Segnalazioni 2006 - Archivio

 

 

Costa d'Avorio
Ahmadou Kourouma, Aspettando il voto delle bestie selvagge

Traduzione di Barbara Ferri
Edizioni e/o, Roma, 2006
Pagine: 432 - Euro 9,50
Scheda dell'editore
Il viaggio iniziatico di Koyaga, dittatore africano della Repubblica del Golfo, come tutta la sua vita è una galleria di orrori e meraviglie dell’Africa contemporanea: le prigioni più atroci, le feste più stravaganti, gli eccessi erotici, le più aberranti filosofie del potere, incroci inauditi di credenze magiche, cinismo e saggezza ancestrale…Ne viene fuori un capolavoro della letteratura africana e mondiale, un inedito impasto di epica e di ironia, una delle più straordinarie satire del potere che mai siano state scritte, in cui non si salvano né i militari, etnologi e missionari mobilitati dal colonialismo per trasformare il negro selvaggio in uomo “civilizzato”; né i sanguinari dittatori della decolonizzazione, gli eroi guerrieri, i saggi, crudeli, folli padroni per conto terzi del Africa di oggi. In questa storia romanzata del continente nero, tanto istruttiva quanto divertente, la magia ha un ruolo importante almeno quanto quello delle armi, delle strategie neocolonialiste, della corruzione. 


Sudafrica
Il vestito di velluto rosso. Racconti di donne sudafricane
Racconti di: Elleke Boehmer - Finuala Dowling - Nadine Gordimer - Bessie Head - Maureen Isaacson - Rayda Jacobs - Farida Karodia - Sindiwe Magona - Gcina Mhlophe - Zoë Wicomb

Cura, prefazione e traduzione di Maria Paola Guarducci
Edizioni Gorée, Collana Diritti & Rovesci, Monticiano (SI), 2006
Prezzo: € 15,00 Pagine: 256
Scheda dell'editore
La narrativa breve è assai popolare in Sudafrica e quasi tutti gli scrittori e le scrittrici del paese ci si sono misurati almeno una volta. Si tratta di un genere molto diffuso soprattutto tra i neri ai tempi dell’apartheid (1948-1994), in virtù della capacità del singolo racconto di costituirsi, all’occorrenza, come forma espressiva ‘d’emergenza’: più veloce da elaborare in clandestinità o negli sporadici momenti di calma che il regime concedeva, più facile da far circolare (su riviste, ad esempio) e da nascondere, sicuramente più a basso costo di un romanzo sia per chi lo produce sia per chi ne fruisce. La struttura della raccolta di racconti, inoltre, si addice in modo particolare ad esprimere il tessuto frammentato, composito, diversificato che caratterizza il paese. Questa antologia rappresenta, dunque, il tentativo di restituire un’idea di quel quadro plurimo, diviso per etnie, lingue, religioni, culture, radici, livelli sociali e via dicendo, oggi alla ricerca di un’omogeneità seppure nelle differenze.
Per quanto riguarda la categoria della "scrittura femminile" va detto che in Sudafrica si tratta di un universo molto articolato. Le donne sudafricane hanno scritto molto. A tutte le forme di coercizione, e ai tentativi di cancellazione rappresentati dalla censura delle opere nonché dai numerosi esili delle autrici, la loro scrittura ha saputo resistere, non senza difficoltà – maggiori rispetto a quelle della controparte maschile, favorita da più opportunità di pubblicazione, nel paese e all’estero – e si è sviluppata pur senza poter fare riferimento ad una tradizione letteraria locale femminile che fosse facilmente visibile. Nella scelta che presentiamo vengono accostate autrici di fama diversa. Il premio Nobel Nadine Gordimer non ha bisogno di presentazioni; tra le altre, i lettori italiani conosceranno Bessie Head, Zoë Wicomb e Sindiwe Magona. Alcune scrittrici sono molto popolari in Sudafrica, è il caso, ad esempio, di Miriam Tlali, ma restano sconosciute al pubblico italiano; altre sono abbastanza note in ambiente anglofono, ma non hanno risonanza nel nostro paese. Vi sono infine autrici poco note, se si escludono gli ambienti accademici, nello stesso Sudafrica.

Mauritius
Natacha Appanah-Mouriquand, Le rocce di Poudre d’or

Traduzione di Emanuelle Caillat e Cinzia Poli
Edizioni e/o, Roma, 2006
Pagine: 160, Prezzo: Euro 14,00
Scheda dell'editore
1892. Nell’India coloniale britannica centinaia di indiani sono reclutati dagli inglesi con l’inganno e spinti a raggiungere l’isola Mauritius, al di là dell’oceano, nella speranza di trovare un lavoro e condizioni di vita migliori. Storie di fuga molto diverse tra loro si intrecciano: quella dell’ingenuo giocatore di carte Badri, illuso di trovare scintillanti monete d’oro sotto le rocce; quella del giovane Vythee, alla ricerca del fratello partito anni prima; quella del contadino Chotty, sfruttato dal proprietario terriero del suo villaggio, di cui è debitore; quella della vedova di sangue reale Ganga che fugge il rogo. Dopo settimane in mare, ammassati nella stiva di una nave, costretti a fronteggiare la fame, le malattie e la morte, approderanno nella tanto agognata isola Mauritius. Ma al loro arrivo non troveranno né la terra verde e fertile né i facili guadagni che erano stati loro promessi, bensì un duro lavoro nelle piantagioni di canna da zucchero, agli ordini degli avidi proprietari terrieri francesi e dei loro spietati aguzzini. Questo è il drammatico esito della traversata sul “kala pani”, “l’acqua nera” dell’oceano: divenire la nuova razza di schiavi, quella che dopo l’abolizione ufficiale della schiavitù ha sostituito i neri. Nel villaggio di Poudre d’Or, sotto le cui rocce dure e sterili certo non giace l’oro, le vite degli indiani restano intrappolate fra il blu del cielo e il verde della canna da zucchero. Il romanzo porta alla luce un passato tragico e poco noto della storia coloniale e, rifiutando facili manicheismi, dà voce sia agli sfruttati che agli sfruttatori. Le rocce di Poudre d’Or è la sentita testimonianza di eventi storici che hanno segnato anche le origini familiari della scrittrice.
L'autrice
Nathacha Appanah-Mouriquand è nata nell’isola Maurizio nel 1973. Giornalista, vive in Francia dal 1999. E’ autrice di due romanzi pubblicati nella collana Continents noirs di Gallimard. Il suo romanzo d’esordio ha vinto il premio RFO du Livre nel 2003.

Camerun
Werewere Liking, La memoria amputata. Madri Naja e Zie Roz. Canto-romanzo

Traduzione di L. Colombo
Baldini Castoldi Dalai editore, Milano, 2006
Pagine: 526, Prezzo: € 18.00
Scheda dell'editore
All'incrocio tra poesia, saggio, autobiografia e racconto storico, questo libro intreccia il destino del popolo africano a quello della protagonista Halla Njockè, una donna di ottantacinque anni che, dopo essersi affermata come cantante e artista, decide di immergersi nel suo violento passato. Lo fa scrivendo la biografia della zia Roz, un atto che diviene ad un tempo riscoperta dei legami femminili familiari e risveglio di silenzi e cancellazioni dentro di sé. La sua memoria è stata come amputata: dopo essere stata vittima della faida fra i genitori, protrattasi anche in tribunale, il padre, che si vanta di essere un Lôs - secondo lo schema del vudù, un essere di straordinaria potenza spirituale - la strappa alla famiglia della moglie e la porta a vivere con sé. L'innocenza infantile non salva Halla dallo stupro che le infligge l'uomo, e la sua precoce bellezza fa di lei un conteso oggetto di compravendita. È questo il contesto in cui la giovane matura la sua consapevolezza femminile e umana, tra violenze e misfatti, amori e delusioni, che la portano ad affermare la propria capacità di resistere e imporsi agli altri, creandosi una vita su misura. L'oblio è il prezzo da pagare, un oblio da cui la sua memoria cerca di riemergere in queste pagine, elevandosi al tempo stesso a canto e celebrazione di tutte le donne africane che come lei hanno taciuto.
L'autrice
Werewere Liking è nata a Bondé (Camerun) nel 1950. é una personalità eclettica, e si occupa di pittura, musica, teatro, cinema. Ha pubblicato libri di generi diversi, e si è occupata anche di teatro, critica e poesia. Stabilitasi in Costa d’Avorio nel 1978, ha prima lavorato come ricercatrice all’Università di Abidjan e poi ha creato il “Villaggio Ki-Yi” che in lingua baassa vuol dire “sapere ultimo”. È un “foyer” di artisti di diverse nazionalità africane dove si tengono mostre, si offrono spettacoli teatrali, si fa ricerca. Nei suoi lavori troviamo l’Africa con le sue contraddizioni, le sue aspirazioni consce e inconsce, i suoi fallimenti e i suoi vizi. A chi le chiede se si sente più artista camerunese o ivoriana, risponde: “Africana, molto semplicemente”. Lavorare e vivere in Africa, arricchirsi della mescolanza delle culture e delle arti, questo il credo della “signora del teatro africano”.

