Segnalazioni 2005 - Archivio

 

Isole Mauritius
Nathacha Appanah, Blue Bay Palace

Traduzione di Vilma Porro
Edizioni e/o, Roma, 2005
Pagine: 128, Euro 13,00
Scheda del libro
Maya ha sedici anni e vive su un’ isola tropicale, nel villaggio di Blue Bay. Maya abita nella parte misera, quella da cui non si vede il mare, fatta di vicoli squallidi e casupole. Sull’altro lato della strada, le grandi ville dei ricchi. Come tanti sull’isola, Maya sogna di partire, di realizzarsi altrove. Vorrebbe trovare un impiego in città, vorrebbe andare in Inghilterra, in Svizzera, vivere nel mondo dei turisti, depositari secondo lei di ricchezza e felicità. Lei, invece, è receptionist al Blue Bay Palace, hotel di lusso frequentato da occidentali. Un’astiosa solitudine interiore la sua, con un’unica passione e consolazione: il mare. I sogni sembrano realizzarsi quando incontra Dave Rajsing, il direttore dei ristoranti dell’hotel. È un colpo di fulmine che è per Maya l’inizio di una magica storia. I due si amano per due anni in segreto, e alla passione fisica in Maya si unisce la speranza di accedere allo scintillante mondo da cui si sente esclusa.Tutto crolla quando la ragazza scopre da un trafiletto su un giornale che Dave sposerà una ragazza del suo ambiente. E quello che all’inizio sembra un romanzo rosa diventa la storia di una discesa nell’abisso. Le frustrazioni si trasformano in un dolore sempre più profondo. Anche dopo aver appreso la verità, di fronte alle impacciate giustificazioni di Dave - un matrimonio combinato, un padre che morirebbe di dolore – Maya accetta di continuare la relazione, non più nelle suite eleganti ma in un sordido alberghetto di un quartiere popolare, tra rabbia e perdita di rispetto per se stessa. La mente della ragazza scivola nel caos, il suo odio si focalizza sull’altra, la moglie di Dave, che tutto le ha sottratto.La storia, attraverso un’escalation di confusione mentale, di incubi, di gesti incontrollati, non potrà che finire con un atto di tragica violenza. Dopo, sulla spiaggia, sperando di diventare un tutt’uno con il mare, Maya si sentirà finalmente libera. Una storia individuale e crudele che è insieme metafora di tutto quello che gli Occidentali non conoscono delle isole-paradiso.
L'autrice
Nathacha Appanah è nata nell'isola di Mauritius nel 1973. Giornalista, vive in Francia dal 1999. E’ autrice di tre romanzi pubblicati nella collana Continents noirs di Gallimard. Il suo romanzo d’esordio ha vinto il premio RFO du Livre nel 2003.

Togo
Sami Tchak, La festa delle maschere

Traduzione di Stefania Ricciardi
Morellini Editore, 2005
Scheda dell'editore
Vincitore nel 2004 (anno in cui è stato pubblicato questo libro) del "Grand prix de littérature d’Afrique noire" per l’insieme della sua opera, Sami Tchak, nato nel 1960, è il maggior autore del Togo di questi anni, anche se ha vissuto a lungo a Parigi, dove ha conseguito il dottorato in sociologia alla Sorbona.
Ha pubblicato il suo primo romanzo con Gallimard e una serie di saggi sulla sessualità femminile in Africa, sulla prostituzione e sull’Aids, per L’Harmattan.
La festa delle maschere è un romanzo viscerale, intenso, con molte citazioni letterarie e musicali, che mette in gioco sentimenti e sessualità dei personaggi con una serie di scoperte-confessioni. Definito un “malizioso e dolce requiem erotico per una società defunta”, il libro rappresenta una nuova strada per la letteratura africana, più matura e completa, finalmente autonoma.

