Èric Chacour
Le domande proibite
Ugo Guanda ed., 2025
traduzione di Luigi Maria Sponzilli
Il primo romanzo di questo scrittore che vive tra Canada e Francia, nato a Montréal da genitori egiziani, ha già ricevuto numerosi riconoscimenti; il titolo originale (Ce que je sais de toi) è più coerente con la struttura della narrazione perché scopriamo alla fine del corposo primo capitolo intitolato Tu, che la voce narrante non è quella del protagonista Tarek (che parlerebbe in seconda persona) ma di suo figlio Rafik.
Una storia problematica quella affrontata da Rafik che scopre l’omosessualità del padre (occasionale, latente, imprevista?) attraverso delle lettere del giovane amante Alì. La madre del ragazzo, Mira, nonché moglie di Tarek, ha tenuto nascosto Rafik al padre, occultando la sua gravidanza durante i suoi frequenti viaggi e consentendo così maggiore libertà alla relazione (di cui era sicuramente al corrente) di Tarek con il suo giovane amante.
Fin qui sembrerebbe un intreccio quasi da telenovela, con scomparse, ricomparse, agnizioni, ma l’autore intreccia le storie di questi personaggi ben caratterizzati con la storia del suo paese, il Cairo, con l’ascesa al potere di Nasser, la sua caduta, la guerra dei 6 giorni nel 1967,la morte di Sadat fino ad arrivare agli anni 2000. I personaggi stessi sembrano le allegorie della situazione storico-politica di un paese martoriato: la madre autoritaria di Tarek amante della Francia, della sua storia e delle sue canzoni, la moglie che viene da una famiglia di profughi armeni, la sorella per la quale il matrimonio, a 35 anni e quindi un’età tarda nel suo paese, è stata una sorta di scappatoia; il padre rappresentante di una classe borghese medio-alta; la classe povera cui appartengono Alì e la madre, colpita per giunta da una malattia inguaribile; un posto a parte merita Fatheya, la domestica custode dei segreti di famiglia, la confidente unica del piccolo Rafik.
Sarà lei a rivelargli la verità sul padre: la nonna, “il gendarme” della famiglia, ha consigliato al ragazzo di fingersi morto per non compromettere la carriera e l’onore di Tarek che sconvolto dalla perdita di Alì, si trasferirà in Canada. Ma qui un colpo di scena, anzi due colpi scena che riguardano Alì e Rafik scioglieranno i nodi della storia.
In breve il susseguirsi degli eventi: Tarek da giovanissimo, per non deludere il padre accetta di continuare la tradizione di famiglia comunicando, senza emozione, che farà il medico. Matura in un mondo borghese e occidentalizzato “eredità di un Egitto cosmopolita con lo sguardo rivolto al futuro” e ama così le false certezze e l’assenza del dubbio. Incontra Mira che lo molla al primo appuntamento ma la rivedrà quindici anni dopo e la sposerà. Eserciterà la sua professione di medico nel quartiere degradato di Muqattam, dove si impegnerà a curare corpi maltrattati e membra sfasciate, lui che da ragazzo sveniva di fronte al sangue… Conoscerà Alì, tra quella gente povera, che lo inviterà a visitare la madre malata a casa sua. Il ragazzo gli verrà affidato dalla madre in punto di morte ma quella protezione si manifesta come amore totalizzante: non sapeva molto sull’omosessualità, ma Alì lo affascinava per quel senso di libertà, di esaltazione del presente. “Con la moglie era stata la seduzione, con lui la sorpresa”. Alì si prostituiva con altri uomini per mantenersi ma avrà la volontà di uscire dal degrado, come assistente presso l’ambulatorio medico di Tarek e anche in seguito, dopo la rottura della loro relazione. Tarek parte per il Canada ma torna nel 1999 al Cairo per la morte della madre; potrebbe essere quella l’occasione per vedere il figlio che non sapeva di avere ma non sarà quello il momento.
Le domande proibite sono quelle che nascono apparentemente semplici proprio come quelle che il padre ha rivolto a Tarek per conoscere la sua automobile preferita ma a cui rispondendo ci si carica di fardelli sgraditi per tutta la vita. Le domande proibite sono quelle di Rafik sull’identità del padre dal momento che tutti i familiari a partire dalla madre, tacciono sull’argomento, tranne Fatheya. Un mondo familiare anaffettivo dove gli adulti sono in realtà dei “bambini che hanno raggiunto l’età in cui il dubbio è qualcosa di cui vergognarsi”. Anche la scappatoia della scrittura, allegoricamente della letteratura (le lettere di Alì, le lettere di Rafik al padre fingendosi un giornalista) si esaurisce a un certo punto per colui che ha dovuto sostenere tutto il peso del racconto, il giovane figlio “smetto di scrivere la tua vita perché è stata maltrattata da troppe menzogne...e non posso aggiungervi per quanto in buona fede, le mie”.
Ma il romanzo suscita anche in noi delle domande e questa vivacità è forse l’aspetto più bello del romanzo, il non detto da esplorare. Per esempio la personalità di Tarek e la sua omosessualità. Tarek non ha esplorato se stesso e il mondo che lo circonda, si era sgravato del peso delle decisioni evitandole, si è fatto costruire la vita dagli altri e si fa travolgere da un amore proibito: “la sua vita era fatta di cerchi concentrici che si chiamavano casa, comunità, paese… il paese chiedeva ordine eppure ne conseguiva il caos”. Alla luce di una interpretazione critica di matrice cristiana sulla Commedia di Dante Alighieri, “la violenza contro natura punita come vizio capitale consiste nel deliberato sopruso morale che il pederasta esercita sul ragazzo soggiogandolo col prestigio intellettuale, con le seduzioni del potere politico o economico o mondano […] era quasi un vizio professionale degli uomini di cultura, chierici o letterati, quasi il blasone d’una spregiudicatezza tanto più raffinata quanto più inconfessabile. Una violenza tuttavia che è sempre imposizione violenta di una ragione snaturata”.(V. Sermonti). Anche a distanza di tanti secoli, alcune cose ancora corrispondono, tuttavia qui ci troviamo in un contesto religioso e culturale diverso. Quel ragazzo, Alì, era stato affidato dalla madre morente a Tarek ma l’aspetto morale, di coscienza, non prevale, né la compassione per un giovane che già da tempo esercitava la prostituzione, né tanto meno il desiderio di ricondurlo sulla retta via. Ci sono anche uomini sposati come il magnate del cotone, vecchio amico di famiglia di Tarek che va a trovarlo per un aiuto medico nelle sue prestazioni sessuali e si accorge della presenza di Alì, suo amante; è uno dei tanti rispettabili uomini egiziani che si dividono tra moglie di giorno e ragazzi di notte. Non è omologabile al comportamento di Tarek che in conclusione si rivela nella sua debolezza di carattere, nel suo lasciarsi fare dagli eventi, dalla casualità, dalla sorpresa - lui che ha sempre sedato le emozioni - nel non aver mai scelto consapevolmente anche l’eros.