Algeria
Hamid Skif, La paura

Traduzione di Gaia Amaducci
Barbera Editore, Siena, 2006
Pagine: 256, Prezzo: 16,50 euro
Scheda dell'editore
Tangeri. Un immigrato clandestino vive nascosto in una stanzetta nel sottotetto di un palazzo. Unica compagna, la paura. Tutto ciò che può fare è sbirciare dalla finestra lo scorrere delle vite altrui: il ciccione che vive di birra e tv, la coppia litigiosa, il ragazzo timido e misterioso, la conturbante miss Battimacchina. Ne immagina le vite, ripensa al proprio passato, alle circostanze che lo hannocondotto lì. Dagli spietati contrabbandieri all’uomo che si prostituisce per sopravvivere, dallo spacciatore all’informatore della polizia, dal torturatore al poliziotto corrotto, la galleria degli orrori che Hamid Skif dipinge ci sbalza con violenza inaudita in mezzo a quella parte di umanità terribile e patetica che un clandestino fatalmentetrova sulla sua strada e che non lascia nessuno spazio ai sogni.
L'autore
Hamid Skif è nato a Oran, Algeria, nel 1951. Ha partecipato alla creazione dell’associazione dei Giovani giornalisti nel 1992. Dopo essere scampato a diversiattentati, ha lasciato l’Algeria.Dal 1997 vive ad Amburgo, in Germania. Nel 2005 ha vinto l’Exil literatur preis. I suoi romanzi sono tradotti in Francia, Germania, Spagna, Siria. In Italia ha pubblicatoLa principessa del deserto di mezzo, Spartaco edizioni.
 

Mozambico
Suleiman Cassamo, Nigeria campione del mondo

Collana Dissensi, Edizioni Spartaco
Prezzo: euro 14,00
Scheda dell'editore
Le tradizioni, il ruolo della natura e della tecnologia nella società africana, la passione sfrenata per il calcio. Con uno stile agile e melodioso, "musicalmente" nuovo,questi racconti offrono un ritratto realistico e al tempo stesso fantastico della vita della gente comune in Monzambico.I personaggi sono spesso donne, donne umiliate, picchiate, offese, il cui destino è scelto per tradizione dal padre. Esse testimoniano la condizione di povertà, disfruttamento, di lotta, ma anche il desiderio di un riscatto sociale e culturale.Grazie all'uso di uno stile originale, legato alla tradizione orale e che risente dell'influenza del portoghese sulle lingue indigene, questa raccolta (che propone in italiano due libri pubblicati con grande successo dall'editore Caminho di Lisbona) mostra le contraddizioni della società africana post-coloniale.
L'autore
Suleiman Cassamo (1962) è considerato uno dei maggiori scrittori della giovane letteratura africana. Laureato in ingegneria e professore universitario, è stato segretario generale dell'Associazione degli scrittori mozambicani (Aemo). Un suo racconto è stato pubblicato nel 1999 da Feltrinelli nella raccolta Africana.La traduttrice Giulia Brunello, laureata a Venezia, ha gia curato Amatevi e non moltiplicatevi di Maria Lacerda.
"... questi racconti pongono il loro autore al medesimo rango di Mia Couto per la scrittura che sa armonizzare lingua popolare, poesia e drammatizzazione". (Africultures)
L'incipit
Il Segretario di Quartiere mi dà la notizia: Faftine si è suicidato. L'orologiaio? Sì, proprio lui. Ne concosci altri tu? Se era l'unico, non lo era tanto per il nome. Era per la bravura. Non c'era orologio che Faftine non sistemasse. I conteggi svizzeri, nelle sue mani, diventavano più precisi di quanto non lo fossero da nuovi. Non poteva morire chi si aspettava di arrivare, un giorno, ad aggiustare persino i morti. [...]Attraverso le fessure della porta del negozio lo videro appeso. Siccome il soffitto era basso, aveva dovuto raccogliere le gambe per avere risposta dalla corda. E perché si è ucciso? Affari di cuore? O il tipo si è ucciso per farci sentire la sua mancanza?

Egitto
Albert Cossery, Ambizione nel deserto

Edizioni Spartaco, 2006
traduzione di Alessandro Bresolin
Collana Dissensi/5
Pagine: 200, Prezzo: euro 15,00 
Scheda dell'editore
A Dofa, piccolo e povero emirato della penisola arabica, la pace che regna sovrana grazie alla sua stessa miseria è in pericolo da quando è entrato in azione un fantomatico gruppo terrorista. In un luogo in cui tutti si conoscono, gli attentatori rimangono nell’ombra: non si capisce quali ricchezze vogliano spartirsi i rivoltosi; la potenza imperialista che controlla gli Stati vicini si disinteressa alla sorte dell’emirato, privo di petrolio. Chi manovra gli attentatori? Chi li protegge? Il protagonista decide di vederci chiaro, girando tra vicoli, bar e alcove per svelare il senso di quella misteriosa cospirazione.
L'autore
Albert Cossery (1913) è nato al Cairo, ma si è trasferito in Francia giovanissimo. Amico di Albert Camus, ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Gran Prix de la Francophonie per l’insieme delle sue opere, il Gran Prix Audiberti e nel 2000 il Prix Méditerranée.

Eritrea
Hamid Barole Abdu, Seppellite la mia pelle in Africa

Poesie e brevi racconti con versione inglese a fronte
Edizione ArteStampa, Modena, 2006
Pagine: 224 - Prezzo: euro 12,00
Scheda dell'editore
Ora ironica e impertinente, ora lirica ed evocativa, Seppellite la mia pelle in Africa, l'ultima opera dell'autore eritreo Hamid Barole Abdu immerge il lettore nella realtà quotidiana dell'immigrato, nell'Italia del ventunesimo secolo. I racconti, serrati monologhi interiori che si presentano a volte in guisa di istruzioni per, a volte come memoriali di presunti "ingenui" sbarcati sulle coste italiane dal sud e dall'est del mondo, si accaniscono con occhio clinico sullo spazio d'intersezione particolarmente psicologico tra immigrati e autoctoni.
Nelle poesie, la sinteticità della forma lirica si presta invece meglio ad aprire squarci su temi universali quali l'identità, la morte, lo sradicamento, il bisogno di appartenenza.
La vasta gamma espressiva dell'autore offre un prezioso strumento per avviare un dialogo critico e costruttivo, che vada oltre false retoriche e finti buonismi e che veramente getti le basi per affrontare insieme il mondo complesso, travagliato, pieno di insidie e possibilità in cui ci troviamo a vivere.
Il ricavato della vendita del libro verrà devoluto a favore dei ragazzi eritrei in età scolare che vivono nei campi profughi in Sudan.
L'idea di questo progetto nasce in seguito ad un viaggio effettuato dall'autore alla fine del 2004 in Sudan, lungo la fascia del confine con l'Eritrea. In occasione di tale visita in diversi campi profughi, dove i bambini, le donne e gli anziani versano in condizioni di assoluta povertà a causa della sottoalimentazione, della mancanza di cure sanitarie e della scarsità dei mezzi per l'istruzione. I campi sono una trentina, dislocati sul territorio sudanese, nei quali sopravvivono più di 300.000, secondo i dati dell'ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i Rifugiati), anche se il numero è maggiore, in quanto molti preferiscono non farsi registrare per paura di ripercussioni da parte del regime contro i familiari rimasti nel Paese d'origine.La situazione, sempre più drammatica, rimane quella di coloro che, e sono più del 90%, non avendo nessun punto di riferimento, né familiare né tanto meno economico, non hanno altra scelta se non quella di rimanere nei campi profughi oppure di trasferirsi nelle grandi città del Sudan.
L'autore
Nato ad Asmara (Eritrea) nel 1953, vive stabilmente in Italia dal 1974. Ha maturato un'esperienza ventennale come operatore di settore della psichiatriaoccupandosi delle problematiche relative all'immigrazione. Collabora, come docente, alla preparazione dei mediatori culturali.
Nel 1996 ha pubblicato un libro di poesie dal titolo "Akhria. Io sradicato poeta per fame" con cui ha vinto la XIII Edizione del Premio letterario SATYAGRAHA. Dai testi di Akhriasono stati realizzati due spettacoli teatrali. 