 
Angola
Ondjaki, Il Fischiatore

Traduzione di Vincenzo Barca
Edizioni Lavoro, Roma, 2005
Scheda dell'editore
Un borgo perduto popolato di asini a cui si vota un bizzarro culto. Abitanti stralunati: una giovane donna che accumula sale, in omaggio nostalgico all’oceano al quale tornerà; un Commesso Viaggiatore che sa di alchimia; un Becchino che sta di guardia a un cimitero dove da anni non si scavano tombe; un Matto che raccoglie le voci del villaggio; una vecchia che a ogni estrema unzione raddoppia in vitalità; e un Parroco, amante del buon vino, che veglia su questa comunità con affettuosa partecipazione. Ma arriva «l’uomo che fischia», e scopre nella chiesa i sette corridoi di suono che ne fanno un luogo perfetto per esaltare la sua musica. Il suo «concerto per fischio», nella messa domenicale, scatena inattese reazioni collettive, trascinando gli abitanti in una sarabanda festosa, che coinvolge anche la natura, alberi e uccelli. Il paese risuscitato torna a essere bagnato dalla pioggia sottile di ottobre, quella che non fa rumore. Narrato con ritmo filmico, Il Fischiatore affascina per la scrittura poetica e trasognata. È un’invenzione, un sogno, un’allucinazione serena sulle potenzialità dei piccoli doni nascosti in ogni creatura.
L'autore
Ondjaki è nato a Luanda (Angola) nel 1977. È poeta e narratore pluripremiato. Oltre a Il Fischiatore (2002) ha pubblicato due raccolte poetiche, due volumi di racconti e tre romanzi. La sua opera più recente è E se amanhã o medo (racconti, 2005). Coltiva numerosi interessi in campo artistico (pittura, teatro, sceneggiatura cinematografica e realizzazione di documentari).
Recensione di Marco Repetti su Liberazione


Francia - Senegal
Marie Ndiaye, Rosie Carpe

Morellini, Milano, 2005
 
Scheda dell'editore

Rosie Carpe, giovane donna di colore, sbarca all'aeroporto di Pointe-à-Pitre, Guadalupa, in compagnia del figlio Titi, 6 anni. Ha lasciato la provincia francese, la sua casa, una vita di stenti e umiliazioni per raggiungere suo fratello maggiore, partito cinque anni prima. Inaspettatamente, ad attenderla all'aeroporto non c'è Lazare, ma un amico, Lagrand. A poco a poco Rosie scopre che il benessere dipinto e promesso dal fratello in realtà non esiste: Lazare è scomparso per sfuggire alla prigione, abbandonando una compagna e una figlia. In un'atmosfera di segreti sordidi, Rosie perde progressivamente il controllo di sé, entrando in un percorso fatto di alcol, una nuova gravidanza, uno sdoppiamento di personalità... Il romanzo ha vinto il "Prix Fémina 2001".


Algeria
Hamid Skif, La principessa del deserto di mezzo

Trad. Alessandro Bresolin, Edizioni Spartaco, Santa Maria Capua Vetere 2005
 
Scheda dell'editore
Uno stile serrato, paradossale e onirico; la descrizione di un dramma reale (gli eventi algerini contemporanei) con una fantasia surreale, partendo dalla convinzione che «i fanatici non sopportano che si rida di loro». Con il linguaggio poetico dei cantastorie, l'autore delinea personaggi simbolici, come il «dittatore Bazooka», forgiato su generazioni di dittatori, o come...il suo ufficiale disertore, pronto - da vero opportunista - a salire sul carro dei vincitori. Le storie del protagonista-narratore raccontano le vicende della principessa Selma, andata in sposa a un teologo fanatico che, asceso al trono, semina il terrore nel regno con l'aiuto di petrolieri e voltagabbana. Le sue «crociate» hanno come vittime le mosche, i cani e le donne, tutti ritenuti «espressione del demonio» e responsabili del declino dell'Islam.
L'autore
Hamid Skif (1951), poeta e giornalista. Incarcerato e censurato in Algeria per essersi opposto al regime, si è rifugiato ad Amburgo dove vive. È stato tra i fondatori dell'Associazione dei giornalisti algerini.Alessandro Bresolin ha già curato, per le Edizioni Spartaco, un'antologia di scritti di Ignazio Silone.


