascienza. Infatti per troppo tempo l’esperienza, l’immaginazione e l’intuizione africana sono state tenute prigioniere e fino a tempi relativamente recenti intraviste solo attraverso la lente spessa di altre culture e dei loro pregiudizi intrinseci.

I racconti, uno per autore o autrice, sono anticipati da una breve biografia e spaziano tra i generi: scenari futuribili, distopie e vera e propria fantascienza con incursioni nel sottogenere supereroistico, fantasy e fiabe contemporanee. A legarli tra loro, oltre al contesto editoriale, è il filo conduttore dell’omenana, appunto, che si sostanzia nella «capacità straordinaria degli africani di attingere alla tradizione per creare contemporaneità magica in costante movimento tra passato, presente e futuro».

I personaggi sono spesso giovani donne nere: una mistica “raccoglitrice di anime” che si immerge nelle profondità marine per imbottigliarle, a servizio di un Morte (al maschile) o una giovane expat (chi si stabilisce temporaneamente o definitivamente all'estero per motivi vari) che scopre di poter diventare invisibile e comincia a sfruttare il suo potere per migliorare la propria vita nell’inospitale Londra; Tendi (questo è il suo nome), mossa da curiosità, si introduce a Buckingham Palace e si ritrova faccia a faccia con la Regina Elisabetta.

In altri racconti emergono temi di attualità come il surriscaldamento globale o la violenza di genere, che fanno da sfondo a vicende in cui il continente africano si trova al centro dei cambiamenti e non alla periferia del mondo.

Dei sedici racconti che costituiscono la selezione, due in particolare vanno segnalati come tra i più coinvolgenti della raccolta: “Dattilografo” del gabonese Rèlme Divingu e “Dall’altra parte del mare” della sudafricana Nerine Dorman. Nel primo racconto, assistiamo a un breve dialogo in cui un informatico presenta un programma in grado di supportare gli autori di narrativa nella scrittura delle loro storie - perché viene rispettata una delle principali caratteristiche della fantascienza, ossia la sua capacità di anticipare fenomeni e dibattiti che prendono poi piede anche al di là delle pagine dei libri, come sta accadendo proprio in questi mesi con la massiccia diffusione dell’intelligenza artificiale in grado di redigere testi di vario genere usando un linguaggio apparentemente umano. Nel secondo, si sviluppa la storia di due sorelle che camminano per mesi attraverso paesaggi post-apocalittici verso il mare, nella speranza di valicare le acque per approdare su lidi più felici: il tema delle migrazioni e il viaggio della speranza, visti dal punto di vista fantastico.

Tutte queste sono visioni - familiari e/o strane - ma sempre radicate nel mistero delle relazioni umane, nel profondo onore della memoria, nel radicamento al luogo e alla cultura.

Dopo aver letto con molto piacere Omenana, vorrei concludere facendo un paragone azzardato e una modesta riflessione e proposta. Scienza e fantascienza sono sempre state legate in Occidente. Ma non così per l’Africa. Perché l’innovazione scientifica e la fantascienza africane non sono ancora sufficientemente presenti nel cinema e nella letteratura per poter dire quanto di preciso si influenzino a vicenda. Per cominciare,manca una terminologia per definire chiaramente tanto la fantascienza quanto l’innovazione scientifica africane. La narrativa speculativa gode di una lunga tradizione in questo continente. Tuttavia, nessuno è stato ancora in grado di dare un nome preciso a questo tipo di storie.  Un esempio palese. Le correnti “filosofiche” africane per definire il termine “Pensiero africano” hanno impiegato decenni di tempo. La Filosofia africana può essere intesa come l'interpretazione della realtà che gli africani forniscono per rispondere alle grandi domande che l'Uomo si pone. Non si può tuttavia tracciare una storia della filosofia africana, parallela o paragonabile a quella occidentale. In Africa infatti la riflessione filosofica non ha assunto, per lo più, le caratteristiche di un pensiero sistematico.

La mia sensazione è quindi che anche il termine “fantascienza africana” rischia di omogeneizzare un continente multiforme e di relegare queste narrazioni in una sottocategoria esotica del genere fantascientifico, così come è inteso nella sua forma più occidentale.

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1) Omenana è una parola igbo della Nigeria sud-orientale. È un termine complesso, scritto anche Omenani o Omenala, che significa 'come è nella terra', cioè 'tradizione' o 'costume di un popolo', le usanze tradizionali precedenti alla colonizzazione europea e quelle sopravvissute. Questa cultura sommersa, legata al sovrannaturale e all’emanazione divina, emerge da sempre nel racconto orale, effimero ma persistente. La specificità di questo termine rivendica proprio la commistione tra sacro e umano, tra tradizionale e futuristico, che descrive l’intento primo della raccolta Omenana rispetto alla cultura occidentale e la pone a distanza, cercando un modo nuovo di decolonizzare l’immaginario.

 

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