Angola
Manuel Rui, Magari fossi un'onda

Traduzione di Letizia Grandi
La Nuova Frontiera, Roma, 2006
Collana: Liberamente
Prezzo: 11,00, Pagine: 96 
Scheda dell'editore
Nell'Angola comunista degli anni immediatamente successivi all'indipendenza, Diogo - stufo di mangiare solo pesce fritto e riso, gli unici alimenti disponibili a causa del rigido razionamento alimentare - decide di allevare clandestinamente un maiale nel suo appartamente al settimo piano di un edificio alla periferia di Luanda. Come ripete alla moglie, "la rivoluzione comincia dalla pancia" e i suini sono notoriamente "animali borghesi". I figli di Diogo, Zeca e Ruca, si affezionano subito all'animale e aiutano il padre a difendere il loro nuovo amico dai ripetuti tentativi di sequestro da parte del compagno amministratore di condominio e di tutti i vicini di casa. Quello che i bambini ignorano, però, è che anche il padre non vede l'ora di godersi una contro-rivoluzionaria grigliata.
Magari fossi un'onda è un'esilarante riflessione sui problemi dell'Africa e sull'assurda burocrazia dei suoi regimi. Manuel Rui riesce a ricostruire il dramma di uno dei più martoriati paesi africani attraverso lo sguardo ingenuo di due bambini, disposti a tutto pur di salvare il loro simpatico ed eroico maiale. Con una tenerezza straordinaria, Magari fossi un'onda dimostra che si può sorridere delle tragedie della storia, senza rinunciare per questo a denunciare i suoi orrori.
L'autore
Manuel Rui è nato nel 1941 in Angola, nella città di Huambo, all'epoca ancora chiamata Nova-Lisboa. Romanziere, poeta, critico letterario, saggista e cantautore, oltre ad aver scritto l'inno nazionale del suo Paese è stato anche il primo angolano a pubblicare un romanzo dopo la fine del regime coloniale (Sim Camarada, 1977).
Ha collaborato a numerosi programmi radiofonici e televisivi e, oggi, è certamente uno dei narratori in lingua portoghese più letti e apprezzati al mondo. Le sue opere sono state, infatti, tradotte in svariate lingue tra le quali l'inglese, il francese, lo spagnolo, il russo, il tedesco, lo svedese, l'arabo e l'ebraico. Magari fossi un'onda è la sua opera più nota, avendo venduto oltre 100.000 copie in tutto il mondo.
L'incipit del romanzo
Faustino aveva appena tolto il dito dal pulsante che l'ascensore arrivò.
"Cosa? Un maiale in ascensore?"
"Non è un maiale. E' un maialino, compagno Faustino."
"Fa lo stesso in termini di legge."
"Che legge?"
"La questione è quella su cui abbiamo deliberato nell'assemblea condominiale e lei compagno era presente. Votazione all'unanimità. In ascensore solo persone. Le cose solo nel montacarichi."
"E il maialino è una cosa?"
"Niente affatto. Quanto agli animali è stato stabilito cane, gatto o uccellino. Ora, se si trattasse di una gallina morta spennata, di un maialino o di un capretto già morto, pulito e incartato, passerebbe come carne, anche ciò è previsto. Ma un maialino vivo come questo non ha diritto, compagno Diogo, e cade nelle maglie della giustizia."

Togo
Kossi Efoui, La fabbrica di cerimonie

Traduzione di Martina Cardelli
Morellini Editore, Collana Griot, Milano, 2006
208 pagine, 18,00 euro
Scheda dell'editore
Ex studente africano in Unione Sovietica e traduttore a Parigi di fotoromanzi porno, Edgar Fall è diritorno in Togo, inviato dal direttore di una balorda rivista francese a cercare mete per un nuovo tipodi turismo, insolito, shock, hard, estremo e trash.Trova un paese allo sbando, con squadre di uomini-pantera che vanno a caccia di ragazzini-cavallette,e poi orge, combattimenti tra uomini, predicatori ambulanti, cani abbandonati e migliaia di statuetutte identiche che celebrano tra le rovine l'anno I della Pace.La televisione, colonna sonora ossessiva e invadente, continua a mandare in onda un'unica trasmissione,una sorta di reality show nel quale vittime e boia del passato regime raccontano sevizie ed esecuzioni,con la voce del presentatore che continua a promettere l'arrivo del grottesco e spaventosocapo dei boia, colui che ordinava chi e come doveva sparire: Ancora settantadue ore e faremo entrarel'uomo senza volto… L'uomo che tutti chiamavano Generale Tapioka.Romanzo satirico e carnevalesco, caratterizzato da un linguaggio visionario che procede al ritmodelle ripetizioni e dei rimandi, La fabbrica di cerimonie è una gigantesca farsa che non risparmianessuno: l'Africa smembrata e caotica che vende se stessa al miglior offerente; gli occidentali incerca di forti emozioni “fuori dalla porta di casa” per soddisfare il proprio immaginario perverso; imezzi d’informazione, che riducono tutto a un gigantesco spettacolo in cui il dolore vero e la suarappresentazione si confondono.
L'autore
Kossi Efoui è nato nel Togo nel 1962. Ha scritto molte pièces teatrali, rappresentate in Europa e inAfrica. La fabbrica di cerimonie è il suo secondo romanzo; il primo, La Polka, è stato pubblicato nel1998 sempre dalle Editions du Seuil.