Nigeria
Ken Saro Wiwa, Sozaboy

Baldini Castoldi-Dalai Editore, 2005
Scheda dell'editore
Immaginate un villaggio ai confini del mondo, Dukana: una chiesa, i soliti vecchi che snocciolano storie, le donne che fanno i lavori pesanti. A Dukana vive il giovane Mene con la madre, vive dignitosamente e fa l'aspirante autista di pulmini. A Dukana nessuno sa niente di niente: tutti sentono alla radio di un governo che è cambiato e di cui conoscono solo funzionari e poliziotti, uomini corrotti che si pappano mazzette per ogni cosa. Tutto scorre lento e lieto. Mene conosce la giovane Agnes, con più tette che anima, e la vuole sposare, e tutto sembra andar bene finché non si comincia a parlare di nemico, di casini nella nazione, finché non arrivano sozasoldati a requisire cibo e reclutare gente. Per un giovane fare la guerra è una gran cosa, bisogna cacciare il nemico perché nel Paese manca il sale, e lui deve proteggere la giovane moglie. E così Mene diventa Sozaboy, veste l'uniforme, sinist-dest, prende ordini senza capire perché fa quello che fa, e va al fronte, in fossi e acquitrini. Ma la guerra è un brutto affare, ci sono sozacapitani che ti fanno bere la piscia, aerei che cagano bombe che uccidono. E così Mene scappa, conosce la prigionia, passa nelle file del nemico, lascia tutto per cercare la mamma e la sposa, per tornare a Dukana, perché ha capito che la guerra è una gran brutta cosa senza senso...
Questo è un assaggio del mondo fantastico che Saro-Wiwa tratteggia in questo suo capolavoro del 1985, ispirato alla guerra del Biafra che devastò la Nigeria dal 1967 al 1970. Al di là del contesto storico, però, la forza della scrittura e della narrazione trasforma ogni personaggio in archetipo (della corruzione e dei mali endemici che ancora oggi affliggono la Nigeria), e riveste i luoghi e le gesta dell'alone del mito. E se l'opera ha un fascino e una solennità che lasciano piacevolmente spaesati, non dipende certo da un esotismo dei suoi topoi letterari. L'idea geniale è raccontare la perdita di innocenza di un mondo e lo scardinamento di gerarchie e ordini naturali attraverso gli occhi e le parole di un ragazzo che crede che la follia che lo investe abbia un senso, fino a scoprire dolorosamente il contrario: la lingua perciò ricalca la logica elementare e lo stupore primigenio di Mene, ha formule di antica oralità piena di rispetto per il mondo e le cose. Non stupisca perciò se il nostro Sozaboy, che impara scappando, ci sembra vicino come una comica e lontano come una favola, se il sorriso per il suo ingenuo romanticismo diventa amaro di tragedia, perché questo antieroe ha molto da dire sui nostri tempi di barbarie, a ogni latitudine.


