NoViolet Bulawayo - Gloria - recensione a cura di Habté Weldemariam

NoViolet Bulawayo

Gloria

Traduzione di Maria Baiocchi

La nave di Teseo, 2023

 

Questo romanzo della pluripremiata autrice NoViolet Bulawayo è un’allegoria politica dell’era post-indipendenza dello Zimbabwe.

I lettori che conoscono la storia postcoloniale del paese difficilmente perdono i dettagli sugli omicidi di massa: sparizioni di attivisti politici e oppositori durante le elezioni del 2008 e 2019, esproprio di terre, sfollamento della popolazione povera e l'orgia di violenza politica accaduti nella provincia del Matabeleland tra il 1983 e il 1987, quando più di 20.000 persone furono massacrate.

Il carattere di questo testo, a tratti esilarante, ironico e umoristico è chiaramente collegato a La fattoria degli animali (1) di George Orwell, una satira della Russia di Stalin. Il paragone è particolarmente appropriato poiché entrambi i libri parlano del tradimento di una rivoluzione: nel suo libro Orwell prende di mira la Russia, mentre Bulawayo, il suo nativo Zimbabwe. Il mondo rivoluzionario alternativo di Trotsky, Lenin e Stalin evocato da Orwell si rispecchia in Gloria, proprio come lo Zimbabwe si rispecchia in Jidada, il paese “immaginario” in cui è ambientato Gloria.

Rivolgendo lo sguardo lungo e penetrante di questa metafora alle conseguenze della tirannia in Africa, Bulawayo supera davvero Orwell. Numerosi espedienti stilistici conferiscono alla narrazione una spinta quasi incantatoria; Bulawayo, infatti, scrive in una modalità favolistica attingendo alle radici profonde della narrativa africana consentendole di "incanalare" la tradizione orale delle "storie accattivanti di animali parlanti e mondi alternativi, narrati da sua nonna”. Le storie orali obbediscono a un insieme di regole diverse rispetto a quelle stampate. Il suono è importante nella narrazione orale. Le ripetizioni di versioni uguali o diverse delle stesse cose aiutano ad ancorare stringhe di idee: ("prendi-prendi-prendi", "Non riesco a respirare” … ripetuto diverse volte) si ripetono per paragrafi o intere pagine, come se la pura forza dell'emozione sottostante fosse causata da un problema tecnico.

La trama di Gloria riecheggia la storia dello Zimbabwe sotto Robert Mugabe, che governò il paese per 40 anni fino al colpo di stato del 2017 e l’ascesa al potere del suo vice, e mostra la brutalità del vecchio governo e la corruzione dilagante del nuovo, drammatizzando la storia del Paese ed illuminando le sfide di molte nazioni “in via di sviluppo". A tale proposito, tra i molti punti di forza di Gloria c'è il ritratto dell'esperienza dei Jidadiani come distinta e universale allo stesso tempo. Il romanzo sullo Zimbabwe del recente passato, può infatti benissimo estendersi al mondo esterno. Si vedono scorci di tutte le nazioni che sono state o sono governate da dittature: la Russia di Stalin, l’Albania di Hoxa, la Romania di Ceausescu…l’Eritrea di Isayas oggi. Poi ci sono dettagli che sono immediatamente riconoscibili: un video che registra grida angosciate di “Non riesco a respirare" ; il finto impegno per “elezioni libere, giuste e credibili”; gli appelli a "rendere Jidada di nuovo grande". Poi, all'improvviso, vedi scorci di neo-patriottismo, oppressione, culto degli eroi, titoli e discorsi esagerati.

Il romanzo si apre con una manifestazione del Giorno dell'Indipendenza a Jidada, dove un gruppo di donne, le Sorelle degli Scomparsi, interrompono il Vecchio Cavallo, il Padre della Nazione, nel bel mezzo del suo discorso prendendo d'assalto il podio, nude in segno di protesta, chiedendo il ritorno delle persone scomparse dal suo governo.

Nonostante il disagio per la nudità, i presenti "hanno sentito il ruggito proprio nelle loro viscere, dove vivevano i ricordi di amici e parenti scomparsi o parenti di amici e anche di Jidadan conosciuti e sconosciuti di cui avevano letto sui giornali e sui social media. Le donne ascoltavano i canti nel profondo dei loro cuori, dove vivevano anche le preghiere senza risposta, le ferite sanguinanti, gli incubi, l'angoscia incessante, le domande sui propri cari, sui Jidadan conosciuti e sconosciuti che avevano osato dissentire contro la Sede del Potere solo per svanire come fumo, per non essere mai più rivisto." In effetti, le Sorelle degli Scomparsi vengono picchiate e trascinate fuori dal palco dai Difensori della nazione, ma non smettono mai di gridare le loro richieste. La manifestazione continua poi come previsto.