Algeria
Yasmina Khadra, L'attentato

Traduzione di Marco Bellini
Mondadori, Collana Strade blu, Milano, 2006
Pagine: 240- Prezzo: 15 euro
Scheda dell'editore
Il dottor Amin Jaafari, cittadino israeliano di origine araba, lavora come chirurgo in un ospedale di Tel Aviv. Instancabile e scrupoloso, rispettato e ammirato da colleghi e conoscenti, rappresenta un esempio di integrazione più che riuscita. Come tanti altri, pensa ormai di avere trovato la sua maniera per convivere con la cieca violenza e il caos che tormentano la città in cui abita, facendo del suo mestiere una vocazione e una ragione di vita. Il giorno in cui un kamikaze si fa esplodere in un ristorante nel centro della città, Amin soccorre freneticamente per lunghe ore i feriti, sconvolti e devastati, che arrivano al pronto soccorso. Ma questa orribile giornata di morte e distruzione inaspettatamente prende per lui una piega molto personale.Il corpo di sua moglie, Sihem, viene trovato infatti nel ristorante e presenta le atroci ferite che dilaniano, in modo quasi inequivocabile, i corpi dei kamikaze fondamentalisti. Le prove che Sihem sia la responsabile dell'orribile attentato si accumulano. Amin si trova dunque a dover affrontare non solo la tragica fine della sua compagna ma anche una serie di strazianti interrogativi: chi era in realtà quella donna affascinante, intelligente e moderna che viveva al suo fianco? Perché non è stato in grado di cogliere alcun segno della catastrofe imminente? Cosa mai avrà fatto mancare alla donna che amava un marito tanto devoto?Per Amin è l'inizio di una discesa agli inferi. Sospeso tra disperazione e bisogno di capire, comincia una sua personale e dolorosissima investigazione alla ricerca della verità e delle ragioni che possono spingere una donna perfetta a diventare un mostro. Qual è il meccanismo che conduce una persona sul sanguinoso cammino dell'odio?Dalla terrificante scena iniziale dell'attentato fino all'epilogo disperato e dolente, L'attentatrice è un libro implacabile e serratissimo, capace di dipingere con lucidità e commozione la realtà del terrorismo e dei suoi incalcolabili costi spirituali e materiali. Intenso e del tutto privo di chiavi di lettura ideologiche preconfezionate, lontano dalle polemiche delle fazioni in lotta, questo indimenticabile romanzo scava nel mondo islamico e nell'animo umano tentando di spiegare ai lettori l'universo più misterioso e agghiacciante: l'orrore quotidiano del mondo di oggi.
L'autore
Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è nato in Algeria nel 1956. Reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale superiore dell'esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei suoi superiori con i primi libri pubblicati, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie, con il quale ha pubblicato in Francia alcuni romanzi di successo, poi tradotti in diversi paesi. In Italia si è conquistato un pubblico grazie a due "noir", Morituri e Doppio bianco. Ha inoltre pubblicato Cosa sognano i lupi (Feltrinelli), Le rondini di Kabul (Mondadori 2003) e La parte del morto (Mondadori 2005).

Angola
Pepetela, Jaime Bunda, agente segreto

Traduzione di Daniele Petruccioli
Edizioni e/o, Collana Dal Mondo, Sottocollana I Leoni, Roma, 2006
352 pagine, Euro 16,50
Scheda dell'editore
Luanda, Angola. Jaime Bunda, giovane agente tirocinante dei servizi segreti angolani, dall’enorme deretano che gli è valso il soprannome (bunda in portoghese significa “chiappe”), ha finalmente la grande occasione che aspettava per dimostrare a tutti di essere all’altezza del suo quasi omonimo eroe, James Bond: gli viene affidato il caso di una quattordicenne stuprata e uccisa in riva al mare. Bunda comincia le indagini, ma il suo fiuto sconclusionato lo porta presto a scoprire un complotto ai danni dello Stato ordito dall’orribile Signor T, eminenza grigia che manovra il paese da dietro le quinte tramando contro la legge e l’ordine. Tra inseguimenti rocamboleschi su spiagge tropicali, trafficanti libanesi, danzatrici del ventre dal fascino mediorientale e tronfi personaggi in auto blu, emerge il vero protagonista del romanzo: la Luanda di oggi e i suoi abitanti,con la loro enorme ricchezza culturale, la loro indomita forza vitale, il loro essere depositari di una quantità di esperienze tanto preziose quanto misconosciute, e soprattutto la loro immensa, inesauribile capacità di raccontare storie.Bunda, perfetto antieroe in questa globalizzazione del surreale, alla fine sventerà il complotto, ma “tutto è cambiato perché nulla cambi”.
L'autore
Pepetela, pseudonimo di Carlos Maurício Pestana dos Santos, nasce in Angola nel 1941. Prosegue gli studi in Portogallo, Francia e Algeria, dove si laurea in sociologia. Dal 1969 combatte nella guerra d’indipendenza angolana aderendo al Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA), e contemporaneamente inizia l’attività di romanziere che, nel 1997, gli vale il Prémio Camões, già consegnato a scrittori del calibro di José Saramago e Jorge Amado. In Italia sono stati tradotti i Romanzi Mayombe (Edizioni Lavoro, 1989) e La parabola della vecchia tartaruga (Besa, 2000), oltre alla pièce teatrale La rivolta della casa degli idoli (Bulzoni, 1988).
Su Pepetela, vedi anche il testo dell' intervista all'autore realizzata da Anna Fresu (Scritti d'Africa) in occasione della Fiera del Libro di Torino 2005

Congo
Emmanuel Dongala, Johnny cane cattivo

Edizioni Epoché, Milano, 2006
Scheda dell'editore
Johnny ha sedici anni, è un miliziano armato fino ai denti, ed esegue senza esitazione i suoi compiti: ruba, violenta, uccide. Ma si sente diverso dagli altri, dal suo comandante e dai suoi compagni, si definisce un “intellettuale”, perché riflette e si pone delle domande sulle contraddizioni di quella guerra in cui si trova coinvolto. Anche Laokolé ha sedici anni, ma non combatte come altre ragazzine della sua età; sta scappando, e cerca di proteggere dall’immensa marea umana in fuga il suo fratellino Fofo e la carriola su cui trasporta sua madre, che ha perso l’uso delle gambe. Anche Laokolé è intelligente e il suo sogno è diventare ingegnere, ma per ora sta solo cercando disperatamente di resistere all’orrore che sfila davanti ai suoi occhi e di essere forte per la sua famiglia.Dongala ci descrive tutto l’orrore e l’insensatezza della condizione dei bambini-soldato tracciando il ritratto affettuoso e partecipe di due ragazzini che sanno lottare come adulti ma conservano tracce di dolcezza e di ingenuità che aprono squarci di commozione, umorismo e speranza nella cruda realtà della guerra.Johnny mad dog è stato inserito dal Los Angeles Times tra i 10 migliori romanzi del 2005.
L'autore
Nato nella Repubblica Centrafricana, Emmanuel Dongala ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza nel Congo Brazzaville. Laureatosi negli Stati Uniti, torna in Congo dove si impegna in ambito culturale e sociale. Dopo la guerra civile del 1997 è costretto a tornare in America, dove attualmente insegna chimica e letteratura africana francofona.
Su Dongala, vedere anche la scheda a cura di Scritti d'Africa

Sudafrica
Achmat Dangor, La maledizione di Kafka

Traduzione di Ettore Capriolo
Frassinelli Editore, 2006
Scheda dell'editore
Narra un'antica leggenda araba che un umile giardiniere un giorno s'innamorò della bellissima figlia del califfo. Come punizione per aver osato amare qualcuno al di fuori della sua cerchia sociale, l'uomo fu trasformato in albero. Calando questa storia nella turbolenta realtà del Sudafrica post apartheid, l'autore racconta la coinvolgente, tragica vicenda di Omar Khan e della sua fatale passione per Anna Wallace, di razza e religione diverse dalla sua. Pur di ottenere il suo amore, Omar diventa Oscar, rinnegando le proprie radici e la propria identità culturale. Tuttavia, come il giardiniere, incorrerà in un terribile destino...