Nigeria
Wole Soyinka, Clima di paura

Traduzione di Andrea Bajani e Mariapaola Pierini
Codice Edizioni, Torino, 2005
Scheda dell'editore
Nel 1989 un DC 10 della compagnia UTA, in servizio da Parigi a Brazzaville, esplode sui cieli del Niger causando la morte di 170 persone. Comincia da qui, da questo attacco terroristico di poco precedente il disastro di Lockerbie, il nuovo clima di terrore che stringe in un’unica, inesorabile morsa, l’intera umanità. Questa è la teoria elaborata da Wole Soyinka in questo eccezionale testo, che traccia una geografia di inquietudini senza più frontiere, dal Niger a New York, dalla Scozia a Madrid e oltre. Il volto della paura è mutato, si è mascherato e reso irriconoscibile. Il tempo in cui il nemico era facilmente identificabile è lontano: ora i carnefici sono vittime, tutti siamo potenziali obiettivi e il potere, qualunque sembianze assuma, si insinua in queste dinamiche alimentandole, confondendole e confondendoci. Nel caos di questo “clima di paura” Soyinka cerca di tracciare una mappa esplorando, con la felicità della sua prosa, il fragile terreno su cui posano concetti come libertà, dignità umana, speranza, e restituendogli un valore ben oltre a quello effimero e propagandistico datogli chi, di questo orrore senza fine, non rappresenta che l’altro volto, quello più oscuro, nascosto, infido. In un tale panorama di tensioni, in cui tutto, come in uno specchio rovesciato, si risolve nel suo contrario, porsi delle domande è già il primo passo per trovare delle risposte: seguire Soyinka per questa strada accidentata è far propri questi interrogativi, per cominciare a guardare la paura negli occhi, e imparare a riconoscerne il profilo.
L'autore
Nato nel 1934 ad Abeokuta, in Nigeria, Wole Soyinka è considerato uno dei più grandi drammaturghi africani, autore di opere teatrali, romanzi, poesie e saggi letterari. Primo intellettuale del suo continente a venire insignito del Premio Nobel per la Letteratura, nel 1986, Soyinka ha pagato in prima persona la difesa delle proprie idee in una delle fasi storiche più drammatiche per la Nigeria: è stato incarcerato, esiliato e condannato a morte dalla dittatura militare di Sani Abacha. È Presidente Onorario dell’International Parliament of Writers, associazione con lo scopo di fornire un concreto supporto per gli autori vittime di persecuzioni. Il progetto più conosciuto è la creazione delle Città di Rifugio per gli scrittori e gli artisti perseguitati di tutto il mondo.Tra le traduzioni italiane delle sue opere: Gli interpreti (1979), Teatro 1 e 2 (rispettivamente 1979 e 1980), Stagione di anomìa (1981), L’uomo è morto (1986), La morte e il cavaliere del re (1993), Aké. Gli anni dell’infanzia (1995), Mito e letteratura nell’orizzonte culturale africano (1995), Isarà: intorno a mio padre (1996), La strada (1997).


Nigeria
Helon Habila, Angeli dannati

Traduzione di Valeria Raimondi, Sartorio Editore, Pavia, 2005 
Scheda dell'editore
Lomba è un giovane giornalista costretto a vivere sotto il regime militare di Lagos in Nigeria, una delle città più pericolose del pianeta. Ma nonostante questo il suo cuore e la sua testa sono pieni di musica soul, di belle ragazze e della trama del romanzo che sta scrivendo. Ma le cose precipitano: il suo compagno di stanza viene arrestato dalla polizia, il suo grande amore deve sposare un uomo che non ama, e i suoi vicini stanno organizzando una sommossa. Lomba non può più nascondere la testa sotto la sabbia, sente di dover raccontare, nel suo libro, la verità. Viene arrestato e chiuso in carcere, ma nessuno può togliergli la libertà più grande, quella della scrittura. E anche se in carcere scrivere è proibito, ottiene di poter tenere un diario. Il direttore che glielo confisca capisce che Lomba è un poeta e se ne serve come di un novello Cyrano, per scrivere romantiche lettere d'amore alla sua amata.
Una nuova, potente ed originale voce narrativa, insignita del prestigiosissimo premio Caine Prize for African Writing che segnala il migliore autore africano dell'anno.

Sudafrica
Damon Galgut, ll buon dottore

Traduzione di Valeria Raimondi, Edizioni Guanda, 2005 
Scheda dell'editore
Un avamposto in Sudafrica, un fatiscente centro ospedaliero, una terra desolata oppressa dalla miseria e dalle violenze di bande di ex miliziani in cerca di potere. In questo scenario si muovono due medici, amici nonostante le opposte visioni del mondo: uno, quarantenne, disincantato, insensibile e vile; l'altro, giovane, idealista, pieno di entusiasmo. Il giovane dottore riesce a infondere vigore nello staff, mentre nuove facce e vecchie conoscenze si aggirano nel piccolo centro, rinfocolando odi sopiti. I due medici vengono coinvolti negli eventi, in un clima di attesa dominato da un senso di minaccia e dalla fine prossima. E in un mondo dove il passato reclama un risarcimento nel presente, non c'è spazio per il sano moralismo del giovane dottore.
Damon Galgut, autore di libri e testi teatrali, vive a Cape Town. Nato nel 1963, ha scritto il suo primo romanzo nel 1984 (A Sinless Season).
Una recensione del libro a cura di Marilia Piccone sul sito Stradanove


