Yewande Omotoso - Un lutto insolito - recensione a cura di Rosella Clavari

 

 

 

 

 

 Yewande Omotoso

 Un lutto insolito

 66thand2nd, 2022

 traduzione di Emilia Benghi

 

Di questa autrice nata nelle isole Barbados, cresciuta in Nigeria e trasferitasi con la famiglia in Sudafrica nel 1992, già conosciamo il romanzo “La signora della porta accanto” dove ha dato prova del suo talento di narratrice. La sua caratteristica è di mischiare inventiva letteraria ed elementi biografici con una notevole capacità di introspezione psicologica.

Qui si tratta di due donne a confronto con un viaggio dentro se stesse.

Una donna, Mojisola, resta priva della giovane figlia Yinka che si è tolta la vita. Cosa sapeva in realtà la madre della vita di Yinka? Com’è potuta scomparire così all’improvviso senza avvisare?Mojisola decidere di indagare da sola e si reca da Città del Capo dove vive, a Johannesburg nell’appartamento dove viveva la figlia per cercare una spiegazione, qualcosa, forse non sa nemmeno lei cosa… Le tracce lasciate sul cellulare e sul computer di Yinka la mettono sulla pista di alcune persone che frequentava, tra cui un certo D-man che fa riferimento a un sito di incontri. Avviene nel corso dell’indagine una sorta di immedesimazione con la figlia: Mojisola riscopre la sua sessualità, i suoi desideri, ricomincia a vivere come se la figlia l’avesse istruita. Cambia e asseconda i suoi istinti e anche i frequenti sogni intervengono a corroborare i suoi desideri.

Per trovare le persone che la conoscevano solo per telefono, arriva al punto di fingersi Yinka, tacendo sulla sua prematura morte.

Una figura insolita è quella della padrona di casa, Zelda Petersen; apparentemente morigerata e moralista, si scopre che vende e e fa uso di marijuana - per curare l’artrite - dice lei.

Ogni tanto Mojisola va dai suoi parenti in Nigeria, l’ultima volta che c’è stata è andata a salutare la zia morente; o meglio quella che aveva ritenuto fino a quel momento fosse sua zia e che in realtà le rivela essere la sua vera madre. Qui si scopre il primo anello che non tiene nella sua vita, dopo sarà il matrimonio con Titus che va in crisi anche a causa delle sue scappatelle. Ma il tentativo di separarsi dal marito non va in porto: lui con la scusa di aver dimenticato un vestito o altro, si affaccia spesso nell’appartamento dove avevano vissuto insieme finché non vi ritorna in pianta stabile. Mojisola è stanca di quel “teatrino” e capisce la fragilità del marito.

Titus ci tiene a consegnarle il diario che la sua psicanalista le ha consigliato di redigere e questo non fa che smuovere altre cose dentro di lei. Arriva a concludere che “sono stati due genitori maldestri e forse hanno disorientato la figlia, l’hanno chiusa in trappola”. Tuttavia non si può separare la gioia dal dolore, ci si sente colpevoli ma ci si può anche perdonare….E così finalmente Mojisola riesce a piangere un fiume di lacrime dopo una terribile apatia. Si ritrova a parlare con il marito con un’altra consapevolezza “Perché abbiamo vissuto così? Così incapaci di verità?” e lui non può che assentire.

Il legame tra un personaggio e l’altro tesse una misteriosa rete di rimandi e di coincidenze. Proprio Zelda Petersen rileva ciò, dichiarando il suo ateismo :”Dio non esiste. Credo però che se tu sei qui, un motivo c’è. Deve esserci per forza, tutto deve accadere per quel motivo lì, deve esserci uno schema, capisci? […] Dio non esiste, ma esiste una...rete. Una struttura reticolare, lo dimostreranno i calcoli matematici. Ci sarà una spiegazione scientifica per tutto”.

Proprio questo collegamento misterioso tra una vita e l’altra emerge nel racconto e così trova una ragione la citazione iniziale di Marco Aurelio “Poiché la morte è una delle necessità della vita, occorre regolare su di essa anche il momento presente”. Un monito, constatando la propria finitezza di mortali, a essere vigili, pronti, non impreparati.

Il romanzo si svolge non solo nei luoghi dove vivono i personaggi ma anche nella loro mente, con immagini oniriche dove si sviluppano delle azioni. La scrittrice sa gestire la banale realtà quotidiana e il surreale scatenato spesso dai deficit mentali o dalle perversioni in cui cogliamo gli utenti delle chat di incontri . A volte queste situazioni possono risultare anche comiche ma sono un indice di alienazione sempre più forte soprattutto presso le giovani generazioni. La Omotoso, in questo romanzo, senza proporselo probabilmente e non usando forme di vittimismo o retorica, invita anche a riflettere sul rapporto genitori-figli.

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