Sudafrica
Zakes Mda, La Madonna di Excelsior

Edizioni e/o, Collana Dal Mondo, Sottocollana I Leoni
Traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini
320 Pagine, Euro 16,50
Scheda dell'editore
Nel 1971 diciannove cittadini di Excelsior, piccola comunità rurale del Libero Stato del Sudafrica dominato dai bianchi, furono accusati di aver violato l’Immorality Act dell’apartheid, che vietava i rapporti sessuali tra bianchi e neri. In attesa di giudizio le donne, tutte nere, furono trattenute in arresto mentre gli uomini bianchi con cui erano state sorprese vennero rilasciati dietro pagamento di cauzione.Prendendo spunto da questo caso di cronaca, Zakes Mda narra la storia di una delle famiglie al centro dello scandalo mettendo a nudo quella di un paese nel quale l’apartheid occultava rapporti interrazziali di ogni genere.Al centro del romanzo la storia di Niki, una delle “peccatrici” (la “Madonna” che ha posato per una serie di quadri di soggetto sacro) che trasgredisce la barriera del colore e lo rivendica come gesto di sfida. E poi le vicende del figlio nero di lei, Viliki, e di Popi, la figlia “bastarda”, che raggiungeranno l’età adulta nel Sudafrica post-apartheid, dove la libertà permette e anzi sollecita un riesame della turbolenta storia del paese alla luce dell’esperienza personale.Ancora una volta il genio affabulatorio di Zakes Mda si esercita sulla trama della storia per inserirvi l’ordito della sua verve letteraria. Il tema del colore, centrale nel cuore del romanzo come nella storia del Sudafrica, s’impone in queste pagine con la forza di un motivo dominante.“Mda ha risposto alla rapida trasformazione del Sudafrica e alle sue imprevedibili transizioni con un’opera che è a sua volta un nuovo genere di romanzo, che unisce il realismo magico e l’acume politico di Gabriel García Márquez con la satira, il realismo sociale e il riesame critico del passato del Sudafrica” The New York Times Review of Books.
L'autore
Zakes Mda è nato nel 1948 a Herschel in Sud Africa ed è oggi considerato uno degli esponenti più vivaci e noti della cultura sudafricana. Autore di romanzi e opere teatrali, poeta, giornalista, artista, e professore universitario, Zakes Mda vive tra gli Stati Uniti (dove insegna Creative Writing e Literary Theory alla Ohio University) e il Sud Africa, dove è coinvolto in vari progetti sociali e in workshops di teatro. Mda è inoltre fondatore del Southern African Multimedia AIDS Program dove insegna la scrittura agli infettati di HIV. Coinvolto dal 1985 nell’educazione sull’AIDS, Zakes Mda ha prodotto molte sceneggiature sull’argomento per il teatro e per la televisione. Dal 1996 è anche Direttore di Thapama Productions dove si occupa di numerose produzioni cinematografiche, locali e internazionali. Zakes Mda ha studiato e lavorato in Sud Africa, in Inghilterra e negli Stati Uniti, e ora si dedica interamente alla scrittura e all’insegnamento. Tra i vari premi che Mda ha ricevuto ricordiamo il prestigioso 2001 Commonwealth Writers Prize, Africa Region e il Sunday Times Fiction Prize 2001 per The Heart of Redness, e il Premio Olive Schreiner e il Premio M-Net Book per Ways of Dying che di seguito è stato trasformato in un’opera teatrale, una opera jazz, e una produzione Broadway.

Sudafrica
Sindiwe Magona, Ai figli dei miei figli

Traduzione di Paola Gaddi, postfazione e cura di Maria Antonietta Saracino
Nutrimenti Editore, Roma, 2006
Pagine 256, Euro 16
Scheda dell'editore
Scritta in forma di lettera indirizzata 'ai figli dei miei figli' da parte di una nonna Xhosa affinché non dimentichino la loro storia, questa autobiografia della scrittrice sudafricana Sindiwe Magona racconta i primi ventitrŽ anni di vita della sua autrice (nata nel 1943) nel Sud Africa dell'apartheid. Magona ricorda gli anni felici dell'infanzia e quelli progressivamente sempre pi grigi e difficili della adolescenza e della prima giovinezza, anni segnati da una situazione politica scandita dal progressivo inasprirsi di leggi che restringono e condizionano la vita degli africani, rendendo loro del tutto impossibili condizioni di vita appena dignitose. Eppure, a dispetto di tutto, e senza mai indulgere nell'autocommiserazione, Magona ci consegna il racconto di una vita fatta di studio e di lavoro, di maternitˆ fortemente volute e di una tenace determinazione che la porterˆ dalle baraccopoli di Cittˆ del Capo a ricoprire il ruolo di bibliotecaria presso le Nazioni Unite. Una vita difficile ma rischiarata da ampi sprazzi di ironia e allegria, da solidarietˆ femminili condivise e da una incrollabile fiducia nella vita e nel futuro.
L'autrice
Di origini poverissime, Sindiwe Magona trascorre l’adolescenza e la giovinezza nelle township di Città del Capo, dove si mantiene facendo la domestica per le famiglie bianche. L'impegno politico la porterà all’esilio in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove studia e si laurea. Dopo aver vissuto per trent’anni a New York lavorando come bibliotecaria presso le Nazioni Unite, è ora tornata a vivere in Sud Africa, dove tiene un corso di scrittura creativa indirizzato alle donne. I suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue. In italiano è già apparso Da madre a madre (2005). Questa autobiografia, articolata, intensa e toccante, costituisce la sua opera prima.

Sudafrica
Sindiwe Magona, Push-Push ed altre storie

Traduzione di Maria Rosa Contestabile
Gorée Editore, Iesa (SI), 2006
256 pagine, Euro 15,00
Scheda dell'editore
Sindiwe Magona stupisce ancora una volta con questi splendidi racconti che ci descrivono diversi aspetti della realtà sudafricana. Dai temi della segregazione razziale, in cui troviamo risvolti di straordinaria attualità anche nel nostro mondo occidentale – si pensi alle questioni sollevate dalle rivolte delle periferie – ad altri che prendono spunto dalla tradizione xhosa, l’autrice ci conduce a scoprire realtà più o meno note senza mai farci dimenticare che il principale scopo della sua scrittura è quello della riflessione sulla condizione di uomini e donne spesso dimenticati, ma non per questo assenti dalle vicende della Storia.In questo libro emergono tutte le qualità narrative della Magona ed in particolare la sua capacità di restituirci le atmosfere proprie della tradizione orale.

Mozambico
Paulina Chiziane, Niketche. Una storia di poligamia

Traduzione di Giorgio de Marchis
La Nuova Frontiera, Roma, 2006
320 pagine, Euro 16,50
Scheda dell'editore
Dopo più di venti anni di matrimonio, Rami scopre che suo marito Tony la tradisce con diverse amanti, con le quali ha costituito altre famiglie parallele. Sconvolta, la donna inizia una ricerca febbrile nel disperato tentativo di salvare il suo matrimonio, allontanando le amanti e legando a sé il marito. Comincia così un affascinante viaggio tra gli usi e i costumi sessuali del Mozambico, i misteri dei riti d’iniziazione, le danze erotiche (il ballo del Niketche) delle promesse spose dell’etnia Macua, gli incantesimi d’amore usati nella regione di Maputo e gli ancestrali e inviolabili tabù. Rami verrà a scoprire la condizione delle donne del suo Paese, accomunate tutte da un destino di sofferenza e discriminazione, che quotidianamente rinnova la tragedia della leggendaria principessa Vuyazi, pietrificata sulla luna per aver osato opporsi al volere di suo marito., e deciderà di trasformare lo scontro con le amanti in una temibile alleanza femminile, che costringerà il marito a trasformare i piaceri dell’adulterio negli obblighi imposti dalle regole della poligamia. Paulina Chiziane, ancora una volta, ci svela il rovescio della medaglia dell’Africa dei nostri giorni. In un labirinto di passioni, di contraddizioni e laceranti ambiguità, l’autrice de Il settimo giuramento rivela ai lettori italiani i segreti della femminilità africana.
L'autrice
Paulina Chiziane è nata nel 1955 a Manjacaze, Mozambico, in una famiglia ostile al regime coloniale dove anche l’uso della lingua portoghese veniva rifiutato. Dopo l’indipendenza dal Portogallo, collabora con la Croce Rossa Internazionale in una delle regioni maggiormente colpite dalla guerra civile. In seguito riprende gli studi iscrivendosi alla facoltà di linguistica dell’Università di Maputo. Nel 1990, pubblica Balada de Amor ao Vento, il primo romanzo scritto da una donna mozambicana. Successivamente scrive Ventos do Apocalipse e Il settimo giuramento (La Nuova Frontiera, 2003). Niketche, una storia di poligamia è il suo ultimo libro. Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue, tra le quali il francese, lo spagnolo e il tedesco. Nel 2003, l’Associazione degli Scrittori Mozambicani le ha conferito il premio José Craveirinha, riconoscendola come una delle figure più importanti nel panorama letterario nazionale. Attualmente vive e lavora in Zambesia.