Sudafrica
Achmat Dangor, Frutto amaro

Traduzione di Valeria Bastia, Ed. Frassinelli, 2005
Scheda dell'editore
Verità e riconciliazione sono le parole d'ordine nel Sudafrica del dopo apartheid. E speranza. Silas Ali, ex attivista dell'African National Congress e oggi importante funzionario ministeriale, sta lavorando perché quelle parole diventino una realtà nel suo Paese. Ma l'incontro casuale con un ex poliziotto e torturatore del passato regime, Du Boise, scatena antichi fantasmi e, irrompendo nel menage famigliare di Silas, ne fa crollare i fragili equilibri. Vent'anni prima, Lydia, la moglie di Silas, era stata stuprata da quell'uomo mentre il marito giaceva ammanettato lì accanto; il loro unico figlio, Mikey, giovane universitario introverso e sfuggente, è l'ignaro frutto di quella violenza. Con il trascorrere del tempo, un silenzio fatto di sofferenza e inconfessabili segreti aveva eretto una barriera sempre più impenetrabile fra i due coniugi, finché l'improvvisa ricomparsa di Du Boise, agendo da dirompente elemento catalizzatore, manda in frantumi il guscio di normalità che sembrava proteggerli. Alla fine, ciascuno andrà incontro alla propria sorte. In una narrazione vivida e intensa, che rivisita in toni sofferti i miti classici da Edipo a Medea, l'autore affronta attraverso le vicende dei protagonisti alcuni dei temi che lacerano il Paese e le profonde inquietudini che lo percorrono in questa nuova stagione della sua storia.
L'autore
Nato a Johannesburg nel 1948, Achmat Dangor dopo il diploma ha vissuto a Cape Town, Port Elizabeth, Grahamstown, Kimberley, Victoria West e in un piccolo paese chiamato Buurmansdrift e fu particolarmente influenzato dai soggiorni in quelle che descrive come "realtà marginali" delle piccole città rurali, tema che affiora costantemente nei suoi scritti.
Politicamente attivo sin dalla gioventù, fu esiliato dal Governo del Sudafrica per cinque anni, dal 1973 al 1978,periodo in cui si dedicò completamente alla scrittura.
Ha pubblicato tre romanzi, tre raccolte di poesie, racconti, lavori teatrali e sceneggiaturecinematografiche. Ha tenuto conferenze sulla letteratura sudafricana e sulla scrittura creativa alNew York’s City University (Harem Campus) e ha lavorato come specialista per lo sviluppo ruraleper la principale organizzazione non-governativa, la Indipendent Development Trust. Successivamente, ha fatto diretto il Nelson Mandela Children’s Fund, sino al 2001, quando si è trasferito a New York. E' attualmente direttore dell'agenzia Unaide dell'Onu per la lotta contro l'Aids.
Presentazione del libro alla Fiera del libro di Torino (maggio 2005)
Una recensione del libro a cura di Marilia Piccone sul sito Stradanove


Costa d'Avorio-Francia
Véronique Tadjo, L'ombra di Imana. Viaggio al termine del Ruanda

Ilisso, 2005
«Sì, ricordare. Testimoniare. È quanto ci resta per combattere il passato e ripristinare la nostra umanità».

Scheda dell'editore
L’invito a partecipare a una residenza di scrittura insieme ad altri scrittori africani è il pretesto che porta alla stesura di una narrazione poetica sul filo della memoria che ripercorre in due distinti viaggi i siti del massacro, le prigioni dei condannati a morte o all’ergastolo attraverso le testimonianze dei sopravvissuti.
La scrittrice franco-ivoriana, ricorrendo alla tradizione orale africana, riflette sulla violenza e sull’umanità, descrive vividamente il colpevole e l’innocente e promuove i valori della tolleranza, della pace e della riconciliazione.
Preziosa testimonianza fatta con discrezione, rispetto e dignità.
L'autore
Véronique Tadjo nasce a Parigi nel 1955 ma trascorre l’infanzia ad Abidjan dove si laurea in letteratura inglese. Vince un dottorato in studi afroamericani all’università della Sorbona di Parigi e per alcuni anni insegna all’Université Nationale de Côte d’Ivoire ad Abidjan. Attualmente vive in Sudafrica.
Ha pubblicato con Giannino Stoppani Tamburi parlanti.

