Chimamanda Ngozi Adichie - L'inventario dei sogni - recensione di Rosella Clavari

Chimamanda Ngozi Adichie

L’inventario dei sogni

Einaudi, 2025

traduzione di Giulia Boringhieri

 

 

In questo testo la nota scrittrice di origine nigeriana che vive tra l’Africa e l’America si riconferma nella sua vena di attivista, giornalista e scrittrice a difesa dei diritti delle donne e delle persone più fragili in una società sempre più meticcia e sempre più esposta alla ferocia del razzismo. In un primo approccio ci rendiamo conto che lo stile americano e il genere narrativo ci richiama alla memoria un serial tipo Sex and the City (quasi una parodia vista dal versante afro-americano) che può avere influenzato l’immaginazione dell’autrice ma qui l’aspetto sessuale non è preminente rispetto a quello affettivo e di conquista della propria autonomia sia di giudizio che economica.

Si parla di quattro amiche, tre di loro di estrazione alto e medio borghese, di origine nigeriana e viventi in America: Chiamaka ricca e bellissima si può permettere di viaggiare comodamente in vari luoghi del mondo facendo leva sulla leggerezza nel creare reportage di vita quotidiana; l’amata cugina Omelogor, intraprendente e volitiva, avendo una certa dimestichezza con il mondo della finanza si occupa personalmente di finanziare donne sole, single oppure sposate rimaste sole con figli e in difficoltà, per dare vita ai loro sogni di piccole imprenditrici. Anche lei come Chiamaka frustrata dalle esperienze sentimentali con i presumibili fidanzati, decide di prenderla con ironia creando un blog intitolato “Per soli uomini”; poi c’è l’amica del cuore di Chiamaka, Zikora, avvocato in carriera, apparentemente sicura del fatto suo ma che si troverà, di fronte a un’inaspettata maternità, a gestire da sola la nuova fase della sua vita; infine Kadiatou, la persona differente da tutte e tre perché è povera, immigrata dalla Guinea negli Stati Uniti con un carico di speranze deluse e di ferite aperte; non è bella né colta ma verso di lei Chiamaka e (di riflesso anche l’autrice) avrà un particolare sguardo d’amore e di protezione.

La storia di Kadiatou è sicuramente la più avvincente nel modo in cui è narrata, mettendo a nudo i meccanismi di una società dove il potere e il denaro dettano legge; vive costantemente nella paura di perdere il posto di lavoro di donna delle pulizie e proprio nell’hotel dove lavora subisce una violenta aggressione e stupro da parte di un cliente facoltoso; disperata verrà soccorsa dalla datrice di lavoro che la inviterà a sporgere denuncia: qui continua il calvario della donna sottoposta a umilianti controlli medici e della polizia cui si aggiunge la macchina infangante della stampa che anziché difenderla, tutelerà gli interessi dell’aggressore. Per fortuna il suo dolore finirà per assurdo con l’arrestarsi del processo e la possibilità di riprendersi in mano la sua vita e quella di sua figlia.

Come si evince dalla dedica alla madre, presente nel libro, l’autrice si concentra sul rapporto madre - figlia per ognuna delle sue protagoniste di cui Chiamaka è un po’ l’asse portante e ci fa capire come la capacità di sognare sia molto più sviluppata tra le donne che tra gli uomini, questa capacità anche di sapersi reinventare. Spesso gli uomini qui vengono descritti come persone asservite a un sistema socio-culturale sia americano che, in alcuni di loro, della famiglia africana di origine. Le donne descritte invece rivendicano una libertà di autonomia sulla maternità, sul matrimonio, sul lavoro che scelgono. E poi c’è l’America entrata nella loro vita di giovani donne nere, fiere di esserlo.

Si avverte in Chimamanda Ngozi Adichie la necessità di condividere, comunicare con le donne, di non lasciarle mai sole di fronte a verità inconfessabili per paura, vergogna o altro. Le paure sono infinite e riguardano nel contesto del romanzo la paura della maternità rifiutata o voluta a tutti i costi, la paura di essere e rimanere single, la paura delle difficoltà sessuali e sentimentali e infine della violenza subita da denunciare. Queste donne spesso affermate nel lavoro, con un alto livello di benessere, tranne Kadiatou, non smettono di desiderare un compagno accanto a loro, un amore esclusivo e coinvolgente ma spesso si tratta solo di sogni irrealizzabili. Kadiatou nella sua semplicità ha trovato un uomo, il padre della figlia, che non è un essere speciale ma a cui rimane fedele in attesa di vederlo uscire di prigione.

Un valore che risalta è quello dell’amicizia che lega le quattro donne, interessate a risolvere i problemi l’una dell’altra coinvolgendo le proprie capacità e conoscenze. Un’amicizia che va al di là delle compatibilità caratteriali: Infatti per quanto caustica e critica si rivela Omelogor, altrettanto scostante e introversa si manifesta Zikora, mentre Chiamaka soprannominata Latteburro è più arrendevole, scontando questo aspetto nelle relazioni sentimentali dove esce spesso perdente; infine la dolce Kadiatou, ferma e dignitosa nella sua povertà accetta la loro protezione offrendo a sua volta uno sguardo materno sulle loro vite.

Un romanzo da rileggere una volta giunti alla fine per poterne capire i vari passaggi, cambiamenti di scena e mutazioni d’animo.

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