Narrando dalla prospettiva di un coro di Jidadan invisibili, l’autrice mostra uno spirito mordente con un tocco delizioso fuori dal comune. I suoi animali a quattro zampe ad esempio cercano di camminare sulle zampe posteriori quando vogliono apparire imponenti, come “un maiale dall’aspetto stravagante che si inerpica sulla piattaforma”, allusioni a figure politiche umane del mondo reale; ha il dono di inventare giri di parole meravigliosamente irriverenti, come quando il coro descrive il modo in cui i funzionari elettorali in un seggio “ci trattano come qualcosa di prezioso; ci sentiamo come delle uova di Fabergé (2), come i testicoli dei grandi re”. Le sue frecciate più giuste e potenti sono riservate ai mals [maschi] corrotti che saccheggiano il loro stesso paese. "Il Salvatore della nazione andò a chiedere l'elemosina con stile", scrive di Tuvy. "E dico con stile. Con un costoso jet privato e un enorme entourage di animali che avrebbero potuto, con il loro numero, formare due squadre di calcio avversarie."

Gloria è zeppo di commedia e farsa, che prendono in giro un regime autocratico mentre illustrano l'assurdità e la natura surreale di uno stato di polizia. Ecco, ad esempio, un elenco stravagante e ironico dei ministri del governo Jidada che riflette l'ampiezza e la profondità della corruzione: “Il Ministro della Rivoluzione, il Ministro della Corruzione, il Ministro delle Cose, il Ministro del Niente, il Ministro della Propaganda, il Ministro degli Affari Omofobici, il Ministro della Disinformazione, il Ministro del Saccheggio”.

Con grande coraggio, non solo in termini di forma (che è pura genialità), ma anche in termini di critica al governo dello Zimbabwe, Bulawayo ha tessuto una storia accattivante, divertente, straziante, coinvolgente e incredibilmente leggibile. Questo romanzo inquietante ricorda troppe storie nazionali e continentali sanguinose. Se è ovvio il paragone con La fattoria degli animali, l'influenza di scrittori africani come Wole Soyinka e Ahmadou Kourouma per esempio, è inconfondibile; ma soprattutto del keniota Ngũgĩ wa Thiong'o, per la sua analisi altrettanto aspra, straziante ed esilarante della tirannia, la narrativa stravagante e la critica al colonialismo Occidentale in Africa.

Mentre il racconto segue Jidada nell'oscurità più profonda, l'orrore eclissa la satira. Mugabe è morto; Mnangagwa persiste. Lo Zimbabwe libero resta un sogno, promesso "a tutti i Jidada, ovunque", ma l'autrice cita Yvonne Vera, scrittrice connazionale, il suo idolo per eccellenza, per ricordarla con la famosa poesia di Birago Diop: "I morti non sono morti…”.

Infine, il romanzo di Bulawayo immagina una nazione che si eleva oltre le dicotomie dirompenti. Presenta una visione di inclusività come base solida necessaria per una società sana, non violenta e non gerarchica. Questa visione va di pari passo con l’etica dell’ecofemminismo (3), che realizza l’interconnessione tra le donne, la natura e tutte le forme di vita. Per portare l’uguaglianza, è essenziale stabilire una fedeltà continua ai sistemi che restituiscono valore alla Terra e alla gente oppressa anche dalla società. La riforma della vita nel Giardino dell’Eden assume una posizione rivoluzionaria rifiutando le istituzioni patriarcali e politiche che cercano di sopprimere sia la natura che le donne.

Il cosmo africano reinventato nel Giardino dell’Eden ricorda come nel passato africano venivano celebrate le donne africane come guerriere, eroine, medium spiritiche, divinità, zie, madri, sorelle e nonne.

 

Note:

1-Nonostante le loro somiglianze, Animal Farm e Glory presentano forti differenze stilistiche. Mentre Orwell utilizzava una narrazione onnisciente in terza persona - uno stile distaccato e diretto - Bulawayo cambia punto di vista in tutto il libro e anche all'interno dei capitoli, intrecciandosi dentro e fuori le teste delle creature e facendo ampio uso del "noi" collettivo. I risultati sono più viscerali e immediati che nel racconto di Orwell e trasmettono l'urgenza della difficile situazione del suo paese.

2-Le uova Fabergé sono delle opere di gioielleria realizzate come uova di Pasqua presso la corte dello zar di tutte le Russie, da Peter Carl Fabergé, nel 1885. Le uova, rivestite in smalti colorati, pietre o metalli, variano nelle dimensioni da quelle di un uovo di gallina e quelle di un uovo di struzzo.

3- l’ecofemminismo come un campo che unisce etica e femminismo per interrogare la logica della dominazione patriarcale che collega la natura e le donne come vittime. Altri postulano che “l’ecofemminismo esamina le interconnessioni tra il dominio delle donne e la natura”.

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