Nana Darkoa Sekyiamah - La vita sessuale delle donne africane - recensione di Giulia De Martino

 

Nana Darkoa Sekyiamah

La vita sessuale delle donne africane

Garzanti, 2025

traduzione di Simona Garavelli

 

L'autrice, una femminista del Ghana, ha tratto questo libro dalle confidenze, sulla loro vita intima, di molte donne africane contenute in un suo blog Adventures from the Bedrooms of African Wome e da una trentina d' interviste effettuate tra il 2015 e il 2020. La Sekyiamah, nata a Londra ma cresciuta in Ghana, è un'attivista tra le più note in Africa per i diritti delle donne, in modo particolare sul diritto ad una vita sessuale consapevole e libera dai dettami sociopolitici in cui le donne vengono educate ed indirizzate fin dalla più tenera infanzia. Commenta, in molte interviste, che la nota formula, inventata dal femminismo, ormai molti anni fa, il personale è politico è ancora di attualità e non soltanto in Africa. Tuttavia la scelta delle interviste non è indirizzata a tutte le donne (anche se molte storie contenute nel testo potrebbero essere riferite senza dubbio anche al mondo occidentale) ma esclusivamente alle africane sia del continente che afrodiscendenti d'Europa o d'America, condotte sia dalla schiavitù o dal colonialismo, ma anche dalle moderne emigrazioni. Questo perché per l'autrice il discorso sulla sessualità si lega all'identità politica africana, all'orgoglio di essere africane, in un mondo che identifica la sessualità delle donne di colore a stereotipi duri a morire o solo alla dolorosa vicenda delle mutilazioni genitali. Non che parlare di mutilazioni sia sbagliato, anzi, ma risulta riduttivo rispetto ad un discorso sulla sessualità nel suo complesso.

La scrittrice vuole un'indagine volta a mettere in primo piano un'educazione al piacere negato da vincoli religiosi, sia cristiani che musulmani, da consuetudini sociali, da un patriarcato duro a morire non solo in Africa. Le interviste comprendono molte donne di paesi centroamericani, soprattutto antillani, conosciute nei numerosi viaggi dall'autrice, o che si sono indirizzate al suo blog o anche in incontri fortuiti e casuali. Nessuna categoria è esclusa, anzi rifiuta che ci siano delle categorie che imprigionino le donne africane o di origine africane: tra le intervistate troviamo anche una donna in carrozzella portatrice di handicap e alcune 'sex workers'. A quanti le hanno contestato una sorta di difesa delle lavoratrici del sesso lei risponde che certo può essere considerata una piaga sociale in Africa, ma a parte il rispetto per le cause che inducono alcune donne a intraprendere questo mestiere, dal momento che non si rimuovono le cause sociali che le producono, tanto vale battersi per le condizioni di sicurezza e sanità in cui esercitarlo.

La bellezza di queste interviste è nella assoluta mancanza di giudizio da parte della Seyiamah, che si pone in un ascolto assoluto e rispettoso, anche in presenza di storie lontane dalle sue scelte sessuali. Ogni indagine è preceduta da alcune note sulla donna intervistata, sull'occasione e le modalità dell'incontro e spesso da scambi di punti di vista differenti. L'autrice, sul punto di pubblicare il libro si è domandata se fosse corretto tenersi del tutto al di fuori dei discorsi di queste donne, perciò alla fine ha aggiunto in breve anche la sua storia: divorziata, madre di una bambina, queer e incline al poliamore.

Per chi non ha confidenza con questi argomenti si prepari a stare con il vocabolario d'inglese alla mano, per spiegarsi le tante sigle che vi compaiono, comprese quelle che identificano delle scelte sessuali francamente hard, presenti nella prima parte, intitolata 'Autoscoperta', accettate come vie personali di liberazione e di scoperta dei desideri del proprio corpo. L'ascolto del proprio corpo è la prima pietra che queste donne pongono sul cammino della propria emancipazione. E' forte il richiamo alla pratica dei piccoli gruppi di autocoscienza del femminismo anni '70. La scrittrice, in queste storie, distingue i tabù sessuali del cristianesimo e dell'islam, che spesso si traducono in avvertenze alle ragazzine di stare attente, di non restare incinte, di non pregiudicarsi un futuro di spose e madri, senza alcuna attenzione o spiegazione sulla sessualità nel suo complesso: l'importante è di allontanare da se stesse lo stigma sociale. Come se la sessualità si risolvesse tutta nella gravidanza.

Molte storie della seconda parte 'Libertà' sono tristi vicende di bambine o adolescenti stuprate da membri della famiglia, da vicini, da maestri, da compagni di scuola che già da piccoli esercitano il proprio potere. Le difficoltà incontrate nell'occultare a se stesse il fatto di essere state oggetto di violenze ha comportato da adulte un vita sessuale difficile e dolorosa. Questa sezione racconta il percorso per riuscire a liberarsi e a non avere più paura. A volte lo stigma sociale di cui liberarsi è la scelta omosessuale, come sappiamo molto forte in molti paesi africani, in qualche caso punibile anche con il carcere o la morte.

Ma non si pensi solo a scelte estreme per cercare di cambiare: molto spesso le donne sono ricorse a diverse strade per guarire dalle proprie difficoltà. Abbiamo interviste a donne settantenni che identificano la gioiosità del sesso con una vita in cui lo star bene insieme non è solo sessuale ma si allarga a cucinare e consumare del buon cibo insieme o godere della natura. La terza sezione si chiama 'Guarigione': per molte donne una cattiva sessualità è stata superata anche attraverso la spiritualità, addirittura con una prolungata castità, fino a raggiungere una autentica autonomia e nuova forza decisionale nel non dipendere più da partner possessivi o da pulsioni sessuali distruttive. L'autrice cerca di spiegare anche come certe tradizioni africane non del tutto influenzate dalle religioni monoteiste sembrano più inclini ad accettare certe scelte sessuali perché sono presenti credenze in spiriti maschili che entrano in corpi femminili e viceversa, senza generare nella società particolari marchi infamanti.

Insomma una lettura molto interessante, avvincente come un romanzo, un testo ribelle e forte che ci apre gli occhi su una problematica che ha punti di contatto con il femminismo occidentale, ma che si radica completamente nello specifico delle donne nere. Speriamo solo che non venga letto con la pruderie con cui talvolta sono letti questi testi...

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