 
Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiayi, Igiaba Scego, Laila Wadia, Pecore nere. Racconti
a cura di F. Capitani e E. Coen, Edizioni Laterza, 2005
"La prima generazione di figlie di immigrati, nata o cresciuta in Italia, racconta con leggerezza e ironia la propria identità divisa, a cavallo tra il nuovo e la tradizione, una identità obliqua, preziosa, su misura.
Quattro voci, otto storie. Molte culture. L'incrocio dei mondi e delle esperienze, tra integrazione e diversità, accoglienza e rifiuto. Tra noi e loro"
(da www.el-ghibli.provincia.bologna.it)
Sul sito di El Ghibli si possono trovare anche ulteriori notizie sulle autrici
 

Pap Khouma, Nonno Dio e gli Spiriti Danzanti
Baldini Castoldi, Dalai Editore, 2005
Scheda dell'editore
Un giovane uomo torna nella sua Africa a Taagh dopo sette anni di assenza. Ritrova una moglie dimenticata, un figlio mai conosciuto, una madre amatissima, i ricordi dell'infanzia. Ma anche un mondo di cui non conosce più i meccanismi. Ormai, né il senso religioso né la dimensione magica gli appartengono più, così come non si sente a suo agio negli abiti tradizionali. Come se tutto ciò non bastasse, gli viene mossa un'accusa gravissima che spinge l'autore a pizzicare con maestria le corde del giallo.
Sullo sfondo, le vicende politiche di un Paese africano sempre sull'orlo della guerra e dell'ennesima ribellione e accanto al protagonista un gruppo di giovani amici, anch'essi disorientati, l'anima divisa tra la necessità di rimanere mostrandosi forti, la possibilità di guadagnare qualcosa arruolandosi tra i ribelli e il desiderio di mollare tutto e andarsene via. Le donne, invece, madri, mogli, sorelle, sono animate da una grande energia che traggono dalla magia, dalla fede religiosa e dalla consapevolezza del loro antico potere femminino che dà loro una forza tale da spingerle a mettere in atto una insolita ribellione anti-maschio.
Un'Africa - reale o immaginata - raccontata dall'autore con i toni appassionati di un griot capace di farci partecipare con vivido realismo sia alla dolce atmosfera di una spiaggia al tramonto, sia al caos di un incrocio nell'ora di punta.

L'autore
Pap Khouma, di origine senegalese, vive a Milano, dove si è sempre occupato di cultura e di letteratura, attraverso numerose e svariate esperienze. E' il direttore di El Ghibli e lavora ora presso la libreria FNAC di Milano, dove si occupa in particolare del reparto libri in lingua originale.
Ha pubblicato "Io, venditore di elefanti" (insieme al giornalista e scrittore Oreste Pivetta, Garzanti, 1990), che è ormai giunto all'ottava edizione, è stato adottato da molte scuole come libro di testo, ed è stato curatore e coautore del libro "Nato in Senegal immigrato in Italia" (Ambiente, 1994).
Nonno Dio e gli spiriti danzanti è il suo secondo romanzo. (da www.el-ghibli.provincia.bologna.it)

Jorge Canifa Alves, Racconti in altalena
Edizioni dell'Arco, 2005
"Vivo nella città Caput Mundi non perché domini il mondo ma perché in essa si incontra il mondo. Da quando vivo nella capitale romana (dal novembre 1996), non ho fatto altro che incontrarmi con cittadini provenienti da ogni parte del globo. Con molti di loro sono cresciuto artisticamente parlando, con altri sono cresciuto come uomo. È una cosa meravigliosa avere amici con cui non condividi niente: si hanno più storie da raccontarsi, più voglia di ascoltarsi. È una cosa meravigliosa avere amici con cui puoi condividere il bel gioco dell'altalena: con una spinta sei lì, in una parte sconosciuta del mondo, poi torni indietro verso il tuo territorio di partenza, e un attimo dopo sei in un altro contesto culturale. Non avere una mentalità chiusa, non fermare l'altalena è il segreto per una pacifica convivenza, il segreto che permette di continuare il gioco dell'altalena."
Jorge Canifa Alves