Senegal
Dono Ly Sangaré, Questi sono giorni che muoiono

Traduzione di Susanna Pero
Gorée Editore, Iesa (SI), 2006
Euro 15,00

Algeria
Amara Lakhous, Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio

Edizioni E/O, Collana Assolo, Roma, 2006
Euro 12,00 pp. 192
Scheda dell'editore
In questo romanzo di Amara Lakhous, scrittore algerino che vive a Roma, la sapiente e irresistibile miscela di satira di costume e romanzo giallo imperniato su una scoppiettante polifonia dialettale di gaddiana memoria (il Pasticciaccio sta sullo sfondo segreto della scena come un nume tutelare), la piccola folla multiculturale che anima le vicende di uno stabile a piazza Vittorio sorprende per la verità e la precisione dell’analisi antropologica, il brio e l’apparente leggerezza del racconto.A partire dall’omicidio di un losco personaggio soprannominato “il Gladiatore”, si snoda un’indagine che ci consente di penetrare nell’universo del più multietnico dei quartieri di Roma: piazza Vittorio. Forse basta mettere in scena frammenti di vita quotidiana intrecciati attorno all’ascensore, puntualmente all’origine di tante dispute condominiali, per comprendere il nodo focale del paventato, discusso, negato o invocato scontro di civiltà che assilla il nostro presente e il nostro futuro e infiamma il dibattito politico, sociale e religioso-culturale dei nostri giorni. Attraverso le voci dei vari protagonisti che di volta in volta salgono sulla scena per raccontare i loro drammi e i mille equivoci quotidiani - le paure e le incomprensioni di una vita costretta ai margini e schiacciata da simmetriche paure e diffidenze degli italiani con cui si trovano a contatto, dai luoghi comuni e dalla disattenzione emerge una realtà che tendiamo a rimuovere.
L'autore
Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970, vive a Roma dal 1995. È laureato in filosofia all’Università di Algeri e in antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Sta terminando una ricerca di dottorato nella stessa università dal titolo ”Vivere l’Islam in condizione di minoranza. Il caso della prima generazione degli immigrati musulmani arabi in Italia”. Ha iniziato il suo percorso professionale nel 1994 come giornalista della radio nazionale algerina. In Italia ha lavorato per tanti anni nel campo dell'immigrazione, svolgendo attività di mediatore culturale, interprete e traduttore. Attualmente lavora come giornalista professionista all’agenzia di stampa Adnkronos International a Roma. Ha pubblicato il suo primo romanzo Le cimici e il pirata, bilingue arabo/italiano (Arlem editore, Roma, 1999) con traduzione di Francesco Leggio e nel 2003 il secondo, ambientato a piazza Vittorio, Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda (edizioni Al-ikhtilaf, Algeri) e la seconda edizione presso la casa editrice libanese (Dar Al-arabiya lil-ulum, 2006). Questo romanzo è stato ri-scritto in italiano con il titolo Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio.
“La ri-scrittura – spiega Lakhous - è un processo lungo che prevede diverse fasi. Prima scrivo il mio testo in arabo. Poi dico che lo riscrivo in italiano, perché non si tratta di una semplice auto-traduzione, non essendo obbligato a rispettare il testo originale, lo ricreo a mio piacimento. In tal senso godo di una libertà che il traduttore normalmente non ha. Una volta finita la prima stesura in italiano, ci sono un gruppo di amici che leggono il testo. Dalle letture nascono discussioni, suggerimenti, suggestioni e osservazioni che prendo in considerazione, in seguito opero delle scelte in piena autonomia".

Guinea
Aminata Fofana, La luna che mi seguiva

Einaudi, Torino, 2006
pp. 260 - 14,50 euro
Scheda dell'editore
Una bambina, il nonno sciamano, un villaggio africano fuori dal tempo. Un fiabesco libro-rivelazione su un mondo forse perduto per sempre, che porta per la prima volta al nostro cuore di occidentali l'eco delle leggende degli antichi cantastorie erranti da una tribú all'altra. Un romanzo di incanti e terrori dove la magia funziona sul serio, e piante e animali e uomini sono sacri. Un esordio in italiano, dall'Africa.
In questo romanzo la magia non è una trovata ma il modo di funzionare esatto e «tecnico», descritto con impressionante e suggestiva fedeltà, di un universo dove tutto è tessuto insieme e può tuttavia essere modificato dalla scelta di ciascuno per il male o il bene. Nel personaggio di Saduwa - una ragazzina, diremmo noi, di sette o otto anni, ma al villaggio non è questo il modo di misurare il tempo - l'autrice adulta fa rivivere in forma di romanzo le esperienze e il punto di vista di una bambina immersa totalmente nel mondo africano mandingo, animista e magico. Una bambina che si trova suo malgrado a sovvertire le tradizioni. Aiutata da N'bemba, il nonno sciamano molto amato, Saduwa scopre di essere «il prescelto dallo Stemma», che era sempre stato privilegio maschile. Da quel momento inizia una lotta senza esclusione di colpi, di portata vastissima, che riguarda la sorte dell'intera tribú. La luna che mi seguiva ci riporta la vita di un villaggio africano prima della luce elettrica e dei telefoni, attraverso una folla di figure indimenticabili, comiche buffe o drammatiche, nei sapori e colori vividi di un mondo dove ogni giorno si gioca l'avventura piú estrema e ogni gesto, anche il piú semplice, nasconde la salvezza o la perdizione. E dove ogni tramonto del sole è salutato dal canto dolce dello sciamano.
L'autrice
Aminata Fofana nasce in Guinea. Trascorre l'infanzia immersa nella vita tribale del suo piccolo villaggio fatto di capanne di fango fra numerosi fratelli, sorelle, matrigne e cugini, con guerrieri e pescatori, ascoltando i suoni dell'immensa foresta che la circonda. La sua vita è segnata profondamente dalla figura del nonno, grande uomo di ginnah bjè, magia bianca, designato morikè (sciamano) della tribú da una profezia. Appena adolescente, Aminata lascia con la sua famiglia la vita incontaminata del villaggio e si trasferisce a Kindia, una città alle porte della capitale Conakry. Qui, dopo aver affrontato i primi difficili adattamenti alla nuova vita, fa un salto ancora piú grande; lascia tutto indietro e si trasferisce da sola in Europa. A Roma inizia a fare la modella, lavoro che la porta a Parigi e a Londra. In quest'ultima città, accompagnando un amico in una sala di registrazione, scopre la sua voce e incide l'album internazionale The Greatest Dream con la casa discografica Mercury di Londra. Nella realizzazione di questo lavoro collaborano con lei musicisti come i Massive Attack e i Fugees di Wyclef Jean e Craig Armstrong. Da anni vive a Roma, città dai cui ritmi e usi si dice catturata, e che ha scelto per scrivere. La luna che mi seguiva è il suo primo libro ed è scritto direttamente in italiano, che è la lingua da lei adottata.

