Abi Daré - La ladra di parole - a cura di Rosella Clavari

 

 

 

 

 

 

 Abi Daré

 La ladra di parole

 EditriceNord, 2021

 traduzione di Elisa Banfi

 

 L'autrice, al suo primo romanzo che ha avuto già un grande successo editoriale in Inghilterra e negli Stati Uniti, è cresciuta a Lagos, in Nigeria ma vive in Inghilterra da 18 anni.

La caratteristica principale del romanzo sta nel broken english usato – come leggiamo nella nota introduttiva- da persone non di madrelingua e quasi del tutto prive di istruzione, vale a dire un inglese sgrammaticato. Diverso dal pidgin english, l'inglese parlato in Nigeria anche dalle classi colte e nato dalla sovrapposizione tra lingue locali e inglese.   Questo per sottolineare, come dice il titolo, l'importanza attribuita non solo alle parole dette ma a quelle scritte, alla fame di istruzione, scuola, cultura da cui è oppressa la piccola Adunni, a soli 14 anni promessa sposa a un anziano 50enne poligamo. La voce narrante Adunni parla alle ragazze della sua stessa estrazione, a chi vive nei villaggi, in povertà ma con la testa piena di sogni.

La mamma di Adunni, in punto di morte ha fatto giurare al marito che la figlia avrebbe dovuto studiare e non andare in sposa ancora piccola secondo le usanze del villaggio; ma dato che la   vicenda si svolge proprio in un povero villaggio, le esigenze economiche hanno la meglio; con il matrimonio la famiglia della sposa riceverà una cospicua dote, animali da allevare, soldi, assistenza economica per tutta la vita, soprattutto se il primo nato sarà maschio.

Le sezioni del libro sono scandite da brevi didascalie tratte dal “Libro dei fatti : Nigeria tra passato e presente” contrapponendo la singola vita di Adunni a quella di un intero paese con i suoi numerosi primati, non tutti positivi: primato nella poligamia come istituzione; nelle spese voluttarie delle classi alte in contrasto con il livello diffuso di povertà; primato nel cinema, secondo solo a Bollywood, e via dicendo; offre pure le statistiche sulla percentuale alta di persone prive di istruzione, di lavoro, di diritti, soprattutto tra le donne.

Adunni costretta al matrimonio con l'anziano e ripugnante Morufu, troverà una tenera protezione e complicità con la prima moglie dell'uomo, Khadija che farà una brutta fine. Rimarrà incinta del suo primo amore ma dopo la fuga verrà abbandonata anche da lui che nel frattempo si era risposato.

A metà del racconto la ragazza prende la sua decisione, dopo essere sfuggita a Morufu: va via da Ikati, il suo villaggio natale, per seguire, attraverso i consigli di una anziana amica della madre, un certo Mr Kola che dovrebbe portarla in un mondo migliore. Sembra che oltre il villaggio, a parte la prostituzione cui i malviventi conducono le giovani donne, ci sia un'alternativa migliore ma sempre di schiavitù si parla, e per di più da parte della propria gente arricchita.

Big Madam e Big Daddy sono la coppia di arricchiti sotto le cui grinfie capita Adunni. Il suo calvario non è finito. Uniche persone buone, che non la picchiano quando sbaglia, come fa la padrona, o la molestano come Big Daddy, sono il cuoco Kofi che troverà per lei una via d'uscita, e Abu l'autista.

Ms Tia, una delle numerose ospiti della casa durante i ricevimenti, è l'unica che le dice “Grazie” e “scusa” lasciandola stupita. Una donna giovane e istruita semplice e sportiva con “ la pelle color di anacardo tostato”. Non riuscendo a rimanere incinta, si sottopone a un rituale propiziatorio della maternità per compiacere la suocera; in realtà è un rituale che comporta anche delle violente frustate, cosa totalmente inaspettata per la povera Ms Tia. Scopriremo poi che il marito, in realtà sterile, era il silenzioso responsabile della colpevole mancanza. Ma la presenza di Ms Tia nella vita di Adunni è importante perché si propone di aiutarla a migliorare il suo inglese per garantirle la possibilità di studi regolari.

Adunni che in quella casa dove svolgeva le pulizie, aveva scoperto la biblioteca e il “Libro dei fatti della Nigeria”- i cui brani troviamo disseminati nel romanzo- è fuori di sé dalla gioia.

Si ricorda di quanto le aveva detto la madre: “l'istruzione è la tua voce, bambina, parla per te anche se non apri la bocca”. Ci sarà anche il contributo del cuoco Kofi che le fornirà di nascosto un “Bando di ammissione Borsa di studio Ocean Oil per il personale domestico femminile, scuola secondaria”. Dopo aver vinto il concorso, la giovane comincerà una nuova avventura al seguito di Ms Tia e verso la scuola, fuori dalla seconda prigione della sua vita. Durante il suo calvario abbiamo assistito a un ritratto impietoso ma vero di una società maschile ancora legata a usanze superstiziose, a pratiche che non rispettano la donna e la sua crescita sia fisica che morale.  Anche Big Mama che pure non ha giustificazioni nella sua violenza, è a sua volta vittima dei tradimenti e delle botte da parte del coniuge cui reagisce con altrettanta violenza riversata sui suoi sottoposti.

Il racconto di Abi Daré si svolge in modo semplice ma particolareggiato, come le lunghe favole; con gli umori della gente, dell'atmosfera, del mercato con i venditori di akara ( le squisite polpette di fagioli), di garri, mais, sardine, di tivvù e divuddì. Anche nella costruzione dei numerosi personaggi l'autrice non si ferma in superficie, in primo luogo nella giovane protagonista Adunni con lo stupore e l'incoscienza iniziali che pian piano diventano consapevolezza. Sembra che il grande   amore per la madre morta prematuramente, abbiano alimentato in lei la speranza di farcela nonostante tutto, conservandole anche la pazienza nel sopportare i numerosi soprusi subiti.

Il romanzo reca un messaggio importante sul diritto di decidere la propria vita in un contesto dove la poligamia, i matrimoni forzati, lo sfruttamento minorile sul lavoro e la mancata istruzione ne impediscono lo sviluppo. Punta il dito anche contro una minoranza nigeriana molto ricca e corrotta che si disinteressa di una maggioranza molto povera. Argomenti comuni di molti scrittori e scrittrici di origine nigeriana che ci fanno sperare in un tempo maturo per proporre un cambiamento.

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