L'autore
Nato nel 1972 nella città di Mindelo, isola di San Vicente, arcipelago di Capoverde, vive in Italia dal 1979 e cresce con un'anima culturale tutta italiana fin verso gli anni Novanta, quando ritrova il suo amore perduto: Capoverde. La tentazione di abbandonare l'influenza italiana è forte, ma lui resiste e sposa entrambe le culture: "due culture sono meglio di una, hai un orizzonte più ampio, più possibilità di scelta".
I suoi racconti sono stati pubblicati sulle riviste "Il giornale di Peter Pan", "Caffè" e nelle antologie "Memoria in valigia"(Fara Editore, 1997), "Capoverde: nove isole e un racconto disabitato" (Edizioni Le Lettere, 2000), "Libera o liberata" (Il Leccio Editore, 2002) e "Italiani per vocazione" (Cadmos Editore, 2005).
Socialmente impegnato, è vice presidente della consulta per il quinto municipio di Roma, direttore della Onlus "Tabanka" e socio fondatore di Scritti d'Africa. (da www.el-ghibli.provincia.bologna.it)

Garane Garane, Il latte è buono
Edizioni Cosmo Iannone, 2005
Dal sito dell'editore Cosmo Iannone (http://www.cosmoiannone.it):
Il latte è buono è un romanzo che si assapora senza moderazione. Anzi, vi porta lontano, molto lontano all’interno e al di fuori di voi.
Abdourahman Waberi
Sostengo che Il latte è buono di Garane Garane sia il primo romanzo postcoloniale italiano. Fino ad ora la nostra letteratura del 900 aveva un solo capolavoro, Tempo di uccidere, di Ennio Flaiano e una pletora di romanzi coloniali dimenticati e dimenticabili; ora abbiamo la prima voce decolonizzata africana che ci riguarda e racconta.
Armando Gnisci
L'autore
Discendente di una stirpe reale, Garane Garane è nato in Somalia. Ha frequentato le scuole, dalle elementari al liceo scientifico, a Mogadiscio quindi si è trasferito a Firenze dove ha studiato Scienze Politiche presso l'università della città. Si è laureato in Lingua e Letteratura italiana con un dottorato su Dante, Petrarca e Boccaccio presso l'università di Grenoble dove ha conseguito anche la laurea in Lingua e Letteratura francese.
Attualmente è direttore del Dipartimento di Umanistica della Allen University nella Carolina del Sud, USA.

Haiti
Lyonel Trouillot, Bicentenario, a cura di Marie-José Hoyet, Edizioni Lavoro, Roma, 2005
Lyonel Trouillot, Teresa in mille pezzi, a cura di Marie-José Hoyet, Epoché, Roma, 2005

Martinica
Patrick Chamoiseau, Il vecchio schiavo e il molosso, a cura di Paola Ghinelli, Edizioni Il Maestrale-Tascabili, 2005

Saggistica
Maria Chiaia (a cura di), Una porta sull'Africa
Sinnos Editore, 2005
"E' un volume che invita a conoscere l'Africa Centro-Occidentale, una delle aree più ricche di risorse umane e materiali. Offre notizie storiche, politiche e culturali sul Camerun, il Gabon, la Nigeria, la Repubblica popolare del Congo e quella democratica.Ogni capitolo é affidato a un pensatore africano che interpreta le speranze del Continente nero" (da "Le Monde Diplomatique", novembre 2005)

Società africane, Daniele Mezzana e Giancarlo Quaranta (a cura di), Zelig, 2005
Niccolò Rinaldi, L'invenzione dell'Africa. Un viaggio, un dizionario, pref. di Walter Veltroni, Edizioni La Meridiana, Molfetta (Ba), 2005

Enzo Barnabà, Dietro il Sahara. Africa nera tra mondo magico e modernità, Edizioni Philobiblon, Ventimiglia, 2005

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