Algeria
Tahar Lamri, I sessanta nomi dell’amore

Fara Editore, Rimini, 2006
Scheda dell'editore
Questo libro è un gesto d’amore (anche per la nostra lingua) di un autore algerino che conosce bene il nostro paese (e non solo). Molte le declinazioni di questa forse abusata parola: amore per gli incontri, per la vita, per il mondo e i linguaggi (le culture) che lo interpretano;amore per la condivisione, lo scambio, il nuovo,il punto di vista spiazzante…Il dialogo che Lamri ci propone è una sorta di rapporto amoroso e la scrittura ne è un po’ il certificato: se il linguaggio non produce ascolto, se non viene accolto, introiettato, resta sterile, non porta più la voce da nessuna parte, il pellegrino è fermo (in senso positivo ciò può signifi care che è giunto alla meta, in senso negativo – da non intendersi in senso moralistico– che non ha più energie, oppure che ha bisogno di silenzio per ricaricarsi e continuare il suocammino).
L'autore
Tahar Lamri è nato ad Algeri nel 1958. Laureato in Legge all’Università di Benghazi (Libia), vive a Ravenna dal 1987. Ha letto brani all’incontro sul premio Nobel egiziano Nagib Mahfuz alla Biblioteca Delfi ni di Modena; è intervenuto al Convegno Internazionale “Migrazioni, interazioni e confl itti nella costruzione di una democraziaeuropea” con il paper “Mettere in scena l’alterità” (Università di Bologna), ha partecipato aconferenze al Master di Multiculturalità presso le Università di Padova e Venezia, a convegni sullaletteratura della migrazione a Ferrara, Padova, Madrid, Londra e Varsavia. Ha prodotto un videoraccontodal titolo La casa dei Tuareg, presentato al Teatro Rasi di Ravenna e il testo teatrale Wolf o le elucubrazioni di un kazoo per Ravenna Teatro. Ha vinto la sezione narrativa del concorso letterario Eks&Tra (opere raccolte nel volume Le voci dell’arcobaleno, Fara Editore, 1995) con il racconto “Solo allora sono certo potrò capire”, pubblicato (trad. di Gerry Russo) anche nell’antologia Mediterranean Crossroads (Fairleigh Dickinson University Press - Associated University Press, 1999). È stato membro della giuria del concorso Eks&Tra. Ha partecipato al CD musicale Metissage, con “I Metissage” e Teresa De Sio, con il pezzo La ballata di Riva (SOSRazzismo – Il Manifesto, 1997). Il pellegrinaggio dellavoce è stato presentato nel 2001 a Santarcangelo di Romagna nell’ambito della rassegna “Eirene”, a Malo ad AzioniInclementi, a Mantova, Ravenna, all’Arena del Sole Teatro Stabile di Bologna, a Cremona e altrove. Dal 2005 partecipa al progetto europeo “And The City Spoke”, assieme a scrittori e attori provenienti da diverse città europee. Lo spettacolo è stato rappresentato a Londra, a Varsavia e a Gdynia. Organizza a Ravenna, in collaborazione con l’Associazione culturale Insieme per l’Algeria, “Le vie dei venti” e il festival delle culture “L’essenza della presenza”.

Marocco
Rachid O., Il bambino incantato

Playground Edizioni, Roma, 2006
Scheda dell'editore
Dopo il successo in Italia di Cioccolata calda Playground pubblica Il bambino incantato, il libro con cui Rachid O. ha conquistato la critica e il pubblico francesi. Quando Rachid O., allora venticinquenne pubblicò, il suo libro d’esordio la critica francese gridò al miracolo. In breve tempo Rachid O. divenne un personaggio pubblico e alcune sue apparizioni sulla Tv nazionale francese restano ancora oggi memorabili. Molti temevano che dietro quella O. si nascondesse un intellettuale maturo e smaliziato, e invece si trovarono di fronte un giovane marocchino affascinante, delicatamente diretto, una figura di scrittore non riconducibile ai modelli di letterato occidentali.
Il bambino incantato è considerato il libro più incisivo e dirompente dell’opera di Rachid O. La sessualità e l’affettività vissute dal protagonista hanno un ruolo centrale. Il tono lirico della lingua di Rachid O, la sua sorprendente autenticità, sono messi al servizio di una delle più toccanti ma anche conturbanti descrizioni del quotidiano di un adolescente marocchino,l’infanzia, i rapporti con la famiglia, l’amore per il padre, la vita scolastica, le prime passioni per i compagni di classe, i rapporti con le altre famiglie che cominciano a spaccarsi e a dividersi per la montante conflittualità tra laici e religiosi, la sensualità e il significato dell’essere musulmano, le figure femminili che hanno segnato la sua vita.
Rachid O. presenta uno spaccato della vita marocchina degli anni settanta e ottanta. Il libro, autobiografico, è diviso in cinque capitoli e racconta la vita di Rachid O. dagli anni dell’infanzia fino al suo trasferimento in Francia all’inizio degli anni ’90 (a cui si accenna nel capitolo intitolato “Musulmano”). Grande attenzione, in alcuni casi sconcerto, ha suscitato il capitolo intitolato “Amori” in cui si raccontano prima la sua relazione di tredicenne con il professore di 29 anni, poi la sua storia di quindicenne con un uomo di 40 anni, un francese che lavorava a Rabat per un progetto di cooperazione.
L'autore
Rachid O. è nato a Rabat, Marocco, nel 1970 e oggi vive a Parigi. Ha esordito nel 1995 con Il bambino incantato . Tutti i suoi libri sono pubblicati da Gallimard, e in Italia saranno tradotti da Playground. Nel febbraio 2005 è già uscito Cioccolata calda . Per Il 2007 è prevista l'uscita di Plusieurs vies e Ce qui reste .

Capoverde
Germano Almeida, L'isola fantastica

Cavallo di Ferro Editore, Roma, 2006
Scheda dell'editore
Questo romanzo ritrae un popolo, quello di Capo Verde con le sue antiche credenze e tradizioni, la sua storia intrisa di magia e popolata di miti in cui vivi e morti convivono, dei e demoni consolano e tormentano l'uomo. Tributo personale dello scrittore alla sua terra natale, il volume si apre con la morte di un uomo che darà adito al racconto di tante altre storie che si intrecceranno tra di loro. Con questo romanzo, l'autore lancia il suo feroce atto di accusa contro ogni falsa morale, pubblica e privata.

Egitto
Gamal Ghitani, Schegge di fuoco. Racconti egiziani
Traduzione di Antonella Straface
Jouvence Editore, Roma, 2006
Scheda dell'editore
Una città racchiusa in una dimensione spazio-temporale dai contorni non sempre definiti, dove il presente si intreccia con il passato. Ghitani dipinge gli affollati quartieri del Cairo in questi brevi ma appassionati racconti egiziani.
Gamal Ghitani é il vincitore del premio Grinzane-Cavour per la Narrativa straniera

Algeria
Yasmina Khadra, Cugina K

Cura e traduzione di Marie José Hoyet
Edizioni Lavoro, Collana L'altra riva, Roma, 2006
Pagine: XIV¬80, Prezzo: 8 euro
Scheda dell'editore
Chiuso in una solitudine dolorosa e ossessionato dal passato, un uomo ricorda: l’infanzia segnata dalla brutale uccisione del padre, la madre fredda e tiranna e la cugina, del cui nome conosciamo solo la lettera iniziale, bellissima e inaccessibile. Attorno a questi elementi ruota il monologo – un alternarsi di ricordi, vaneggiamenti e soliloqui – dell’anonimo protagonista, che si interroga sul senso del bene e del male, su ciò che è giusto e sul desiderio, frustrato e frustrante, di «esistere» per l’Altro.Un breve romanzo intenso e coinvolgente, con un sapore quasi da tragedia greca, che approda, in un vorticoso crescendo narrativo, a un finale sorprendente. Yasmina Khadra, con una prosa aspra, tesissima, dove si aprono tuttavia improvvisi squarci lirici, esplora con maestria gli angoli più remoti dell’animo umano.
L'autore
Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, nasce in Algeria nel 1955. Ex ufficiale superiore dello Stato maggiore algerino, vive oggi in Francia dedicandosi esclusivamente alla scrittura. Vincitore di prestigiosi premi letterari, apprezzato da critica e pubblico, tradotto in più lingue, è conosciuto anche in Italia, dove i suoi romanzi sono pubblicati dai maggiori editori.

Egitto
Magid Tobiya, Odissea nel paese del Nilo. Romanzo egiziano.

Traduzione di Concetta Ferial Barresi
Jouvence Editore, Roma, 2006
Scheda dell'editore
Romanzo storico che ci riporta ad una delle epoche più ricche di eventi e mutamenti nella storia dell’Egitto e del Mediterraneo: quella della spedizione di Napoleone, che sconvolse i normali ritmi di vita, anche per la famiglia di contadini di cui si narrano le avventure e disavventure.

Algeria
Mohamed Magani, Un tempo berlinese

Besa Editrice, Lecce, 2006.
Scheda dell'editore
Questo romanzo racconta la storia di un algerino, emigrato da circa 25 anni in Germania, che ritorna nella sua terra negli anni ’90, alla vigilia della discesa all’inferno del paese. Dopo che un amico di Berlino gli ha riferito gli echi di un dramma accaduto in Algeria al tempo in cui lui si trovava nella Legione Straniera, dramma che a priori avrebbe travolto tutti i componenti di una famiglia, l’emigrato, pur avendo rimosso ogni traccia della sua storia naturale, crede di ravvisare nei fatti riportati dall’amico la sorte della sua stessa famiglia, dimenticata per tutto il tempo dell’emigrazione.Deciso ad approfondire, egli vivrà quel suo ritorno sui binari, su e già dai treni, in perenne movimento per non raffrontarsi al suo passato e alla verità, o alla fantasia, raccontata dall’ex legionario. E, fra un treno e l’altro, registrerà e osserverà i primi segni dello sconvolgimento del paese.Finisce, così facendo, per lasciarsi raccontare la sua stessa biografia da un viaggiatore, un sedicente – o autentico – «amico d’infanzia», il quale, nella speranza di venire riconosciuto come tale, insegue e assilla la sua vittima nei vari spostamenti. A costui, però, il protagonista oppone il proprio passato ricostituito a Berlino, il proprio spazio-tempo della memoria.
L'autore
MOHAMED MAGANI è nato nel 1948 a El Attaf, Algeria. Per molti anni ha vissuto in esilio in Europa come scrittore perseguitato. Tra le sue opere ricordiamo i romanzi Le refuge des ruines (2002), Une guerre se meurt (2004), La faille du ciel (1983, vincitore del Grand Prix Littéraire International di Algeri), Esthétique de boucher (1990) e i volumi di racconti Please pardon our appearance (1995) e An Icelandic dream.


Ferhat Horciani e Danilo Zolo, Mediterraneo. Un dialogo fra le due sponde
Jouvence Editore, Roma, 2006
Scheda dell'editore
All'interno dei processi di integrazione globale oggi in corso, con i risvolti di ordine e disordine ad essi collegati, le radici mediterranee della cultura europea sono di vitale importanza. In questo volume vengono pensate come il possibile fondamento di una identità civile e politica dell'Europa unita che ne faccia un attore centrale nel quadro degli equilibri e delle strategie globali. Ma il recupero dello 'spazio mediterraneo' potrebbe produrre effetti identitari a vantaggio anche degli attori politici e sociali della sponda sud del Mediterrano, in particolare nell'area del Maghreb arabo-islamico. Il dialogo fra le due sponde potrebbe offrire la chiave per una alternativa all'universalismo 'oceanico' e cioè per un riscatto sia dell'Europa che del mondo islamico dall'attuale soggezione all'egemonia culturale, politica e militare dell'impero atlantico. E questo potrebbe avere effetti di pacificazione ben oltre le sponde mediterranee.

Senegal
Ken Bugul, La ventottesima moglie

Baldini Castoldi - Dalai Editore, 2006 
Scheda dell'editore
Un inatteso elogio della poligamia, scritto da una donna che, per sua esperienza, ha conosciuto la saggezza e i benefici di questa antica tradizione. Un romanzo per capire le culture diverse dalla nostra. In questo romanzo, Ken Bugul racconta di come, a trentadue anni, si sposò con un anziano capo spirituale della confraternita murid del Senegal, che aveva già ventotto mogli. Donna colta, laureata e occidentalizzata, dopo un lungo soggiorno in Belgio, ritorna alla casa materna, entrando a far parte, con il matrimonio, di un piccolo universo tradizionale: quello poligamico. Sebbene spesso obbligate a sposarsi ancora adolescenti e utilizzate come merce di scambio fra famiglie, nonché costrette a dividersi, tra tante, un unico marito, le donne conquistano nella corte del vecchio saggio, un equilibrio che ancora non conoscono. Come se questo tranquillo e anziano marito comprendesse le più intime esigenze delle sue mogli meglio di loro stesse. Distante anni luce dalla nostra idea di felicità e di amore coniugale, si snoda di fronte al lettore un racconto in cui alla fine scopriremo che la poligamia, arreca benefici non soltanto all’uomo, ma alle stesse donne. Lasciando spazio alla gelosia, ai desideri, alle frustrazioni, ai non detti e, nonostante tutto, all’amore. Raccontata attraverso la straordinaria voce e la prospettiva non di un uomo, ma di una donna, capace di farci entrare nel cuore di una tradizione e di leggere, al di là delle diversità e delle convenzioni, i suoi significati profondi.
L'autrice
Ken Bugul é nata nel 1948 in Senegal dove ha iniziato i suoi studi, poi terminati in Belgio. Ha operato come funzionaria internazionale in diversi Paesi africani (Congo, Togo, Kenya) occupandosi sopratutto della pianificazione familiare e della condizione femminile. Ha pubblicato diversi romanzi, accolti molto favorevolmente dalla critica:
Cendres et braises (1994); Riwan ou le chemin de sable (1999); Le folle et la mort (2000); l'autobiografia Le Baobab fou (1982)
Per saperne di più su Ken Bugul potete consultare il sito: www.arts.uwa.edu.au/AFLIT/KenBugul.html

Sudafrica
Antjie Krog, Terra del mio sangue

Prefazione di Walter Veltroni
Traduzione di Marina Rullo
Postfazione e cura di Maria Antonietta Saracino
Nutrimenti, Roma, 2006
Pagine: 528, Prezzo: 18 euro
Scheda dell'editore
Cinque anni dopo la fine dell'apartheid in Sud Africa, tra il dicembre 1995 e l'estate 1998, la Commissione per la Verità e la Riconciliazione, istituita da Nelson Mandela e presieduta da Desmond Tutu, mette i carnefici di fronte alle vittime sopravvissute. Ai primi chiede la verità sui crimini commessi, ai secondi l'autorizzazione al perdono. Con il suo operato la commissione solleva definitivamente ogni velo sulle atrocità che il regime dell'apartheid aveva perpetrato ai danni dei neri del Sud Africa per oltre cinquant'anni. Raccoglie i racconti di ventimila vittime e ottomila richieste di amnistia. Ma soprattutto permette a un intero paese di scongiurare il bagno di sangue su cui molti avrebbero giurato all'indomani del crollo del regime razzista. Per oltre due anni, davanti agli occhi del mondo, il Sud Africa mette in atto una gigantesca ricostruzione della verità, l'unica strada possibile per una effettiva riconciliazione. Antjie Krog, giornalista bianca di ceppo afrikaner, poetessa e scrittrice, è chiamata a guidare una squadra di giornalisti e tecnici radiofonici, ai quali spetta il compito di raccogliere i racconti di vittime e carnefici per i notiziari che trasmettono i lavori della commissione. È lei che racconta in prima persona, in questo libro doloroso, ma intenso e bellissimo, due anni di testimonianze crude, di confronti drammatici. Raccontando anche quanto sia difficile dare parole al dolore, quanto arduo sia restituire alle vittime la dignità calpestata. E infine, quanto tutto questo abbia cambiato lei, gli altri membri della commissione, e forse un intero popolo. "Passo il tempo seduta", racconta, "stordita dalla consapevolezza del prezzo che la gente ha dovuto pagare per le proprie parole. Se scrivo, sfrutto e tradisco. Se non lo faccio, muoio".
L'autrice
Antjie Krog è nata nel 1952 a Kroonstad, in Sud Africa. Ha pubblicato otto volumi di poesie in lingua afrikaans prima di diventare una figura nota a livello nazionale per la sua diffusione via radio dei lavori della Commissione per la Verità e la Riconciliazione, che come giornalista ha seguito e la cui storia è raccolta in questo libro. Già vincitrice del Pringle Award per l’eccellenza nel giornalismo, per Terra del mio sangue, suo primo libro scritto in inglese e poi tradotto in molti paesi, ha vinto numerosi premi, fra cui l’Hertzog Prize, il Dutch/Flemish Prize, il Reina Prinsen Geerling Award e l’Eugène Marais Prize.
Da questo libro il film "In My Country", di John Boorman, con Samuel L. Jackson e Juliette Binoche

Nigeria
'Biyi Bandele-Thomas, L'impresario delle pompe funebri ed altri sogni

Traduzione di Pietro Deandrea
Gorée editore, Iesa (SI), 2006

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